Ci hanno fatto piangere di gioia

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Passeranno i giorni. Passeranno i mesi. Passeranno gli anni. Ma questa gioia non passerà mai. Immensa. Enorme. Indimenticabile. E pazzesca come la storica impresa che l’Atalanta ha firmato stasera in Ucraina.

Mai, da quando la Coppa dei Campioni si chiama Champions League, nessuna squadra era mai riuscita a qualificarsi agli ottavi con 7 punti dopo essere stata sconfitta nelle prime tre partite. Mai, nei suoi 112 anni di storia, l’Atalanta era stata capace di scrivere una pagina così grande, così divina. Ogni pindarico epinicio è bene accetto in questa sera dell’11 dicembre 2019 che fa impazzire Bergamo e i bergamaschi, a cominciare dai cinquecento eroi sugli spalti dello stadio di Kharkiv, i cui cori, le cui grida hanno letteralmente gelato gli ucraini.

«Questa è una vittoria per Bergamo», dice Gasp in tv, ebbro di felicità, la felicità dell’Atalanta, di Bergamo e del calcio italiano che aveva bisogno di un’impresa così, della quale essere orgogliosi: questa è un’impresa che esalta tutti coloro che amano il calcio. Lo dimostra il martellamento di messaggi che, al fischio finale, ha cominciato a imperversare in redazione.

Ha ragione Gollini, ancora una volta strepitoso come tutti i suoi compagni: è difficile descrivere l’emozione che ti rimbomba nel cuore e non finisce mai. L’emozione di chi c’era quando l’Atalanta finì in C, per la prima e, grazie a Dio, unica volta nella sua storia; quando era in B, quando conquistava la A, quando tornava in B e quando riconquistava la A. Mai, però, l’Atalanta poteva immaginare che un giorno sarebbe entrata negli ottavi del torneo di club più importante e più prestigioso del mondo.

È, questo, il capolavoro della Famiglia Percassi, della società che Antonio e Luca hanno rifondato, portandola in nove anni alla dimensione europea che le compete, che le spetta, che si è conquistata sul campo e fuori dal campo. È il trionfo di un modello che il mondo del calcio ammira. È la sublimazione del calcio spettacolo di Gian Piero Gasperini e dei suoi interpreti. Nominarne uno o alcuni andrebbe a detrimento di tutti perché tutti, ora, sono entrati nella storia. Ci hanno emozionato. Ci hanno commosso. Ci hanno fatto piangere di gioia.

Ricordo ciò che mi disse Gasp, tempo fa: «Sai qual è la cosa che più ci fa piacere? Vedere la nostra gente felice». La nostra gente. Hai usato l’aggettivo giusto, Gian Piero. Sei uno di noi, come ogni tuo giocatore è uno di noi. Ci vediamo stanotte in aeroporto, Gianpiero. E dove, sennò?

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