Il telecronista che fa impazzire

Abbiam scoperto Flavio Tranquillo il sesto uomo dell'Italbasket

Abbiam scoperto Flavio Tranquillo il sesto uomo dell'Italbasket
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Gli appassionati di basket lo conoscono da tempo immemore; chi invece, come qualcuno qui in redazione, non solo non si è mai minimamente interessato alla pallacanestro ma non ha neppure mai avuto un abbonamento a Sky, ne è rimasto letteralmente estasiato negli ultimi giorni. No, non si parla di Danilo Gallinari o Marco Belinelli (lode alla loro gloria, comunque), ma di chi ce li sta raccontando in questa edizione dei Campionati Europei di basket: Flavio Tranquillo. Facendo un rapido giro sui social network, stupisce come alle straordinarie imprese della nazionale cestistica di questa settimana siano seguiti commenti e ovazioni incentrati quasi più sul telecronista che sui giocatori. E il motivo è piuttosto semplice da comprendere: quando martedì 8 settembre, da digiuni completi di pallacanestro, ci siamo accomodati sul divano a casa di amici con la televisione sintonizzata sulla partita Italia-Spagna, abbiamo deciso di seguire il match esclusivamente perché nel giro di pochi secondi il telecronista ci aveva letteralmente calamitato.

 

 

Parlava di cose strane, come “pick and roll” o “step back”, cose che in quel momento ci risultavano del tutto incomprensibili; eppure non potevamo smettere di sentire Tranquillo parlarne, bramavamo che ci fossero continui "pick and roll" e "step back" solo per dare modo a lui di pronunciare queste strambe parole. Poi, certo, sono arrivate le favolose giocate di Bargnani, Gentile e compagni, ma paradossalmente erano quasi un contorno, un meraviglioso pretesto per dare al telecronista la possibilità di esprimersi. Eravamo entrati in contatto con un mondo favoloso, con l’estasi di una narrazione sportiva che non avevamo mai riscontrato prima. Quella di Flavio Tranquillo.

 

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[Flavio Tranquillo (a sinistra in entrambe le foto) e Federico Buffa, amici e compagni di basket da sempre]

 

La telecronaca come scienza. Per Flavio Tranquillo il basket non è un gioco, è il Gioco. Nei suoi libri utilizza questo termine proprio con la lettera maiuscola. La sua passione per la pallacanestro, d’altra parte, prese le prime mosse fin dalla gioventù e divenne una professione prima in radio, al fianco di un certo Federico Buffa, e poi in televisione, accompagnato sempre dall’Avvocato prima e da Davide Pessina poi. Tranquillo parla del Gioco come di qualcosa da analizzare, comprendere, scandagliare fino a coglierne le più nascoste pieghe: «Dentro al Gioco ci sono aspetti facilmente fruibili a un primo livello di lettura, e già sono bellissimi; poi ce ne sono altri più nascosti che, secondo me, rappresentano la vera bellezza del Gioco. Non so dire che cosa significhi esattamente capirle, posso dire però che io ho sempre avuto l’esigenza di provare a capirle».

Raccontare il basket, dunque, primariamente non per trasmetterlo a chi vede e ascolta, ma per comprenderlo ancor di più in prima persona. Narrarlo allo spettatore è solo l’immediata e quasi fanciullesca conseguenza di quando si scopre qualcosa di meraviglioso e si ha voglia di dirlo agli altri: «Non ho mai iniziato pensando: questa cosa la devo dire così il pubblico la capisce, questa no, eccetera. Io cerco di raccontare quello che succede mentre lo vedo e nel modo in cui lo vedo». Flavio non ha come intenzione principale quella di trasmettere l’emozione del momento, di far sentire lo spettatore sul divano di casa come fosse in prima fila al palazzetto, che eppure comunemente si ritiene sia la funzione insindacabile del telecronista; Flavio vuole, anzitutto, capire lui. Probabilmente è per questo che arriva alle partite così preparato e pronto: se vuoi capirci bene di qualcosa che fai, non studi?

 

 

Il sommo gaudio dello spettatore. Ma che roba è, allora? Siamo dunque di fronte ad un professionista pagato per raccontarci lo sport, e a cui di farlo non gli importa nulla e praticamente nemmeno ci prova? Parrebbe di sì, ma la straordinarietà sta nel fatto che, così facendo, Flavio Tranquillo racconta allo spettatore il basket come meglio non si potrebbe fare: lo esalta, lo preoccupa, lo fa sperare al preciso ritmo con cui lui, Flavio, si esalta, si preoccupa e spera. Nel suo impeto conoscitivo ed emozionale trascina con sé tutto e tutti, pur non avendo la minima intenzione di farlo. È forse questo paradossale aspetto che ne esalta la purezza, il candore e a tratti l’infantilità con cui parla del Gioco. È una sorta di dinamica demiurgica, con la quale Tranquillo crea, mostra e coinvolge lo spettatore in qualcosa che quest’ultimo altrimenti non vedrebbe, di cui non ci si accorgerebbe nemmeno, e di cui grazie a lui si sente profondamente partecipe. Sia esso un "pick and roll" o uno "step back". Forse soprattutto per questo facciamo un tifo sfrenato per gli azzurri: non solo per vederli trionfare all’Europeo, ma anche per poterci godere le telecronache di Flavio Tranquillo il più a lungo possibile.

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