Canto di vittoria per Vincenzo Nibali

Urla Vincenzo, urla tutta la rabbia, la delusione, urla contro gli irriconoscenti che sostenevano che questo Tour de France non faceva per te, quando soltanto un anno fa salivi sul podio e portavi in alto la nostra bandiera. Nibali è tornato vincendo la tappa più dura, la più attorcigliata e complessa di questa Grande Boucle. Una sofferenza lunga poco più di centro chilometri, ma puntellata di montagne aguzze come coltelli. A Lo Toussuire, nella 19esima tappa, Nibali torna a urlare la gioia, la gloria, di chi ha dato tanto a questo sport, «al ciclismo che amo moltissimo», spezzando la delusione di una prima settimana nerissima, con un urlo che ha scosso i pilastri della terra.
Per qualche attimo sono traballate anche le certezze di Chris Froome, maglia gialla dall'inizio fino a oggi, testa penzolante a ogni frullata di pedali, che questa volta ha dovuto inseguire la meravigliosa impresa dell’italiano, del nostro squalo. Difficile possa riuscire nell’impresa di prendersi la testa della classifica, ma certo Vincenzo ha dimostrato di essere il più forte, il migliore in salita, guadagnando posizioni su posizioni (ora è quarto a 1’19’’ da Valverde) e puntando al podio che fino a qualche giorno fa sembrava lo spiraglio di luce in fondo a un tunnel. Invece ora, quando manca una sola tappa alla conclusione, Vincenzo torna a farsi sotto, a farci sognare una volta di più.
Mancano 16 chilometri all’arrivo quando Nibali lascia sul posto Pierre Rolland, uno degli idoli dei francesi. Insieme avevano percorso tutta la discesa dopo la Croix de Ferre, la croce di ferro tanto amata da Bartali. Si è voltato, lo ha incitato, ma quando ha capito che il francesino non ne aveva più, Nibali è partito come folgore nel cielo, bruciando i giri, le angosce, le paure dei giorni scorsi quando sembrava aver perso tutte le certezze di campione. Alexandre Vinokourv, il capo dell’Astana, gli aveva persino tolto i gradi di capitano dopo le brutte giornate in Bretagna e sui Pirenei. Un affronto che Nibali ha ingoiato senza tante storie, senza protestare più di tanto. Ma oggi, nel vero tappone di questo Tour, il campione è uscito dall’ombra.
E che bello vedere la Francia, la Francia intera, soffiare sulle ruote del nostro Vincenzo, spingerlo su fino al traguardo. Urla Vincenzo, questa è un’impresa già nella leggenda. Un primo posto che vale la storia. A 5 chilometri dall’arrivo, nonostante il vantaggio di oltre 2’, però abbiamo tremato: Quintana, il colombiano della Movistar, è partito all’inseguimento. Una maschera senza smorfie, né fatica. Nibali ha tenuto duro, ha pedalato fino alla fine, con le catenine che gli ciondolavano sul petto, le braccia lucide, la rabbia che pompava nelle vene. Poi è arrivato al traguardo, con la sua bella pedalata di campione ritrovato. Urla Vincenzo, sei tu il più forte.