Si torna in campo

Gli otto bergamaschi in Serie A che non giocano all'Atalanta

Gli otto bergamaschi in Serie A che non giocano all'Atalanta
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Bergamaschi d’Italia, a voi. Su il sipario del campionato ed eccoli, i ragazzi delle nostre province, nati qui e diventati grandi là, lontano da Bergamo. C’è chi è già un campione affermato e chi un pulcino ancora un po' spelacchiato, ma è certo che si farà anche se ha le spalle strette. Ecco una carrellata su tutti quelli della Serie A nati dalle nostre parti, esclusi, ovviamente, i tanti bergamaschi in forza alla Dea.

 

ANDREA LAZZARI (Carpi)

Eh, il caro vecchio Lazzari. Svincolato, ha ricevuto l’offerta del Carpi e certo non poteva dire no. L’aveva sondato anche l’Atalanta, ma alla fine il centrocampista ha scelto una destinazione nuova, un’altra avventura. Per ora ha vinto molte sfide. Quando stava all’Atalanta, da ragazzo, segnò cinque gol alla Juventus in una partita di Coppa Italia (cinque diviso due: andata e ritorno), poi l’esperienza (positivissima) con il Cagliari, quella con la Fiorentina, e poi l’Udinese. Questa è la sua ottava stagione di fila nel massimo campionato.

 

JACOPO SALA (Verona)

Lo vuole il Napoli, ma per ora è un centrocampista del Verona. E, soprattutto, uno dei gioielli tutti italiani del mercato. Comincia con l’Atalanta, figurati. E poi? Lo vogliono Manchester United e Chelsea. Tira e molla, alla fine va coi Blues (a 15 anni e per 350mila euro). Passa all’Amburgo e segna un gol, il primo in Bundesliga, contro il Bayern Monaco. Ha già 10mila fan su Twitter.

 

RICCARDO MONTOLIVO (Milan)

Montolivo da Caravaggio è tornato in campo col Milan dopo un infortunio. E oggi ricorda l'esordio tra i grandi: era il 2003, la partita era di Coppa Italia, giocava nell’Atalanta e andava all’Esperia. Poi è diventato grande, ha conquistato la Nazionale giocando nella Fiorentina con cui ha giocato sette stagioni. Doveva essere il faro di Cesare Prandelli agli ultimi Mondiali, quelli in Brasile, ma un infortunio vigliacco lo ha costretto a casa.

 

MANOLO GABBIADINI (Napoli)

Di Calcinate, Manolo è stato l’ultimo grande caso di mercato. A gennaio lo volevano tutti perché faceva un sacco di gol con la Sampdoria. Alla fine è andato al Napoli (e non ha certo smesso di segnare). Quando era piccolo lavorava a Bagnatica nell’officina degli zii. Aveva chiesto lui di essere assunto, gran lavoratore, dicono, e anche in campo è sempre stato così. Noi che lo conosciamo non ci stupiamo: il calcio in casa Gabbiadini è di famiglia. La sorella, Melania, ha vinto pure due Palloni d’Oro.

 

SIMONE COLOMBI (Palermo)

Di Seriate, cresciuto nell’Oratorio Zandobbio, Simone adesso sta al Palermo. Fidanzato, riservato, appassionato di cinema, Colombi ha girato in lungo e in largo: Pergocrema, Alessandria, Juve Stabia, Modena, Padova, Carpi. E Cagliari, naturalmente, che lo ha girato in prestito ai rosanero. Lui sta lì, aspetta il suo turno. Pronto a parare.

 

ANDREA BELOTTI (Torino)

Cresta di gallo, canto del cigno (quando si muove in area), un altro di quelli che vogliono tutti è lui: Belotti nostro. Di Calcinate, ha appena firmato per il Torino. È un colpo, il più oneroso nell’era di Cairo. Qualche tempo fa quelli di Goal.com hanno scritto un pezzo: 10 cose da sapere su Belotti. Una è questa: agli allenamenti con l'Albinoleffe la nonna gli portava un panino col salame per recuperare le forze...

 

ALBERTO BRIGNOLI (Sampdoria)

Lui è di Trescore Balneario, fa il portiere nella Sampdoria ma è della Juventus. Su Twitter il profilo è bello. Dice: «Credo nei sogni e nelle persone che mi permettono di realizzarli». La foto del profilo è quella del papà, che faceva il portiere anche lui. La vita di Alberto è fatta di sacrifici. Non a caso prima di fare il portiere correva in bicicletta.

 

DAVIDE ASTORI (Fiorentina)

Il giorno che la nazionale di Cesare Prandelli affrontò il Pontisola disse: «Sono emozionato, sono cresciuto lì prima di andare nelle giovanili del Milan». Nato a San Giovanni Bianco, difensore come non ce ne sono più, Astori è stato a lungo un caso di mercato. Lo volevano tutti. L’anno scorso dal Cagliari è passato alla Roma. Quest’anno è alla prima stagione con la Fiorentina. Ma il cuore è sempre quello del bergamasco che si scioglie coi ricordi: «Erano anni bellissimi, vissuti positivamente, per un ragazzo non c'era esperienza migliore». E quando gli hanno chiesto cosa gli mancasse di più degli anni a Ponte San Pietro Astori ha risposto: «Il tè del magazziniere Manzoni: il più buono degli ultimi vent’anni».

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