Douglas Kirkland, il fotografo delle leggende di Hollywood
Douglas Kirkland. Canadese di Toronto. 80 anni qualche giorno fa. Perfetto il titolo della mostra che Venezia, in concomitanza con quella del Cinema, gli dedica a partire da domani e fino al 6 settembre: A life in pictures, ossia una vita in foto. È prodotta da Vanity Fair, la rivista che già sei anni fa gli aveva organizzato una retrospettiva alla Triennale di Milano. Per l’evento veneziano c’è anche la collaborazione dell’Istituto Luce Cinecittà, e anche questo fa parte del personaggio, che appartiene decisamente alla storia almeno da quando, nel 1961, fotografò per Look Magazine Marilyn Monroe avvolta in lenzuola bianche come in una cornucopia.
Perfetto anche il timing: Kirkland è uno dei più rinomati fotografi di scena - i professionisti che riprendono il back stage, fissano le sequenze mentre vengono girate, gli attori, i tecnici e i registi nei momenti in cui lavorano o si riposano. Titanic, Odissea nello Spazio, sono solo i primi titoli che vengono in mente.
Di lui si può dire che ha fotografato il top del mondo: gli artisti più famosi, i momenti e i personaggi della moda che hanno segnato epoche (è riuscito perfino a fermare un sorriso di Coco Chanel), le vicende mondiali in cui tutto sembrava precipitare. Dove la perfezione accadeva, lui c’era sempre, come se i momenti topici del mondo lo domandassero. Life, la rivista che ha cambiato l’idea stessa dei servizi fotografici su rotocalco, non poteva non averlo fra i suoi inviati di punta.
Ha vinto tutto il vincibile. È anche un docente e un conferenziere affascinante. Uno di cui ci si può fidare ciecamente: nitido, mai una sbavatura, come ti immagini che una cosa dovrebbe venire lui la fa. E perfino meglio.
Elizabeth Taylor
Elizabeth Taylor
Elizabeth Taylor
Elizabeth Taylor
Audrey Hepburn
Audrey Hepburn
Audrey Hepburn
Audrey Hepburn
Brigitte Bardot
Brigitte Bardot
Brigitte Bardot
Brigitte Bardot
Coco Chanel
Coco Chanel
Coco Chanel
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E tuttavia si capisce, anche scorrendo i pezzi necessariamente elogiativi di chi ne scrive in questi giorni di ricorrenza quasi biblica («Ottanta per i più robusti» sono gli anni della vita secondo il salmista) che a lui si potrebbe attagliare perfettamente l’appellativo che fu di Gaetano Belloni, ciclista degli anni Venti noto per arrivare sempre dietro a Girardengo: «l’eterno secondo».
Le foto fatte a Marilyn ne hanno lanciato il mito. Ma Marilyn “è” di Bert Stern. I ritratti dei personaggi della moda e dello spettacolo sono - lo si è già detto - perfetti: ma Kirkland non è Richard Avedon (e neppure Irving Penn); i servizi su Life? Bellissimi. Ma Robert Capa o David Douglas Duncan sono su un altro pianeta.
E va bene così. Se è riuscito a continuare a lavorare a livelli altissimi pur in presenza di tanti mostri sacri vuol dire che Mr Douglas Kirkland è, oltre che un grande fotografo, una persona seria e perbene.
In un suo scritto autografo dice che gli piace «creare la bellezza, trovarla e mostrarla al mondo nel modo più positivo possibile». È vero: la bellezza c’è tutta nelle sue immagini. Le (o gli, al fotografo) manca solo, per dirla con Harald Bloom, il sublime.
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