Il ricordo di Davide Dal Prato

Addio a Fausto Affaticati, l'uomo delle stelle alla Torre del Sole di Brembate Sopra

«Una morte così è difficile da accettare. Iniziò a lavorare da subito nell'Osservatorio. Gli feci la proposta, mi richiamò: "Ho dato le dimissioni, ci sono"»

Addio a Fausto Affaticati, l'uomo delle stelle alla Torre del Sole di Brembate Sopra
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di Paolo Aresi

«Fausto era un uomo delle stelle, una di quelle persone che si innamorano del cielo fin da bambine e quell’amore non lo perdono mai. Non mi aspettavo una cosa del genere, una morte così improvvisa, è difficile accettarla».

Davide Dal Prato è il direttore della Torre del Sole, l’osservatorio astronomico di Brembate Sopra, una struttura che ogni anno ospita migliaia di persone nel suo planetario, per le osservazioni del Sole o delle stelle, per le conferenze. Fausto Affaticati lavorava con Davide, dall’inizio dell’avventura, della scommessa di un osservatorio ricavato in una vecchia torre dell’acquedotto, scommessa giocata e vinta insieme al sindaco di Brembate Sopra, Giacomo Rota, che di quella idea strampalata si era appassionato. Fausto è morto mercoledì 14 settembre lasciando attoniti i suoi colleghi, la moglie Anna, le due figlie.

Fausto era stato operato al cuore a Bergamo, ma niente di particolarmente grave. Ma quando i medici del Papa Giovanni hanno iniziato l’intervento si sono accorti che l’addome di Fausto era stato attaccato da una forma violenta, fulminante di neoplasia. Non c’è stato niente da fare. Davide dal Prato, suo amico e collega ancora fatica ad accettare la realtà. Racconta: «Fausto era entrato in ospedale con il suo solito ottimismo, aveva piena fiducia nei medici, ci ha salutato scherzando, qui in osservatorio, il giorno prima. È incredibile quello che è successo, terribile, nessuno poteva immaginarlo, dagli esami clinici non era emerso nulla...».

Fausto Affaticati era entrato nel Circolo astrofili bergamaschi nel 1990, la sua passione principale era la fotografia delle stelle, delle nebulose, dei pianeti... lavorava in una ditta di spedizioni, da ragazzo si era iscritto a Fisica, ma poi aveva lasciato. La passione per la scienza però gli era rimasta. Dice il suo collega Davide: «Era una persona che si informava continuamente, che non smetteva mai di volere conoscere, sapere il perché delle cose. Anche per questa ragione, per il suo amore per la conoscenza e per il prossimo, i suoi organi sono stati donati».

Fausto Affaticati iniziò a lavorare alla Torre del Sole da subito, da quel marzo 2008 in cui tutto prese avvio. Dice Davide dal Prato: «La struttura era pronta, ma non proprio del tutto. Mi chiamò il sindaco di Brembate Sopra e mi disse: “Domani si apre”. E io rimasi di sasso, mi opposi, ma il sindaco Rota era un tipo deciso e mi ripeté che l’indomani si apriva. Ma io ero da solo, come potevo gestire tutto? Il sindaco mi disse: “Cercati un collaboratore”. Fu così che telefonai a Fausto e gli spiegai. Fausto mi disse: “Aspetta un minuto che ti richiamo”. Io pensai che non fosse interessato. Invece dopo due minuti mi richiamò e mi disse: “Ho dato le dimissioni in azienda. Ci sono”. E così siamo partiti e lavoravamo tutti i giorni dalla mattina alle otto, alla sera alle undici. Le nostre mogli non erano precisamente contente dell’andazzo, però noi stavamo realizzando un sogno».

E la Torre del Sole fu un successo clamoroso, insperato. Capacità e passione, generosità hanno portato l’osservatorio a diventare uno dei più visitati d’Italia, con programmi didattici di grande interesse. Fausto si prese in carico il planetario e il laboratorio solare, Davide l’osservatorio e la sala delle conferenze. Tre anni dopo si aggiunse anche il negozio di articoli astronomici, a cominciare dai telescopi. Continua Davide: «Venne poi a darci manforte Massimiliano Zulian. Ma Fausto per noi era fondamentale, lui era una persona pacata ed entusiasta allo stesso tempo, era quello che teneva i conti, sapeva fare i bilanci, gli inventari. Era una persona speciale, non lo dico così, per l’emozione. Amava la scienza, amava la natura, gli piaceva camminare in montagna, fare le fotografie ai fiori, era innamorato della sua famiglia. E gli piaceva giocare a biliardo, sì. Lui ci mancherà sempre, ma andiamo avanti, non possiamo fermarci, verrà un’altra persona ad aiutarci. Ma nessuno potrà sostituire davvero Fausto. Noi andiamo avanti perché lui per primo lo avrebbe voluto, fortissimamente».

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