Tra Ottocento e Novecento

Nellie Bly, la coraggiosa ragazza che cambiò la storia del giornalismo

Nellie Bly, la coraggiosa ragazza che cambiò la storia del giornalismo
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Elizabeth Jane Cochran, in arte Nellie Bly, aveva fegato. Era il settembre 1887 quando fu portata davanti al tribunale di primo grado di Essex Market, a New York. Il giudice Patrick Duffy si impietosì di fronte a quella strana fanciulla di ventitré anni, dallo sguardo assente e all’apparenza un po’ squinternata. Quel giudice compassionevole non poteva immaginare l’audacia e la scaltrezza che si nascondevano dietro quei modi strambi e quel fare confuso; prima di farla internare al Women's Lunatic Asylum di Blackwell’s Island, il manicomio della città, invitò la stampa a diffondere il caso di quella povera trovatella nella speranza che un familiare potesse rintracciarla. Ma nessuno si fece avanti, e fu così che Nellie Bly, una cronista del New York World perfettamente sana di mente, riuscì a farsi rinchiudere di sua iniziativa a Blackwell’s Island, per indagare le condizioni di quel manicomio.

 

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Per dieci giorni venne maltrattata alla stregua delle altre internate, che in molti casi venivano relegate lì nonostante fossero perfettamente lucide. Le pazienti venivano svegliate alle cinque e mezza del mattino e costrette a sedere per l’intera giornata su delle panche di legno in una stanza gelida, percosse e derise con crudeltà. Alcune ne morivano, altre ammattivano per via delle torture e delle terapie che i medici e gli infermieri propinavano loro senza cognizione. Nellie Bly era riuscita a documentare tutto: nomi, volti, storie ed episodi.

Il suo stile affilato raccontò di Urena Little-Page, che gli infermieri prendevano sempre in giro, della signora Cotter, svenuta in una vasca di acqua gelida dopo aver subito ogni tipo di maltrattamento. Scrisse della signora Louis Schanz, una tedesca che capiva poco l’inglese e che per questo veniva considerata ritardata, della povera Josephine Despreau, soffocata dagli infermieri per essersi dichiarata sana di mente, di Sarah Fishbaum, internata dal marito perché a parer suo l’aveva tradito. E di tutte le altre. Pochi giorni dopo essere stata “reclamata” dagli avvocati del New York World, venne pubblicato il suo primo articolo Ten Days in a Madhouse (Dieci giorni in un manicomio), che indignò l’opinione pubblica a tal punto da spingere il gran giurì a prendere dei provvedimenti: furono avviate delle indagini e vennero stanziati oltre un milione di dollari per l’assistenza ai malati di mente.

 

 

La vita di Nellie Bly cambiò. La ragazza di umili origini, curiosa e appassionata, costretta ad abbandonare gli studi a causa delle ristrettezze economiche della sua famiglia, spiccò il volo. Del resto, la stoffa c'era dall'inizio: il suo primo lavoro al Pittsburgh Dispatch se l'era conquistato scrivendo un'accesa lettera all'editore, in cui confutava brillantemente un articolo sessista apparso sul giornale (era stato lui, poi, a darle il soprannome di Pink, dal colore del suo vestitino del battesimo, e lo pseudonimo di Nellie Bly, dalla canzone di Stephen Foster). E quando, dato l'acume delle inchieste e della penna, l'avevano relegata alle pagine femminili, se ne andò dal Dispatch, chiedendo a Joseph Pulitzer di essere assunta al New York World. Dove esordì - appunto - con la bella prova del Women's Lunatic Asylum. Così, a questo primo incarico ne seguirono molti altri e Nellie Bly si contraddistinse ogni volta per una partecipazione e un coraggio fuori dall’ordinario, sempre all'insegna del giornalismo d'inchiesta, antesignana di quello sotto copertura. La giornalista si spacciò per ragazza madre con un figlio indesiderato per smascherare il traffico dei neonati, si fece arrestare per indagare la condizione delle detenute nelle prigioni, si infiltrò tra le operaie di una fabbrica di scatole di cartone per documentare il regime di schiavitù a cui erano sottoposte.

Il 14 novembre 1889 partì da New York e circumnavigò il mondo in meno di ottanta giorni: visitò Italia, Regno Unito, Cina, Giappone, Hong Kong e altri Paesi. Si sposò. E dopo la morte del marito, il milionario Robert Seaman, decise di prendere in mano la sua azienda. Ancora una volta, Nellie Bly dovette rimboccarsi le maniche: imparò il funzionamento di ogni macchina della fabbrica, inventò nuovi processi per la fabbricazione di caldaie, contenitori per il latte e lavelli. Fu un dirigente stimato. Si arrese solo alla morte, sopraggiunta all’età di cinquantasette anni a causa di una polmonite. Morì sapendo di aver vissuto intensamente.