Candidato di Berlusconi al Campidoglio

Alfio Marchini, stirpe di serie A Un uomo per tutte le stagioni

Alfio Marchini, stirpe di serie A Un uomo per tutte le stagioni
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Che appartenga ad una stirpe di serie A lo dice il nome: Alfio. Alfio come il nonno, Alfio Marchini, partigiano, militante dei Gap, personaggio leggendario che ha guidato la Resistenza romana partecipando, tra l’altro, alla liberazione di Sandro Pertini da Regina Coeli e guadagnandosi l’Ordine militare d'Italia. Era amico di Palmiro Togliatti e fu lui a costruire la storica sede del Pci delle Botteghe Oscure. Il prozio, con il quale ha iniziato a lavorare giovanissimo nell’azienda di famiglia (un’impresa di costruzioni) invece è Alvaro, ed è stato presidente della Roma. Ha avuto cinque figli da due matrimoni diversi, tutti rigorosamente chiamati con nomi che iniziano con la “a”: Alessandro, Andrea, Alvaro Cruz, Aura e Amalia. L’unica anomalia in famiglia è dunque Simona, simpaticissima attrice della band di Renzo Arbore, figlia di Alvaro.

Alfio Marchini junior, oggi candidato al Campidoglio, pur essendo nato nel 1965, ha alle spalle una biografia più fitta di quella di un centenario. Aveva preso la guida della società di famiglia già nel 1989, dopo la morte di Alfio, ancor prima di terminare gli studi in ingegneria civile a 23 anni alla Sapienza.

 

 

È un uomo per tutte le stagioni. Nonostante l’età, ha fatto anche in tempo a cavalcare gli ultimi sussulti della Prima Repubblica, fiancheggiando Massimo D’Alema, allora leader in gran spolvero della sinistra italiana. Uno che sembrava destinato a esser il leader della transizione alla Seconda Repubblica ma che si è invece perso, causa l’emergere prima di Prodi, e che è stato alla fine affondato dal giovane Renzi. Allora i Marchini erano stati ribattezzati la famiglia “calce e martello”: comunisti e insieme palazzinari. Capaci di tenere i piedi in tutte le chiese, compresa quella andreottiana, allora egemone a Roma. Il giovane Alfio ebbe buone relazioni con il vecchio Giulio, tanto che accettò di entrare nella proprietà de Il Sabato, battagliero settimanale in orbita Cl. Tentativo vano, perché un anno dopo il giornale chiuse.

Il trasversalismo è sempre stato una delle caratteristiche della dinastia Marchini, ereditato da nonno Alfio. Nel 1994 si era servito dei buoni auspici di Irene Pivetti, allora stella della Lega e giovanissima presidente della Camera per entrare nel Cda Rai. Trasversale anche in politica estera, in quanto è tra i soci fondatori dello Shimon Peres Center For Peace... Ma è stato anche promotore del progetto della Casa della Pace nel 1997, fortemente voluta da Yasser Arafat.

 

 

Certo il giovane Alfio non si sarebbe immaginato di diventare il candidato di Silvio Berlusconi, principe di tutti gli anticomunisti italiani, nella corsa al Campidoglio. Ma lui non ci vede nulla di strano: l’importante è provare a vincere, dopo il mezzo flop del 2013, quando si presentò da indipendente e non arrivò al 10 percento dei voti... Del resto da buon dalemiano aveva già avuto modo di scendere a patti con il berlusconismo ai tempi dell’inciucio, o “Patto della crostata”, quando venne data una sistemata alla legge che regolamenta le frequenze televisive. Così anche oggi non gli mancano le parole per spiegare lo strano accordo: «Serve una politica che sia alla destra di Storace e alla sinistra del Pd. Una politica liberale in economia, ma anche di solidarietà nei confronti di chi è in difficoltà. Disabili, disoccupati, ma anche imprese». Del resto il suo ritornello da un po’ di tempo è sempre lo stesso: «Detesto le etichette». Forse quella di Forza Italia da ieri la detesta un po’ meno...

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