Addio a Pato: si era iscritto alla Hero (60 km in bici) nonostante il tumore
Se n’è andato lunedì 18 gennaio: era malato da aprile. Lascia la moglie e due figlie
Avevamo raccontato la sua storia sul numero di PrimaBergamo uscito in edicola la vigilia di Natale: una storia di forza d’animo, di energia e di amicizia nonostante la malattia. Stefano Patelli, detto Pato, nel quartiere San Paolo lo conoscevano un po’ tutti. Nonostante un tumore scoperto ad aprile stava lottando come un leone (o come un cinghiale, avrebbe detto lui), e per ribadire che questa lotta era una festa della vita, della gioia, dell’amicizia, aveva scelto un modo per celebrarla un po’ folle, ma che era la sintesi del suo essere: si era iscritto alla Hero, la manifestazione di mountain bike che parte il 12 giugno prossimo da Selva di Val Gardena e arriva di nuovo a Selva dopo sessanta chilometri e 3.200 metri di dislivello intorno ai quattro passi dolomitici “storici”.
Lunedì 18 gennaio se n’è andato, lasciando la moglie Raffaella, le figlie Martina e Giorgia, tantissimi amici: oggi, giovedì 21 gennaio, alle 14 l’ultimo saluto nella chiesa parrocchiale di San Paolo.
La Hero doveva essere la celebrazione dei suoi cinquant’anni nel giugno scorso, ma il Covid, la diagnosi del cancro e la sequenza di terapie hanno buttato per aria tutti i progetti e allora… e allora Pato ha tenuto vivi tutti i suoi sogni, li ha alimentati con il carburante delle amicizie, di tutte quelle persone che sono con lui da sempre. In trenta l’avrebbero accompagnato per aiutarlo a rinascere: ora faranno quella gara per lui, con quella maglietta creata dai suoi colleghi della LeoVince con scritto “PatoVince”, sui sentieri attraverso Passo Gardena, Corvara, Passo Campolongo, Arabba, Passo Pordoi, Passo Sella.
La sua voglia di farcela nasceva da lontano, da una passione per lo sport che ne faceva un vero e proprio centrocampista moderno, robusto e con ottimi piedi, che l’ha portato a correre la maratona in meno di tre ore e dieci minuti e che poi l’ha trasformato in un innamorato della cavalcata sui mitici passi che l’hanno visto scivolare con grande abilità sugli sci, ma che – fatti in bici – hanno acquistato un sapore di leggenda. Già, perché Stefano l’aveva già fatta tre volte, la prima “tranquillamente”, la seconda arrivando fuori tempo massimo sotto la neve e con i freni fuori uso e una terza con altri undici compagni con i quali ha dato vita a una “sporca dozzina” che si è meritata un servizio su Sky Sport. Un inno alla vita.