Caro Sergio, te lo avevo promesso

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Caro Sergio, te lo avevo promesso. Festina lente è uno dei miei, dei tuoi adagi. Fèstina e non festina con accento sull’ultima perché di festine ne abbiamo passate e subite già troppe e adesso in più ci tocca lo strazio d’accenti che ne fa senza pudore la pubblicità becera: altrimenti quegli orologi rischiano di non essere venduti. Comunque eccomi qua a parlare di te e delle tue cose, un po’ di chi sei e un po’ di quel che fai. E di chi siamo stati e del perché ci conosciamo.

Perché io e Sergio ci conosciamo bene, anche se ci siamo per un bel po’ persi di vista. Dunque, direte,  si tratta di una delle più bieche, quanto classiche, "marchette" ? Lo ammetto, eppure al contempo ne rivendico con forza tutta la legittimità e perfino l’eleganza!

E allora, inclito pubblico dei lettori: sto parlando di Sergio Trapanotto, ingegnere, musicista e scrittore. Messinese come me di origine, poi trapiantato a Padova, e per di più mio ex compagno di ginnasio.

Al liceo lui approdò alla sezione top del Regio Liceo Ginnasio Francesco Maurolico, la regina della serie A, una specie di Juventus affollata dai soliti ricchi di soldi ma anche di molti forniti esclusivamente di cervello, categoria a cui il nostro apparteneva. Io invece andai a sbattere contro i banchi dell’ultima delle sezioni, la F, proprio per timore di un insegnante alto come Polifemo e più volte certamen latinitatis.

Lì quale monito di precoce scalogna ci avrei incontrato la figlia, una erinni fatta persona. I nostri destini si sarebbero da lì in poi divisi per volontà del Fato.

Sistemata la questione delle origini e della nostra antidiluviana conoscenza, dirò che ho rincontrato Sergio grazie al potere neosciamanico dei social network. "Ho sempre invidiato te – mi ha confessato – con quel tuo precoce talento al pianoforte”. Ora lui mi ha superato anche perché compone musica. E’ ingegnere.

Mica tanta simpatia gli ingegneri, ho un figlio con la stessa laurea. Gente complicata, che pensa sempre di dover far quadrare il cerchio costi quel che costi.

Sono sicuro che Sergio deve essersi compiaciuto di questa stessa sindrome dalla quale per ragioni di nemesi si è probabilmente sentito schiacciato se è vero che ha cercato e continua a cercare soddisfazioni, oggi si dice con ampollosità un tantino pretenziosa "realizzazioni", mediante l’arte, che mi sembra di indovinare trovi nei suoi scritti creativo e talentuoso sfogo.

Per la Casa Editrice Cleup il nostro ha pubblicato due libri "DiVersi" seguito dal recentissimo "Racconti DiVersi". Non vi racconterò le cose che si trovano scritte, perché sono tante e ingegnose (che ingegnere sarebbe?...) e dirò davvero molto poco per il fatto che essendo anch’io vittima del "mal di penna" sono convinto che i libri vadano letti e non recensiti o spiegati. Lo fanno i critici questo mestiere, che  sono decisamente assai meno nelle mie corde degli ingegneri.

Dirò invece subito, perché lo trovo essenziale, che ogni riga delle "poesiole" e dei racconti è una piccola tessera del complesso mosaico di cui si compone  la personalità di Sergio.

Un vulcano di idee, di ragionamenti che sembrano correre sul filo di una logica apparentemente talvolta tradita e invece la rincorrono sempre per amore della trasparenza, per una passione condivisa da formazione scolastica analoga, per l’anelito a un’idea di "mondo rotondo" in cui si colga cioè il miracolo dell’ouroboros, il mitico serpente che si morde la coda. Riflessioni analogiche e inverse, invettive giambiche, deduzioni e induzioni, sciarade metodiche che virano nel calembour per trovare poi una quasi pace davanti alla granita con brioscia del Caffè Aristofane.

Noi lo abbiamo conosciuto quel non luogo, non è così Sergio? Dove era dolcissimo "dissertare", ci riempivamo la bocca di questo verbo importante un po’ snob, di filosofia appena imparata e di gnocca, di cui sapevamo pochissimo, per non dire nulla. "E’ più dolce la torta mimosa del Bar Aristofane (mi piace tanto chiamarlo così...) o la delizia che ogni donna tiene nascosta?... E da lì conversazioni a perdere, ma che in qualche modo mi ricordano ancora come eravamo assieme a tutte le analogie possibili con quegli allievi del film "L’Attimo Fuggente".

Da quei semi sparpagliati per l’aria sono nati tanti bei frutti come i Versi di Sergio, come le sue Storie che dovete leggere se amate la ricchezza dell’intelletto e quella del cuore. Se vi lasciate prendere per mano con fanciulla spensieratezza sapendo anche di compiere un viaggio "colto" pur se sulle ali della leggerezza, come quella ispirata dai disegni mirabili di Sergio che costellano e impreziosiscono i testi.

Ciao Sergio, ci siamo incontrati con gioia dopo oltre quarant’anni in un baretto insignificante con Scilla e Cariddi negli occhi, proprio là dove i due mostri si contendono il primato formando gorghi spaventosi. Il mito ci accompagna sempre nel nostro destino intriso di classicità. Niente da fare.

Rivediamoci dove vorrai, io nel frattempo ti riconosco nella memoria che ci vede ragazzi assieme nella foto di gruppo scolastica e che adesso riaffiora perfetta in ogni riga che leggo.

 

SUCCEDERA’  -  HAPPY NEW  YEAR

 

Succederà anche quest’anno.

Molti nasceranno,

molti moriranno,

molti si odieranno.

Ma quello che conta davvero

è che alcuni, non importa quanti,

si ameranno

 

e lo faranno anche per tutti gli altri.

 

( DiVersi – Sergio Trapanotto – Ed Cleup )

 

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