Al Baio, la Wisteria Lane di Gorle

Il quartiere Baio è una realtà atipica per l’atmosfera che si respira camminando lungo la sua via principale, adornata ai lati da più di trecento tigli. Si tratta di un quartiere residenziale con il parco del Baio al centro e all’esterno una serie di villette (più di trecento le unità abitative) disposte lungo un viale ad anello di circa 1,5 chilometri, in perfetto stile americano.
Le siepi alte. Dimenticate però le casalinghe disperate, perché in questa Wisteria Lane orobica è molto difficile vedere al di là dei cancelli. Ciò che cattura maggiormente l’attenzione non sono i giardini all’inglese perfettamente curati, né l’architettura elegante delle case, ma le numerose siepi di ogni altezza, forma e genere poste a tutela della privacy dei residenti, oltre il fatto che quasi tutte le villette abbiano un cane a far da guardia e un sistema di sicurezza installato. Il livello di guardia è alto, del resto si tratta pur sempre di un quartiere residenziale, anche se la sua conformazione chiusa non lo rende sicuramente attrattivo per i topi d’appartamento.
Un quartiere benestante. Centro vivo del quartiere, posto all’ingresso della via, è il condominio Gigli Rossi, qui sono concentrate le attività commerciali e nel bar «Al Baio» i residenti si gustano deliziosi caffè per dare il via alla giornata nel migliore dei modi. «Il Baio è tranquillo, non c’è molta vita di quartiere, ognuno ha i propri impegni, il lavoro, non c’è propriamente una vita sociale attiva – racconta Dario, cresciuto nel quartiere – di giovani ce ne sono pochi, e anche il parco ha perso la sua funzione di aggregazione rispetto a quando ero piccolo io». Nel quartiere abitano prevalentemente liberi professionisti tra cui avvocati, notai, medici, molte le famiglie presenti sin dai primi anni in cui sono state costruite le abitazioni e più che comprare nuove case c’è la tendenza a riqualificare e ampliare quelle esistenti per il futuro dei figli.
Un tocco di colore. Un quartiere ordinato, in cui le tonalità delle case sono cromaticamente coordinate, nulla è fuori posto, a dare un po’ di colore ci hanno pensato gli artisti bergamaschi della bomboletta WizArt, Leoni e Zelda che hanno ridato vita a una triste cabina grigia dell’Enel, integrandola e valorizzandola all’interno del contesto paesaggistico con le loro opere. Pezzi realizzati alla luce del sole con tanto di permesso. Nessuna incursione notturna. A ringiovanire il quartiere c’è poi il Bajo2, la prosecuzione moderna del progetto iniziato negli anni Settanta, dove linee architettoniche contemporanee e accattivanti propongono nuove soluzioni abitative per chi vuole trovare una dimensione tranquilla e riservata in una posizione strategica che permette di essere lontano dal caos cittadino nonostante la vicinanza con Bergamo.
Il parco. Il parco centrale costituisce il valore aggiunto del quartiere, un polmone verde nella quale passeggiare, correre o esercitarsi nel percorso vita. Non solo, una giovane mamma racconta che da quando hanno rifatto la segnaletica i bambini imparano ad andare con la bicicletta in un luogo protetto e sicuro, un modo semplice e divertente per approcciarsi al Codice della Strada fin da piccoli.
Il santuario mariano. A vegliare sul quartiere, oltre alle telecamere di sicurezza, il santuario dedicato alla Madonna nera di Czestochowa, realizzato alla fine degli anni Novanta; anche le suore cappuccine hanno scelto il Baio per il loro istituto a testimonianza di come la tranquillità e la serenità non manchino. Il clima è molto idilliaco, l’atmosfera del Baio mite, forse anche a causa delle temperature rigide poche sono le persone che camminano frettolosamente nel parco, poche le auto che passano per strada a una velocità moderata, così come pochi sono i podisti avvistati ad allenarsi rigorosamente sul marciapiede.
I runners. Tasto dolente. Quella che era una civile convivenza tra residenti e habitués della corsa nel quartiere si è trasformata, a maggio dell’anno scorso, in una diatriba che ha visto saltare il Baio agli onori, o forse sarebbe più corretto dire disonori in questo caso, della cronaca nazionale. Motivo di scandalo la cartellonistica inusuale in cui si vieta di svolgere attività sportiva lungo la carreggiata stradale. Residenti, non residenti, runners, sportivi, amministrazione comunale, televisione, carta stampata, social: ognuno ha avuto modo di esprimere il proprio punto di vista in merito all’allenamento su strada. Ma alla fine della fiera l’ha spuntata lui, il Codice della Strada, e i cartelli di divieto sono lì a ricordarlo, facendo da mentore a chi volesse sfidare la legge e rischiare l’ammenda.