Cecilia, una donna-bambina vissuta in braccio a Dio

Il cortile dell’oratorio è gremito. Il sole cocente non ha impedito a quasi settecento persone di ritrovarsi lunedì 20 agosto per dare l'ultimo saluto a Cecilia Mangili, morta all'età di 61 anni dopo una lunga malattia che l’ha costretta a letto. L’amore e l’affetto delle tante persone care, e soprattutto la fede, hanno rappresentato per la sua vita una fiamma inestinguibile, e lei stessa è diventata una colonna, un punto di riferimento per la sua comunità.
La vita di Cecilia. Nata a Bonate Sopra il 7 febbraio 1957, ha vissuto a Valbrembo, affetta fin dalla nascita da amiotrofia spinale (Sma), la stessa malattia che le ha portato via i due fratelli minori. A 18 anni è rimasta orfana di mamma, ma è stata proprio la mamma a regalarle una delle passioni che l’hanno accompagnata per tutta la vita: l’esperienza del pellegrinaggio. A partire da quel momento, Cecilia ha intrapreso “un cammino di Fede e d’Amore”. Dopo la morte della madre ha sempre vissuto con il papà Egidio, diventando un vero e proprio faro di luce, sfruttando sempre al massimo le possibilità che la vita le ha offerto. Poteva muovere soltanto le mani, quindi è diventata pittrice e scrittrice. Non poteva recarsi in chiesa, dunque ha trasformato casa propria in una cappelletta dove il martedì e il venerdì sera veniva celebrata la Messa. La malattia non le ha impedito di accogliere nella propria casa chiunque fosse in cerca di conforto, gentilezza e comprensione.
Il Cammino di Santiago. Una delle esperienze più significative per Cecilia e i suoi amici è stata il pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Un nuovo problema di salute le aveva impedito di intraprendere fisicamente il viaggio, ma non per questo ha rinunciato. Così si è costituito il gruppo “in Cammino per Cecilia”. Le magliette gialle e fucsia dei suoi amici hanno percorso il Cammino di Santiago dal 6 al 20 agosto 2017, in perenne contatto web con lei: grazie a Skype e a Whatsapp, Cecilia ha potuto essere presente alle tappe e alle celebrazioni. «La casualità della vita ci ha fatto incontrare una donna speciale», ricorda Ivan Rota a nome del gruppo dei pellegrini di Cecilia, «capace di trasmettere serenità e gioia. Il letto che per sessant’anni ha accolto il suo corpo non ha potuto trattenere il suo spirito curioso. Lei ha cercato, compreso, vissuto e trasmesso, l’essenza di un’esistenza che non distingue tra normodotati e disabili, ma sa andare dritta all’essenza dell’amore in grado di dare conforto, di trasmettere speranza, di donare un sorriso». «Lei, che mai ha potuto camminare, è riuscita a mettere in cammino...»