Cascina Germoglio a Verdello

Non solo il cavallo seduto a Expo Il Teatro Stalla è una grande cosa

Non solo il cavallo seduto a Expo Il Teatro Stalla è una grande cosa
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Un cavallo seduto accanto a un cane sui divani appena fuori da Expo (la regola è ferrea: niente animali dentro). Non è uno scherzo ma il soggetto di una foto scattata e pubblicata su Instagram dal commissario di Expo 2015 Giuseppe Sala, il quale – ben consapevole della stranezza – ci tiene a precisare: «Giuro che è una foto vera! Un cavallo stanco fuori dagli ingressi». Seguono 260 like solo su Instagram, un tamtam di commenti sui social quasi virale e l’immediata curiosità dei giornali e della Regione Lombardia. E quindi? Da dove viene l’animale? Che ci fa lì? Nessun mistero, la nuova mascotte ad honorem di Expo 2015 si chiama Hoero ed è protagonista di uno spettacolo teatrale. Sì, avete capito bene. E nemmeno noi stiamo scherzando. Hoero è impegnato infatti in uno degli originali e preziosissimi progetti di Teatro Stalla – Cascina delle Meraviglie di Verdello, uno spettacolo intitolato Zoologico, consigli pratici per il cammino nel nuovo mondo (Cascina Merlata, 13 maggio, alle porte di Expo), che ha visto coinvolti, insieme all’animale, anche registi, drammaturghi, professionisti di centri equestri e cinofili e pazienti affetti da disagio psichico. Del resto, Teatro Stalla è stato costruito proprio per questo. Cioè, per cosa?

 

Giuro che è una foto vera! Un cavallo stanco a uno degli ingressi di #Expo2015

A photo posted by Giuseppe Sala (@beppesala) on

 

Che cos’è Teatro Stalla. Il Teatro Stalla con i teatri convenzionali non ha nulla a che vedere. In questo luogo sorto al centro della struttura psichiatrica Cascina Germoglio, a ridosso delle distese di campo verdellesi, non esistono poltroncine in velluto rosso, né sipari o palcoscenici. Ma esistono una tribuna, dei riflettori puntati sugli attori e gli animali in azione, 16,80x25 metri quadri di spazio scenico dotato di pavimento sabbioso. Nel caleidoscopico scambio di energie che rimbalzano all’interno di quel rettangolo di terra umida di certo solo una cosa faticherà a trovare posto: il pregiudizio. Ma andiamo con ordine.

Dalla Cascina Germoglio... La Cascina Germoglio di Verdello nasce nel 2005 e rappresenta l’ultima struttura inaugurata dalla Fondazione Emilia Bosis, che dalla fine degli anni Novanta opera sul territorio bergamasco nell’ambito dell’assistenza e della riabilitazione psichiatrica. Realtà unica e composita, la forza della struttura verdellese è racchiusa nella congiunzione dello spazio della comunità a quello del maneggio-fattoria, dove la presenza degli animali si è tradotta, oltre che in uno strumento di indagine sperimentale, in una valida promessa di contatto tra mondo esterno e mondo interno.

«Noi vogliamo davvero portare le persone a conoscenza della nostra realtà, e il maneggio, in questo senso, è stato molto utile» spiega Marco Facoetti, educatore presso la struttura da diversi anni. «La sera, con la bella stagione, qui si riempie di famiglie a passeggio, che senza rendersene conto, o forse rendendosene conto, entrano in contatto con il nostro ambiente. Crediamo molto al bisogno di superare i limiti della società, che sono eredità di un passato in cui il malato psichiatrico faceva paura, era emarginato. Mentre è fondamentale far capire che può essere anche una dimensione bellissima, fatta di persone, non di malati». Uno sforzo che si costruisce e si è costruito di giorno in giorno e che col tempo, tra i vari risultati, ha assunto i contorni precisi e concreti di un teatro a tutti gli effetti. Un vero e proprio spazio artistico per e con gli ospiti della struttura, attori professionisti, e animali.

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...al Teatro Stalla. Il Teatro Stalla è nato con l’intento di suggellare il rapporto tra i pazienti e gli animali, rapporto i cui benefici erano stati messi in luce da alcuni corsi portati avanti a livello nazionale e internazionale. «Persone che non erano in grado di prendersi cura di loro stesse riuscivano ad offrire grande dedizione all’animale», prosegue Facoetti. «Questo è stato il punto di partenza: da lì si sono via via ricercate le modalità migliori per rafforzare questa peculiare relazione ed è su queste basi che è stato concepito il nostro teatro».

Luogo artistico in cui la diversità non viene additata come limite ma come variabile da sfruttare, in questo teatro, ciò che si trova e che si produce sconfina spesso, fortunatamente, oltre gli argini rappresentati dalle categorie e dagli stereotipi che gravitano attorno al concetto di terapia psichiatrica. «Far capire agli esterni, agli animalisti, che qui non si fa né arte-terapia, né circo, ma ricerca a tutti gli effetti non è facile». All’inizio della preparazione dello spettacolo gli animali della Cascina sono stati dunque radunati nello spazio scenico, senza essere obbligati a fare nulla. Sono stati osservati interagire tra di loro, ed è stata la programmazione del lavoro a sottostare al loro modo di relazionarsi, non viceversa. Il risultato è stato un amalgama prismatico, al quale hanno collaborato attori professionisti, ospiti della struttura e animali, dando vita ad un lavoro terapeutico e medico, non meno che puramente artistico e tecnico.

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Oltre il pregiudizio. Col suo innovativo approccio alla diversità, il Teatro Stalla si propone di ribaltare gli ideali stereotipati che affibbiano all’uomo il ruolo di dominatore e di mettere in discussione l’assunto secondo cui «ciò che è diverso deve anche necessariamente valere meno», come scrive il Presidente della Fondazione Pier Giacomo Lucchini nel libro Teatro Stalla. Animali, uomini, dei. «È ora di finirla di parlare di un teatro dei diversi. È ora di parlare di un teatro della diversità. Ma anche qui è necessario un distinguo: non c’è del buon teatro solo perché gli interpreti sono degli “esclusi” – con il “buonismo” non si fanno buoni spettacoli – ma diventa un buon teatro quando c’è autenticità artistica, poesia, emozione».

Tutti elementi, questi, protagonisti indiscussi degli spettacoli messi in scena dall’inaugurazione del teatro ad oggi. Si tratta di Zoologico, con la regia di Stefano Filippi e di Nel segno di Caino con la regia di Alessandro Garzella. Sulle rappresentazioni si è espresso anche Andrea Porcheddu, giornalista e curatore del libro: «Io sono venuto qui armato di registratore e di pregiudizi, come tutti. Sono arrivato con la mia scorta di libri da piccolo-borghese, cercando subito di incasellare l’esperienza. Ma il teatro Stalla ci regala una lezione nuova, faticosa. Perché è faticoso per un piccolo borghese medio, incardinato nelle categorie sociali e culturali, superare quel cancello, e scoprire e vedere cosa succede qui. Ma quando si è fatto quel passo, si capiscono delle cose. Viene voglia di fare domande, dichiarando la propria ignoranza rispetto a questo mondo. E questo mondo si è rivelato con estrema generosità».

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