La festa per i 40 anni

Perché amare Rimmel di De Gregori (spiegato ai ragazzini di oggi)

Perché amare Rimmel di De Gregori (spiegato ai ragazzini di oggi)
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Rimmel compie quarant’anni e Francesco De Gregori il 22 Settembre ha dato una festa nientedimeno che all’Arena di Verona, dove ha suonato l’intero album dal vivo insieme a bel gruppetto di amici (era in diretta live su RTL 102.5, diteci che non l'avete perso). A smontare e riarrangiare – se lo conosciamo un po’ – i pezzi con lui: Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Malika Ayane (che con De Gregori ha cantato nel penultimo album, Sulla Strada), Elisa, Ligabue (che ha cantato Alice nell’ultimo album, Vivavoce) e il fisarmonicista Ambrogio Sparagna. Ci saranno anche Caparezza e Fedez a far tremare i duri e puri all’idea di una Buonanotte fiorellino rap (eppure si presterebbe, eccome!). E poi, a far storcere altri sofisticati nasi, Checco Zalone, con cui un divertitissimo De Gregori – a cui con gli anni si è sciolto il broncio – si era già esibito in occasione della presentazione di Vivavoce in Feltrinelli a Bari (qui il video della performance).

Rimmel è un album-istituzione per i consumatori di musica italiana di una larghissima fascia d’età. Soprattutto per i canticchiatori che sognano di fare canzoni, che si struggono al pensiero che De Gregori l’ha scritto a ventiquattro anni e che, nel 1975, quand’è uscito, Alice (altro capolavorissimo) di anni ne aveva già due. Resta scoperta, forse, solo la fascia della cosiddetta generazione Y, quella che diciamo ci condurrà alla rovina perché spende i giorni a cercare la giusta angolazione per il selfie perfetto anziché studiare. Per loro abbiamo pensato di ripercorrere una ad una (e al rovescio) le tracce di Rimmel, anche perché è qui che è stata enunciata per la prima volta, con decenni d’anticipo, la regola numero uno del selfie perfetto. Aspettate e vedrete.

 

9) Piano Bar
Non sperare di vederlo piangere perché piangere non sa.

Il pianista di piano bar è un «uomo di poca malinconia», pagato per suonare quel che gli si dice di suonare. Tutto quello che il canticchiatore che sogna di far canzoni non dovrebbe mai essere, per capirci.

 

8) Piccola Mela
Ti legassero stretta alla quercia più vecchia, se davvero non vuoi il mio cuore.

Una filastrocca che viene dalla tradizione popolare sarda: un arpeggio dolcissimo per un testo-manifesto dell’ammiratore insistente. Potrebbe funzionare, ma usatela con cautela.

 

7) Quattro cani
Quattro cani per strada e la strada è già piazza e la sera è già notte.
Se ci fosse la luna si potrebbe cantare.

Qui la fighezza di De Gregori si somma a quella di Dalla, di cui fa capolino la voce. La fighezza dei randagi. Di quelli che fischiano.

 

6) Le storie di ieri
E i cavalli a Salò sono morti di noia, a giocare col nero perdi sempre.
Mussolini ha scritto anche poesie. I poeti che brutte creature: ogni volta che parlano è una truffa.

Un contrabbasso, una chitarra e un sassofono. Un gioco di padri e figli, di passato e presente, per parlare – piano – del fascismo e della sua eredità. Citandola a scuola, il figurone è garantito.

 

5) Buonanotte Fiorellino
Gli uccellini nel vento non si fanno mai male, hanno ali più grandi di me.

Qua non c’è generazione che tenga. Forse non tutti sanno però che l’ispirazione per questo celebre waltzerino viene da Winterlude di Bob Dylan, che è per De Gregori quello che De Gregori è per i canticchiatori.

 

4) Pablo
E il treno io l’ho preso e ho fatto bene. Spago sulla mia valigia non ce n’era,
solo un po’ d’amore la teneva insieme, solo un po’ di rancore la teneva insieme.

A mitigare l’alto tasso glicemico di fiorellino, un testo impegnato che parla di emigranti e precarietà (della vita e delle impalcature).

 

3) Il Signor Hood
Il signor Hood era un galantuomo, sempre ispirato dal sole,
con due pistole caricate a salve e un canestro pieno di parole.

Un inno folk dedicato a chi non è d’accordo. E, in particolare, a Marco Pannella, che in quegli anni aveva combattuto per la legge sul divorzio.

 

2) Pezzi di vetro
Lui ti offre la sua ultima carta, il suo ultimo prezioso tentativo di stupire, quando dice:
«È quattro giorni che ti amo, ti prego, non andare via».

Ci sarebbe da citarla tutta per quant’è bella. È un lui-lei-l’altro costruito a partire da uno screzietto di gelosia: lei guarda un attimo l’altro e lui ci scrive una canzone meravigliosa.

 

1) Rimmel
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo.

Fotografia (di quel) che rimane, «fra le pagine chiare e le pagine scure», quando i trucchi del destino si portano via gli amori dei ragazzi. Fotografia perfetta, «quella in cui sorridevi e non guardavi».

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