Lo sporco che fa notizia

Un anno di Lercio

Un anno di Lercio
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Sono irriverenti, cinici al punto giusto, fantasiosi a volontà, brillanti, dissacranti, amanti del politicamente scorretto e, a parere loro, «acutamente paraculi». Sono gli uomini che hanno dato vita al fenomeno del web italiano del 2014, i fondatori di Lercio.it, un sito che Wikipedia definisce satirico, di fictional news, ovvero di false notizie dal taglio umoristico, comico e grottesco che fanno il verso agli articoli tipici della stampa sensazionalistica. Il 13 settembre sono stati eletti, ai Macchianera Italian Awards, “Miglior Sito”. Ad oggi, Lercio conta 1 milione di visitatori mensili e oltre 240mila “mi piace” su Facebook. Un fenomeno senza precedenti, soprattutto per il modo in cui ha cambiato la visione dell’informazione nella rete.

Il blog Lercio nasce dall’idea di Michele Incollu, misterioso (non s’è mai fatto vedere pubblicamente da quel che si sa, almeno nelle vesti di fondatore del sito) soggetto che, in compagnia di un gruppo di amici, decise di cambiare la satira nel web. Lercio è considerato, dagli stessi fondatori, l’evoluzione del blog satirico Acido Lattico. Ma la vera scuola di Lercio, come hanno più volte ammesso gli stessi fondatori, è stato l’esperimento satirico La Palestra, di Daniele Luttazzi. In questa rubrica, i lettori dovevano trasformare in satira dei titoli di giornale. Quando chiuse La Palestra, il gruppo di amici, tenutosi in contatto attraverso i social, diede il via all’esperienza di Acido Lattico (che continua ancora oggi) e, poco dopo, a Lercio, vera “personificazione” dell’esercizio satirico pensato da Luttazzi. Oggi Lercio è diventato un successo incredibile, con 40 redattori all’attivo, pronti a inventare le notizie più assurde, irriverenti e divertenti che possiate immaginare. Un successo talmente ampio da essersi meritato un libro, presentato domenica 30 novembre in 8 diverse città italiane, intitolato Un anno di Lercio, edito da Rizzoli, e che raccoglie tutto il meglio degli ultimi 12 mesi del sito. Quelli del successo.

 

un anno di lercio

 

Al di là del giornalismo, al di qua della bufala. Il vero successo di Lercio risiede in una caratteristica: la verosimiglianza. Alla sua nascita, più di una persona scambiava le sue notizie come notizie vere. Il Natale scorso, un prete di Pescara, nella propria omelia, criticava quel preside musulmano che aveva deciso di tenere la sua scuola aperta il 25 dicembre, in sfregio della religione cattolica. Peccato che la notizia fosse una “lerciata”, cioè un’invenzione di una delle brillanti (o «deviate», come le definiscono gli autori stessi) menti di Lercio. È solo uno dei numerosi casi. E ancora oggi, in molti (forse troppi), scambiano le “lerciate” per notizie reali. Del resto costruire un vero e proprio articolo attorno ad un’intuizione satirica assolutamente inventata non è cosa da poco. In tanti sminuiscono il fenomeno, contrassegnando Lercio come un sito di bufale. La realtà è ben diversa: dicesi bufala una menzogna mascherata da verità. Lercio, invece, maschera abilmente la verità da menzogna. Compie il processo opposto alla bufala: mette in risalto tutto lo “sporco” del giornalismo odierno, quello sensazionalistico, costantemente proteso verso lo scoop fine a stesso a discapito di tutto il resto, e lo prende in giro, se ne fa burla. Non è un caso che il successo di Lercio è stato seguito, a stretto giro di boa, dal successo della pagina Facebook chiamata “Ah, ma non è Lercio”, ove vengono raccolti tutti i titoli o gli articoli di “vero” giornalismo, talmente assurdi o grotteschi da sembrare parodie.

Tutto questo si può dedurre dai riferimenti che Lercio ha preso a modello nella sua evoluzione: il sito parodistico americano The Onion, ma anche il tedesco Der Postillon o l’inglese The Daily Mash. Senza dimenticare «La Repubblica, Studio Aperto e Andrea Scanzi», come hanno affermato alcuni dei redattori di Lercio in un’intervista a GQ. Una battuta, certo, ma in cui si nasconde del vero, perché alla base della loro satira c’è un forte substrato di giornalismo vero. Purtroppo.

 

daniele luttazzi

 

Una centrifuga di idee. In più di un’occasione e nelle rare occasioni in cui hanno parlato pubblicamente, i fondatori di Lercio sottolineano come la loro ispirazione satirica sia, indiscutibilmente, quel Daniele Luttazzi da cui tutto prese il via. «Ciò che teniamo sempre a mente riguarda il bersaglio della satira, che deve essere il potente di turno, il carnefice, non la vittima. Per dirla alla Luttazzi: “La satira è nobile perché il suo bersaglio (il potere che opprime) merita di essere attaccato. È questo principio a rendere disgustoso e fascistoide, invece, il ridicolo a scopo di tortura, il dileggio verso chi ha subito un torto”. Sembra una cosa banale per chi fa satira, ma, se vi fate un giro, capirete che non è assolutamente così» hanno dichiarato. Ma come nasce una falsa notizia di Lercio? «Prendi una notizia vera e provi ad immaginare come la direbbe Matteo Salvini» dicono loro sorridendo, ma in realtà si tratta di mera fantasia, ispirata però dalla realtà, dalla cronaca vera. Unite l’idea a un titolo ad effetto, in grado di incuriosire (vero cavallo di battaglia dei pezzi di Lercio) e un’immagine attinente in grado di risaltare (ciò che fa ogni giornale), e il gioco è fatto.

Un anno di successi. Il primo articolo virale di Lercio fu quello in cui si diceva che Radio Maria, per sbaglio, aveva mandato in onda i Megadeth, gruppo di musica death metal. «Per noi è come un figlio. Diciamo che ormai ci siamo convinti che sia successo davvero» hanno dichiarato. Ma il vero boom arrivò proprio un anno fa circa, quando su Lercio apparse questo titolo: “Kyenge schock: prendiamo cani e gatti degli italiani per sfamare gli immigrati”. Xenofobi e animalisti andarono su tutte le furie, tra chi credeva fosse tutto vero e chi si divertiva a continuare a farlo credere. Da allora, Lercio non si è più fermato, sfornando, con una cadenza quasi quotidiana, articoli satirici degni di nota. Abbiamo deciso di riproporvene alcuni, specificando, a scanso di equivoci, che sono tutti farina del sacco dei geniali redattori di Lercio. Per tutti gli altri, c’è il loro libro.

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