Atalanta, la ricreazione è finita serve la sveglia di Percassi

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Per capire il durissimo momento dell'Atalanta, senza precedenti da quando l'allena Colantuono, bisogna dare i numeri. Partite giocate 6, sconfitte 4 (consecutive),  vittorie 1, pareggi 1, gol fatti 2 (l'ultimo è datato 14 settembre), gol subiti 8, attacco all'asciutto da 413 minuti, tiri nello specchio della porta Samp 1, tiri tentati in novanta minuti 6. Poi bisogna ascoltare Cigarini, che ha il coraggio di dire come stanno le cose: «Non si può giocare solo per un tempo, come abbiamo fatto noi a Genova nella ripresa. Dobbiamo capire che le partite cominciamo dal primo minuto, non dal quarantaseiesimo». Parole sante.

Perché qui sta il punto: se le sconfitte con la Fiorentina, l'Inter e la Juventus (soprattutto la prima e la terza) erano maturate praticando comunque un gioco di qualità, il ko contro la squadra di Mihajlovic, sempre più meritatamente terza e sola, è figlio di un approccio sbagliato alla gara.

Come se fare risultato in casa blucerchiata fosse stata una formalità da espletare con la massima calma.

Come se Gabbiadini non vivesse lo stato di grazia (3 gol in 4 gare) che, grazie a lui,  ha consentito alla Samp di incamerare 6 punti nell'arco degli ultimi 180' durante i quali l'ex atalantino ha firmato 2 reti pesantissime.

La sosta arriva a proposito per riordinare le idee, sperimentare il 4-3-3 che a Marassi ha funzionato meglio del 4-4-2, capire che cos'abbia Denis che non segna più, rivedere i meccanismi della difesa che Obiang ha perforato con un lancio di 40 metri che ha mandato in tilt Benalouane e Dramé. Ma c'è un ma: o l'Atalanta torna a fare l'Atalanta, capisce che la salvezza non gliela regalerà nessuno e dovrà sudarsela partita dopo partita, o saran dolori.

Colantuono merita la massima fiducia. Egli sostiene pubblicamente di non essere preoccupato né dalla classifica né dal mal di gol. Può essere. Nessuno conosce la squadra meglio di lui e lui sa quali corde toccare per ottenere una reazione contro il Parma, già scontro salvezza anche se saremo soltanto alla settima giornata.

Intanto, non sarebbe male se, uno di questi giorni, Antonio Percassi piombasse nel centro paradiso di Zingonia per dare la sveglia a chi dorme ancora. La ricreazione è finita.

 

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