A Saronno

La storia di Enzo, che da licenziato ha fatto rinascere l’azienda fallita

La storia di Enzo, che da licenziato ha fatto rinascere l’azienda fallita
Pubblicato:
Aggiornato:

Se è vero che la crisi economica degli ultimi anni ha tagliato le gambe a miriadi di realtà imprenditoriali e lavorative, è altrettanto vero che, per coloro che hanno la stoffa e la voglia di continuare a mettersi in gioco nonostante tutto, ha rappresentato anche l’occasione per dar vita a storie professionale davvero notevoli. Una, in particolare, è quella di Enzo Muscia, già dipendente della filiale di Anovo a Saronno, e oggi dirigente della nuova società nata dalle stesse ceneri della precedente. Semplice ascesa gerarchica e riuscita carriera? Niente affatto, se si considera che nel 2010 Enzo venne licenziato e Anovo fallì.

 

711fbc66-59b5-11e6-9678-6c5e366d4cd4

 

L’età aurea e la crisi. Come quasi tutte le imprese minimamente strutturate di inizio anni Novanta, Anovo, multinazionale francese leader nell’assistenza a prodotti video, godeva di un periodo di particolare gloria e prosperità, che l’aveva portata ad aprire filiali in tutta Europa, come ad esempio a Saronno, dove erano impiegati ben 320 lavoratori. Fra questi, nel 1990, si aggiunse anche Enzo Muscia, in qualità di tecnico elettronico. Anova volava sul mercato, grazie ad elevati standard di qualità di servizio, logistica e trasporti, e ad un serie di clienti di primo livello (Philips e Sky su tutti) nel portafogli. In un contesto del genere, un tipo sveglio come Enzo ci ha messo poco a far carriera, ritrovandosi nel giro di pochi anni a ricoprire la carica di direttore commerciale. Tutto, insomma, sembrava procedere al meglio, finché non è arrivata la recente crisi economica.

Anova si ritrova in guai seri, da un punto di vista finanziario, e così si ritrova costretta a smantellare e vendere i comparti migliori della propria produzione. Sembra un colossale controsenso, ma d’altra parte è più facile ricavare qualcosa dai rami ancora sani piuttosto che da quelli orami irrimediabilmente vecchi, specie se si intende dare la precedenza agli aspetti borsistici e di mercato piuttosto che a quelli legati all’economia reale. Fatto sta che la filiale di Saronno, una delle più in salute, venne chiusa, e tutti i dipendenti licenziali, Enzo compreso naturalmente. È il 2010, i sindacati cercano di fare il possibile, ma non c’è nulla da fare. Parte il consueto iter: cassa integrazione, disoccupazione, il tutto sotto la tutela del curatore fallimentare; il quale, un giorno quasi per caso, dice ad Enzo: “Muscia, se ci crede, è che lei che deve provare ad andare avanti”. Perché non provarci?

 

manager22.jpg_997313609

 

La nascita di A-Novo. Nel giro di cinque giorni, Enzo mette insieme tutto ciò di cui dispone: ipoteca la casa, investe la liquidazione, chiede aiuto agli amici, e via dicendo. Riesce a racimolare il necessario per far nascere A-Novo dalle ceneri di Anovo, quel trattino in più per sottolineare la novità dell’iniziativa. Per prima cosa, richiama otto colleghi che come lui erano stati licenziati, con l’aggravante di essere già intorno ai 50 anni, ovvero il momento peggiore per perdere il lavoro: chi ti assume più? E dunque si riparte. Competenza indiscutibile e motivazioni alle stelle: oggi, dopo soli 6 anni, A-Novo conta 36 dipendenti, ha un fatturato di 2 milioni di euro ed è una delle più apprezzate imprese italiane legate all’assistenza post vendita di apparecchiature elettroniche in garanzia, schermi tv, monitor e macchinette per carte di credito e bancomat. “Sono partito con una valigetta in mano e un pensiero fisso – ha raccontato Enzo al Corriere – se entro tre mesi non si vedono risultati, lascio. Per fortuna è andata”. E aggiunge: “Dormo sempre con un occhio solo pensando al lavoro, ma la nostra forza è il gruppo. Tutto quello che è stato fatto qui l’abbiamo fatto noi”. Bravo, bravissimo Enzo.

Seguici sui nostri canali