L'addio a Franca Sozzani

Cosa sarà la moda senza di lei?

Cosa sarà la moda senza di lei?
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Due sorelle, Franca e Carla. Due regine. Per alcune due dittatrici. Le avevamo ribattezzate “gemelle a scoppio ritardato” perché una Carla, era nata due anni prima dell’altra, Franca. Simili anche di fisionomia: non belle, non affascinanti, eppure così magnetiche. Un profilo preraffaellita per tutt’e due. Erano in fotocopia anche per quanto riguarda la famiglia: tutt’e due mono mamma di due figli. Hanno dominato il sistema milanese della moda, a partire dai gloriosi e magnifici anni Ottanta che avevano visto salire in orbita le stelle di Armani, Dolce e Gabbana, Versace, Prada, solo per citare i maggiori.

Ora il duopolio si è rotto: la “gemella” minore se ne è andata, dopo un lungo combattimento con il tumore, malattia che l’aveva vista in prima linea anche come impegno civile: infatti, Umberto Veronesi l’aveva voluta come presidente dello Ieo.

 

 

Le due gemelle erano anche molto complementari. Franca lavorava sulla tolda del giornale di moda più autorevole al mondo, Vogue Italia (affiancandosi in questo con Vogue America di Anne Wintour). Aveva osato molto, innovando l’idea di giornale di moda: sono stati choccanti i numeri di Vogue dedicati alla bellezza delle donne di colore, alle esagerazioni della chirurgia plastica o alle donne curvy. Il tutto grazie a un feeling speciale con le top model, in particolare con Naomi Campbell, e con i fotografi. I più amati e quelli con i quali ha lavorato più a lungo sono Steven Meisel, Bruce Weber, Peter Lindbergh e Paolo Roversi.

Poco alla volta la sua capacità e la sua autorità l’han portata a prendere in mano tutte le testate di moda del gruppo. Capacità di gestire e controllare la produzione, ma soprattutto di attirare in vestimenti pubblicitari. Nessuno stilista dava il via a una sfilata senza che lei si fosse seduta, perché una sua parola poteva far girare in su o in giù i fatturati.

 

 

Il sistema “Sozzani” si completava alla perfezione con l’attività di Carla, la più grande. Che vent’anni fa decise, prendendo tutti alla sprovvista, di prendere un vecchio garage di una zona allora depressa di Milano per farne in pochi anni il negozio più cool del mondo. Per i turisti andare in Corso Como 10 (indirizzo e nome del negozio) era tanto irrinunciabile quanto andare a vedere il Duomo o la Scala. Andare e ovviamente uscire con un sacchetto con quel celebre logo a cerchi concentrici. Sarà un caso ma attorno a quel negozio poi negli anni è spuntata la zona più moderna ed eccitante di Milano. E diabolicamente le due sorelle scompaginavano le carte: i loro gusti puntavano sempre sull’esotico, su stilisti minori, su scelte arditamente minimaliste.

«Sappiamo quello che vogliamo. Ed è importante saperlo perché poi è più facile ottenerlo»: la storia ha dimostrato che le cose per loro sono andate davvero così. Ora però la coppia non c’è più. E per Milano è come perdere qualcosa di più che non solo Franca. È perdere quella miscela incredibile che loro due garantivano. E c’è da scommettere che alle prossime sfilate quella sedia vuota getterà un po’ tutti nel panico: cosa sarà la moda senza l’occhio di Franca Sozzani?

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