Integrazione

Dopo trent'anni, Boubacar Dieng di Ponte San Pietro è finalmente un cittadino italiano

Decenni di attesa, ma ora il mediatore culturale senegalese ha ottenuto il documento. Continua la sua battaglia per una legge più giusta

Dopo trent'anni, Boubacar Dieng di Ponte San Pietro è finalmente un cittadino italiano
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di Laura Ceresoli

«Io lavoro per i figli del futuro». Queste parole, pronunciate con determinazione da Boubacar Dieng, raccontano molto più di un semplice impegno: sono il manifesto di una vita spesa per l’integrazione, la cultura e il cambiamento sociale.

Una storia che parte da lontano, da Pendao, un villaggio del Senegal, e che oggi si intreccia con quella di Ponte San Pietro dove Boubacar, classe 1971, è diventato ufficialmente cittadino italiano dopo un’attesa durata trent’anni.

Dall’Africa all’Italia

Era il 1993 quando Boubacar mise piede in Europa per la prima volta: «Il mio primo approdo fu in Austria, grazie a un visto, ma ben presto decisi di trasferirmi a Ponte San Pietro, dove risiedeva già un cugino», racconta. Qui iniziò il suo percorso di integrazione, fatto di incontri, amicizie e impegno.

Tra le persone che segnarono i suoi primi anni in Italia ci fu la famiglia di Bertha Bayon, molto attiva nella vita sociale del paese. Dopo un periodo tra Napoli e Foggia, nel 1998 fece ritorno in provincia di Bergamo, dove trovò una comunità più aperta all’accoglienza e all’inclusione.

L'impegno nell’Isola per l’integrazione

Verso la fine del 2000, Boubacar partecipò a un corso per mediatori culturali organizzato dall’Enaip. Fu qui che conobbe un gruppo di persone animate dallo stesso spirito di apertura e collaborazione. Insieme diedero vita all’associazione “Il mondo nell’Isola”.

Mirvjen Bedini, ex consigliere comunale di origine albanese e cittadino italiano dal 2009, ricorda bene quei momenti: «Conobbi Boubacar verso la fine del 2000, durante un corso per mediatori culturali organizzato dall'Enaip, dove Bertha era una delle relatrici. Dopo il corso, decidemmo di fondare il gruppo “Il mondo nell'Isola”. Questo nome fu scelto per rappresentare le diverse nazionalità che convivevano nell’Isola (...)

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