«La musica è una dimensione dell'anima»

Dettori, il magistrato che sogna di fare (solo) il direttore d'orchestra

Dettori, il magistrato che sogna di fare (solo) il direttore d'orchestra
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«La musica è una dimensione dell’anima. Se uno nasce musicista, morirà musicista, anche se non dovesse fare il musicista nella sua vita». Gianluigi Dettori, cagliaritano e 50 anni da compiere, è nato musicista e morirà musicista. Ma, nel frattempo, ricopre dal 2012 il ruolo di sostituto procuratore a Bergamo. Reati, indagini, un mare di scartoffie e di burocrazia, pagine e pagine da studiare. Ma nella sua testa risuonano sempre le note della lirica. Una passione che arriva da lontano: «Mia madre dice sempre che ho iniziato prima a cantare che a parlare. Per questo, quando avevo 12 anni, chiese a mio zio di portarmi a vedere la Tosca. “Ma figurati, si addormenta dopo un quarto d’ora”, le ha risposto. È finita che io l’ho vista fino alla fine e lui si è addormentato (ride, ndr)». Sabato 6 aprile, alla chiesa di San Fedele Martire a Calusco (ore 20.30), Dettori eseguirà lo Stabat mater di Gioacchino Rossini dirigendo l’orchestra sinfonica dei Colli Morenici di Mantova e il Gruppo Corale Icat - Città di Treviglio. Perché il pm, a tempo perso, è un direttore d’orchestra.

 

 

Ha studiato al conservatorio?

«Sì, composizione. Andavo al liceo la mattina e al conservatorio il pomeriggio. Sono stati anni bellissimi ma duri. E infatti, purtroppo, non ho mai concluso gli studi musicali».

Come mai?

«Quando ho iniziato l’università, non sono più riuscito a reggere il doppio impegno. Ma siccome sono sardo e son testardo, ho appena ripreso gli studi per diplomarmi in Composizione».

Qui a Bergamo?

«No, a Cagliari con il maestro Guaragna, lo stesso con cui iniziai quando avevo 14 anni».

Si dice sia un mestiere “disperato” quello del direttore d’orchestra.

«Sì, assolutamente. È per questo che alla fine decisi di dedicarmi agli studi in Giurisprudenza».

E come trova le orchestre da dirigere?

«Dipende. Inizialmente è stato l’amico e maestro Bruno Santori ad “accompagnarmi” in questo percorso. Poi, avendo seguito il corso per direttori d’orchestra, sono entrato nel giro. Le conoscenze, ovviamente, sono fondamentali in questo mondo».

Quello che farà il 6 aprile a Calusco per la Fondazione Gian Maria Mazzola non è il suo primo concerto in Bergamasca, giusto?

«No. Il primo concerto fu nel 2013, in occasione del ventennale della morte di Falcone e Borsellino. Poi, l’anno scorso, ho eseguito il Requiem di Verdi in Duomo quando passò da Bergamo la salma di papa Giovanni XXIII. Un’emozione enorme».

Bergamo vanta un grande compositore: Donizetti.

«Lo adoro. Credo che abbia composto...

 

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