Che cosa cercava Henry Worlsey morto tra i ghiacci del Polo Sud

Henry Worsley stava cercando di attraversare l’Antartide da solo, a piedi. Era un’impresa disperata fin dall’inizio, ma voleva celebrare in questo modo il centesimo anniversario della spedizione “Endurance” di Ernest Shackleton, il famoso esploratore che tentò un viaggio simile tra il 1914 e il 1917, senza però riuscire a portarlo a termine. La sfida di Worsley serviva anche raccogliere denaro a favore della Endeavour Fund, un’organizzazione patrocinata dai Duchi di Cambridge e dal principe Harry per sostenere le attività sportive degli uomini e delle donne rimasti feriti prestando servizio nell’esercito della Regina. Purtroppo Worsley è morto venerdì 22 gennaio in un ospedale cileno, dove è stato portato già agonizzante.
Tra l’esercito e l’Antartide. Worsley stesso ha lavorato per 36 anni nell’esercito britannico. Nel corso della sua carriera militare è stato premiato per il servizio prestato in Nord Irlanda, Bosnia, Kosovo e Afghanistan. Nel 2006 ha incontrato, da solo e senza protezioni fisiche, gli imam e i capi villaggio afghani, prima dell’arrivo delle truppe britanniche. Oltre a essere stato un rispettato ufficiale, Worsley era anche un appassionato di sfide al limite della sopravvivenza: nutriva un vero e proprio culto per esploratori come Sir Ernest Shackleton – di cui collezionava ammenicoli di tutti i tipi -, di Robert Falcon Scott e di Roald Admundsen. Tra il 2008 e il 2009 commemorò il centenario del viaggio di Shackelton sulle montagne transartartiche attraversando di persona il ghiacciaio Beardmore e, tra il 2011 e il 2012, tornò al Polo Sud per ricordare gli anniversari delle spedizioni del Capitano Scott e di Amudsen.




«Il mio viaggio è giunto al termine». Worsley aveva perso molti chili, durante il cammino. Aveva perso anche un dente, dopo avere morsicato una barretta energetica che si era congelata, ed era sopravvissuto a un tempesta che aveva spazzato via un’intera colonia di pinguini. Oggi avrebbe dovuto raggiungere il Ross Ice Shelf, il traguardo finale, ma mercoledì scorso il suo ritmo è crollato drasticamente. Aveva preso la peritonite ed era ormai giunto allo stremo delle forze. Al settantunesimo giorno dall’inizio del suo viaggio aveva capito che continuare sarebbe stato impossibile, anche se ormai restavano da percorrere solo 48 chilometri. Nel giornale online che aggiornava quotidianamente ha lasciato un messaggio molto chiaro: «Il mio viaggio è giunto al termine. Non ho più tempo, resistenza fisica e non riesco nemmeno a mettere uno sci di fronte all’altro, per coprire la distanza richiesta per raggiungere il mio obiettivo. Lo scopo che mi sono prefisso era al di là della mia portata. Ho trascorso da solo settanta giorni, in un luogo che amo. Mi leccherò le ferite, guariranno col tempo, e farò i conti con la mia delusione». Sfortunatamente Worsley non è riuscito a farlo. Le sue condizioni di salute erano peggiori di quanto credesse. Sua moglie ha implorato il gruppo che lo accompagnava a distanza di tirarlo fuori dal ghiaccio, ma le è stato risposto che bisognava attendere finché fosse stato lui, Henry, a chiedere aiuto.
Una tazza di tè e un pezzo di torta. Worlsey ha trascorso il 20 e il 21 gennaio nella tenda, senza riuscire a muoversi. Quando ha finalmente lanciato il messaggio di soccorso, ha aggiunto che la prima cosa che voleva avere era una tazza di thé e un pezzo di torta. I dottori che lo hanno accolto nel centro ospedalieri non sono stati però in grado di arrestare l’infezione ai polmoni. La vedova di Worsley, Joanna, ha dichiarato: «Henry ha raggiunto i suoi obiettivi: raccogliere più di 100mila sterline per l’Edeavour Fund, aiutare i suoi colleghi, e completare quasi tutto l’attraversamento dell’Antartide». L’ex militare lascia, oltre alla moglie, anche due figli, Alicia e Max, di 19 e 21 anni.
Il cordoglio della famiglia reale. La famiglia reale inglese ha partecipato al cordoglio dei congiunti di Worsley. Il principe William ha infatti annunciato: «Harry e io siamo molto tristi nell’apprendere la perdita di Henry Worsley. Era un uomo che ha mostrato grande coraggio e determinazione e siamo incredibilmente orgogliosi di essere associati a lui. Anche dopo essersi ritirato dall’esercito, Henry ha continuato a mostrare un impegno altruista verso i suoi compagni, specialmente nell’intraprendere questa straordinaria spedizione per loro conto. Abbiamo perso un amico, ma rimarrà una fonte di ispirazione per tutti noi, specialmente per chi beneficerà del suo sostegno all’Endeavour Fund. Ci assicureremo che la sua famiglia riceva gli aiuti necessari in questo momento così difficile».