Dea stanchissima, tifo da scudetto

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La sosta del campionato giunge provvidenziale per l’Atalanta, brutta e inguardabile, sconfitta con pieno merito da un Cagliari tignoso, anche falloso causa ignavia del pessimo Maresca, ma vigoroso quanto basta per mettere a massimo profitto la punizione di Barella deviata da un irriconoscibile Pasalic. È evidente che lo choc causato dall’eliminazione ai rigori in Europa League non sia stato ancora metabolizzato dal gruppo Gasp. È naturale che sia così: la beffa danese è stata atroce per una squadra che avrebbe meritato di accedere alla fase a gironi se non fosse stata così sciupona da perdere tutto dal dischetto. Ma, ormai, questa è acqua passata e, per certi versi, il secondo ko consecutivo interno con i rossoblù che a Bergamo avevano già vinto anche nella passata stagione, può rivelarsi catartico in futuro.

Nessun dramma. Lenta, arruffona, senza fiato la Dea ha mostrato la corda e, forse, non poteva essere altrimenti, essendo stata costretta alla terza partita in sei giorni (lunedì scorso la Roma; giovedì a Copenaghen con i supplementari e i rigori, stasera il Cagliari). Nessun dramma, nessun cattivo pensiero deve accompagnare i nerazzurri allo stop del torneo che Gasperini sfrutterà per ricaricare le pile e ripartire pancia a terra.

Claudio libero. Chi ha vinto la partita fuori campo è stata la tifoseria, a cominciare dalla Curva Nord che già sabato aveva dato un saggio del proprio attaccamento alla squadra presentandosi in massa a Zingonia. Il pubblico di Bergamo è da scudetto e sarebbe ora che in mezzo alla sua curva tornasse finalmente Claudio Galimberti. "Siamo tutti con Claudio", recita lo striscione che, a ogni partita dell’Atalanta, ricorda quanto grande sia l’ingiustizia perpetrata contro il Bocia. E, sino a quando quest’ingiustizia non sarà stata cancellata, non smetteremo di protestare. Siamo tutti con Claudio. Sempre di più e sempre più in tanti.

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