Cosa dice il comico Dieudonné fermato per apologia di terrorismo

Apologia di terrorismo. È questa l’accusa nei confronti di Dieudonné, il discusso comico francese considerato antisemita, che oggi è stato posto in stato di fermo di 24 ore, prolungabile fino a 48, una norma prevista dalla legge francese. Le foto della polizia che lo interroga a casa sua, alle 7 del mattino, davanti ai suoi figli, è subito apparsa sulla pagina facebook ufficiale di Dieudonné.
Domenica scorsa Dieudonné ha partecipato alla marcia di Parigi, poi una volta a casa ha postato su facebook la frase “mi sento Charlie Coulibaly”, un gioco di parole che mette insieme il nome del giornale satirico colpito dall’attentato del 7 gennaio e il cognome di uno dei terroristi, Ahmed Coulibaly. E Diudonné non è l'unico a essere finito nei guai per dichiarazioni sulla strage di Parigi. A Nizza un uomo ha urlato “100% Kouachi” alla polizia ed è stato arrestato e giudicato per direttissima. Così come un 30enne di Strasburgo che ha pubblicato su Facebook una foto di un kalashnikov posato per terra e circondato da messaggi di gioia, con riferimento all'assalto al settimanale satirico.
Ma il caso di Dieudonné è del tutto particolare, perché da tempo è nel mirino delle autorità francesi, che lo tengono d’occhio e lo ritengono un personaggio pericoloso.
Chi è Dieudonné. Dieudonné M’bala M’bala è un comico francese di origine camerunese. Ha 48 anni e qualcuno dice sia figlio di madre ebrea, quindi, tecnicamente, sarebbe ebreo per via della successione matrilineare della discendenza ebraica. Ma le origini della sua genealogia sono confuse e pare che la notizia della sua discendenza ebraica sia stata fatta circolare ad hoc negli anni scorsi per enfatizzare la figura del comico. Di certo ci sono le posizioni politiche di Dieudonnè, fortemente antisioniste, punto fermo delle sue idee politiche, spesso confuse a torto o a ragione con l’antisemitismo. Fino a poco temo fa era idolatrato dalla sinistra, ma lui recentemente ha fondato un partito più a desta del Front National di Marine Le Pen. Il punto fermo nella sua idea politica è l’antisionismo militante.
I suoi discussi spettacoli. Nel 2003 iniziò a dare scandalo, travestendosi da ebreo ultraortodosso durante un suo spettacolo su France 3, che si conclude con l’urlo “IsraHeil!”. Nella sua carriera si è travestito da ebreo ultraortodosso, con il cappello nero a larga tesa e i caratteristici peyot (i boccoli) ai lati delle orecchie, si è travestito di Hitler. Più volte ha giocato con le parole, ottenendo risultati che hanno urtato la sensibilità di molti, come quella volta che in un suo spettacolo usò ripetutamente la parola “Shoananas” (Shoah e ananas). La sua carriera televisiva si conclude molto presto, i suoi spettacoli non sono giudicati opportuni e per questo vengono gradualmente eliminati dai palinsesti televisivi. Per ridere delle battute di Dieudonné la gente ha dovuto andare a teatro, e su internet. Bersaglio della sua satira e della sua comicità fatta di parole, sono tutte le religioni, oltre agli africani. Di qui le accuse di razzismo. Dieci anni fa, nel 2005, l’invenzione del suo gesto più famoso, che gli è costato otto condanne per incitazione all’odio razziale e una multa di trentamila euro, mai pagati: la “quenelle”.
La quenelle, il suo gesto più famoso. “Quenelle”, in francese significa polpetta, ma il gesto è stato interpretato dalla comunità ebraica come antisemita. Si tratterebbe, secondo loro, di un saluto romano al contrario, cioè con il palmo della mano rivolto verso l’alto. Per Dieudonnè è una rivisitazione del dito medio alzato, da considerare come un gesto contro il sistema. Da quando Dieudonné lo fece per la prima volta, sono stati tantissimi a imitarlo. La quenelle è arrivata sui campi di calcio, negli ambienti militari, in quelli politici (tempo fa circolava una foto prontamente ritirata di Jean Marie LePen mentre si cimentava nel gesto), e via via è diventata un fenomeno di costume. Oggi tutti in Francia sanno che cos’è e spesso per goliardia replicano il gesto, magari senza conoscerne il vero significato.
Grazie anche alla quenelle attorno alla figura di Diudonné si è sviluppato un vero e proprio business. Gadget di vario tipo, come magliette e custodie per iphone, sono vendute nei foyer dei suoi spettacoli, avendo generato nel corso degli anni un giro d’affari giudicato da molti illegale. Dieudonné è finito nel mirino del fisco francese con l’accusa di aver riciclato 400 mila euro di guadagni spedendoli in Camerun.
I precedenti. L’anno scorso, sempre a gennaio, il governo francese invitò prefetti e sindaci a impedire lo svolgimento degli spettacoli di Diudonné per i loro contenuti antisemiti, ma il comico fece ricorso in tribunale, forte della conoscenze della letteratura giuridica che riferisce di una quindicina di casi negli ultimi anni in cui gli avvocati sono riusciti a far annullare i provvedimenti in nome della libertà d'espressione. Il tribunale diede ragione al comico, dato che in precedenza lo spettacolo non aveva causato problemi di ordine pubblico. Ma il Consiglio di Stato francese, ribaltando la sentenza del tribunale amministrativo, decise di mantenere il divieto. Un precedente pericoloso, quello delle censura dello spettacolo, secondo la Lega dei diritti dell'uomo, secondo la quale i “divieti preventivi” avrebbero potuto "far nascere attorno a Dieudonnè un'ondata di solidarietà in reazione, da parte di chi si considera in qualche modo oppresso
La lettera. Prima di essere messo in stato di fermo, Dieudonné ha scritto una lettera al ministro dell’interno francese Bernard Cazeneuve. Come spesso accade ai comici la lettera è seria e Dieudonné spiega il motivo del suo sentirsi Charlie e Coulibaly allo stesso tempo. Questo il testo tradotto in italiano:
Ieri, eravamo tutti Charlie. Stavamo camminando tutti in piedi per le nostre libertà. In modo da potere continuare a ridere di tutto.
Tutti i rappresentanti dello Stato, lei compreso, stavano camminando insieme nella stessa direzione.
Però quando sono tornato a casa, mi sono sentito molto solo.
Da un anno, lo Stato mi ha preso come bersaglio, e cerca di eliminarmi in ogni modo.
Linciaggio mediatico, interdizione dei miei spettacoli, verifiche fiscali, ufficiale giudiziario, perquisizioni, accuse… Più di ottanta procedure giudiziarie si sono abbattute su di me e sulla mia famiglia.
E lo Stato continua a rovinarmi la vita. Ottanta procedure giudiziarie.
Da un anno, mi state trattando come se fossi il nemico pubblico numero uno, mentre io provo solo a fare ridere la gente, e farla ridere della morte, dato che la morte ride di noi, come lo sa Charlie, purtroppo.
Anche se da diverse settimane ho proposto la pace più volte e sotto la vostra autorità, rimango però senza risposta da parte vostra.
Però appena mi esprimo, non cercate di capirmi, non volete ascoltarmi. State solo cercando scuse per censurarmi. Mi state considerando come se fossi Amedy Coulibaly, invece io non sono per niente diverso da Charlie.
Si potrebbe pensare che le mie parole, a voi non interessino, salvo per male interpretarle, con cattiva fede, per indignarvi meglio.
Signor Ministro, siccome sembra che adesso lei mi stia ascoltando, le ricordo che:
Io propongo la pace.
Dieudonné M’bala M’bala