Il carabiniere bergamasco Filippo Salvi ricordato dopo la cattura di Messina Denaro
Il 36enne di Botta di Sedrina è scomparso nel 2007 durante un'indagine finalizzata proprio alla cattura del latitante
«In particolare, dedico questo successo al nostro maresciallo...». Nel suo racconto sulla cattura di Matteo Messina Denaro, il colonnello Lucio Arcidiacono ha voluto ricordare anche Filippo Salvi, 36enne di Botta di Sedrina scomparso il 12 luglio 2007 a Bagheria - in provincia di Palermo -, caduto in un burrone mentre piazzava una telecamera sul Monte Catalfano tra Aspra e Mongerbino.
Non una indagine qualunque, bensì finalizzata proprio alla cattura del latitante Messina Denaro. Anche se, quindici anni fa, non era stato possibile rivelarlo. Per i carabinieri del Ros era "Ram", un soprannome affibbiatogli per la sua vasta preparazione nel settore dell'informatica. La sua morte, come dimostrano le parole di Arcidiacono, fa male ancora oggi, anche nel giorno che ha visto ripagati tutti i sacrifici degli agenti.
Chi era Filippo Salvi
Filippo Salvi era originario di Botta di Sedrina, in Valle Brembana, ma aveva sempre dimostrato un profondo amore per la Sicilia e una forte ambizione nella lotta contro la mafia. Lavorava da dieci anni nel Ros, il Raggruppamento operativo speciale. La sua fotografia è tutt'oggi presente nei reparti anticrimine di Palermo e Marsala.
I suoi compagni della Sezione Anticrimine di Palermo, qualche anno fa, gli hanno dedicato una toccante lettera. «Era il "polentone" più "terrone" che abbiamo conosciuto - scrivevano -. È vero, lui era più siciliano di noi, amava la nostra terra forse più di noi. Rideva sempre, e chiacchierava tantissimo».
Anche in Bergamasca viene ricordato come un uomo pieno di vita, solare e capace di farsi voler bene da tutti. Lo scorso anno, amici e colleghi hanno installato una bandiera tricolore proprio nel punto in cui Salvi ha trovato la morte. A Sedrina, invece, è stata dedicata una piazza a sua memoria.