I due che scalano l'èrba giassàda

Dry tooling, liberamente tradotto in bergamasco: èrba giassàda. Nella serata di venerdì 27 novembre, all'Auditorium Modernissimo di Nembro, ore 21, per il Grande Sentiero, Ennio Spiranelli e Jakub Radziejowski parleranno di questa particolare tecnica di alpinismo, che prevede l'utilizzo di strumenti da ghiaccio su terreni misti. Il bergamasco e il polacco, che si sono conosciuti in Alaska nel 2002, si avvicenderanno al microfono per raccontare le loro particolari esperienze in relazione a questo tipo di arrampicata.
Ennio Spiranelli




Ramponi e piccozze sull'erba ghiacciata. L'alpinista polacco parlerà in particolare dell'arrampicata sui Monti Tatra, caratterizzati da freddo durissimo e zone erbose assai ripide. Spiega Ennio: «Si sale con piccozze e ramponi, anche sull'erba ghiacciata. Il nome dry tooling è stato coniato proprio per definire l'uso di attrezzatura da ghiaccio su terreni anche asciutti (dry): si passa dal ghiaccio alla roccia, fino all'erba ghiacciata. Da questo spunto ho pensato di ribattezzare la tecnica con un termine nostrano: èrba giassàda». Nelle Orobie Spiranelli ha aperto diversi itinerari seguendo questo stile: nella serata si parlerà anche di questi percorsi bergamaschi, come preambolo al racconto di Jakub, incentrato invece sulla salita dei Monti Tatra, al confine tra Polonia e Slovacchia.
Ennio e la ricerca di posti inesplorati. Ha cominciato a frequentare la montagna andando a caccia col padre, poi nel 1978 si è dato all'alpinismo vero e proprio. «Ho iniziato ad arrampicare grazie ad amici più esperti, seguendo il classico percorso di crescita: grandi salite sulle Dolomiti e sulle Alpi, poi sono stato tre volte in Pakistan, in Groenlandia, in Alaska, alle Isole Svalbard. Principalmente mi sono dedicato alla ricerca di posti inesplorati: in Pakistan e Groenlandia ho trovato le vie più interessanti. Sulla Presolana ho aperto una quindicina di vie, sia in estate che in inverno, e alcune sono diventate itinerari classici. Sono particolarmente legato ad alcune di esse: la via A Federico, la Grande Grimpe sulla parete nord, la via In cammino con Marco e Cornelio e la Piantobaldo che mi ha permesso di vincere insieme a due amici (Yuri Parimbelli e Tito Arosio) il premio Dalla Longa nel 2011». Ennio ha sempre vissuto l'ambiente alpinistico a 360 gradi. Ha partecipato a vari trofei di scialpinismo: il Mezzalama, il Parravicini, il Sellaronda. «Poi ho fatto arrampicata sportiva e su cascate di ghiaccio: ho frequentato l'ambiente montanaro in tutte le sue sfaccettature». Tra le salite recenti, l'inverno scorso ha aperto tre vie nuove, che spiegherà alla conferenza di venerdì. Fa parte del Progetto Under 25, sponsorizzato dal CAI di Bergamo, dal GAN (Gruppo Alpinistico Nembrese) e dal CAAI, con la prerogativa di affiancare ai giovani alpinisti figure esperte per portarli in giro a fare salite e crescere, migliorarsi.
Il Club alpino d’eccellenza. Ennio fa parte del CAAI dal 2007: «Si tratta del Club Alpino Accademico Italiano, una branca del CAI a cui non ci si iscrive, per entrare a farne parte bisogna avere un curriculum importante ed essere presentati da altri due membri. C'è una votazione del gruppo territoriale in cui si rientra (sono tre: orientale, centrale e occidentale); se superata, l'assemblea generale nazionale decide se il candidato è idoneo o meno. I membri sono circa 300 in tutta Italia. Per ambire a entrarvi serve un'attività importante su tutto l'arco alpino». Spiranelli è inoltre vicepresidente del Gruppo Alpinistico Nembrese e porta avanti un'attività economica legata all'alpinismo dal 1990: Grande Grimpe (che a dato il nome ad una via di Ennio) è la sua azienda che produce abbigliamento da montagna. In questo modo è riuscito ad abbinare la passione col lavoro.
Jakub “Kuba” Radziejowski




L'alpinista polacco illustrerà invece la sua attività sui Monti Tatra. «Li amo perché sono la mia casa, la mia climbing home; tutto quello che ho imparato, l'ho imparato lì. È probabilmente impossibile spiegare in poche parole qualcosa che si ama, non è vero? Per quanto riguarda la mia esperienza in generale, arrampico da più di vent'anni, principalmente sui Monti Tatra e sulle Alpi, ma ho anche scalato montagne in Alaska, sul Karakorum e in Patagonia; ad esempio il Cerro Torre, il Fitz Roy e altri ancora». Tra le catene montuose italiane, Kuba ha frequentato le Dolomiti, «che sono spettacolari», e l'area del Monte Bianco, «che è ancora più fantastica!».