Cronaca di morti annunciate

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Caro direttore, caro Ettore.

Orrore, sdegno e tanto, tanto dolore. Esistono in casi simili parole adatte per esprimere una emozione devastante? Non credo affatto. Ci sono cose che tolgono il fiato ad esprimerle e fanno vacillare la penna, anche se digitale come modernità pretende, di chi scrive. Questa è una cronaca di morti annunciate per parafrasare Marquez e non esistono né spiegazioni accademiche, né proclami ufficiali per mitigarne tutta la tragica enormità.

Sì, direttore, affermo questo perché domani o dopodomani, raffreddati gli animi, questa tragedia che è la tragedia di tutti e di ognuno diventerà certamente libero territorio di caccia dei politicanti, degli opinionisti e dei saccenti avidi di protagonismo da talk show. Me li vedo già, incravattati gli uni, fintamente casual gli altri a dare fiato a parole vuote e prive di senso perché orfane dei fatti. Ecco, i fatti: quelli che sono venuti a mancare e continuano a non essere attuati, esiziale per un Occidente, per una Europa che sta soccombendo sotto i colpi di pazzi scatenati.

Ma questi folli sono stati per caso seriamente e con azioni determinanti messi nelle condizioni di non nuocere? Non lo credo per niente, dato che è sotto gli occhi di tutti l’ignavia con la quale si sta affrontando questa guerra vera e propria che non conosce limiti, che colpisce a caso e non risparmia nessuno. La diplomazia, si invoca la diplomazia, il dialogo. Ridicolo: con simili bestie esiste una possibilità qualsiasi di mediazione, c’è forse un strada qualunque per aprire trattative? Se la diano una volta per tutte questa fondamentale risposta i nostri governanti europei, evitando buonismi insensati e senza giocare troppo col fuoco perché com’è noto a essere incauti col fuoco prima o poi ci si brucia.

Adesso Parigi, e domani a chi toccherà? Basta con i discorsini pettinati e precotti come la sceneggiatura di un pessimo film oltretutto stravisto. Noi stiamo vivendo un’emergenza e questa situazione nasce dal fatto che una precisa regia politica giorno dopo giorno ha preteso di abituare in pochi anni la gente a un flusso migratorio che non è stato mai sotto controllo. E adesso i risultati sono sotto i nostri occhi in tutta la loro mostruosa dimensione. Ci dicono che dobbiamo distinguere tra Islam moderato e non: mi spieghino nel concreto in che modo possiamo censire il vicino di casa che viene da quei Paesi. Mi vedo fargli un’intervistina del genere: "Scusi, lei è un fondamentalista oppure no? Appartiene alla categoria di quelli che si fanno saltare in aria per la propria fede, oppure si è sufficientemente occidentalizzato e vuol vivere in pace?".

Andiamo! Caro Ettore, vorrai perdonare questo mio sfogo, ma forse solo a caldo si riesce ad essere sinceri fino in fondo. Un carissimo amico di Bergamo mi ha detto poco fa che ha pianto per due ore e io ho cercato di confortarlo non sapendo bene come, straziato anche io. Però pur rifiutando il ruolo di Cassandra devo confessare che tanto, tanto tempo fa, in epoche non sospette per usare un luogo comune, avevo immaginato come gli stessi che ci lavavano il vetro della macchina presto ci avrebbero sparato addosso. Sta accadendo.

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