Gallitelli, l'integerrimo generale che Silvio vorrebbe candidare

«Uno dei migliori vertici dell’Arma dei Carabinieri». Così spiazzando tutti domenica sera Silvio Berlusconi ha lanciato la candidatura di un uomo che pochissimi italiani conoscono ma di cui tantissimi italiani si fiderebbero. Il personaggio in questione si chiama Leonardo Gallitelli, è nato a Taranto nel 1948, è sposato e ha due figli. Inutile cercare aneddoti o dettagli sulla sua vita. Da quando a 19 anni ha scelto di tentare la carriera militare entrando nell’Accademia di Modena, la riservatezza è diventata il suo vangelo. Dopo l’Accademia è seguita la scuola di Applicazione Carabinieri di Roma. E da lì è partita una scalata che lo ha portato passo per passo al vertice dell’Arma, prima come Capo di Stato Maggiore nel 2006 e poi come Comandante generale nel 2009: carica che ha ricoperto sino al 2015. Un profilo istituzionale rigoroso e integro.
La furbizia di Berlusconi. Il perché Berlusconi abbia pensato a un personaggio così, che era già stato sondato in occasione delle ultime Regionali come candidato governatore del Lazio, è facile capirlo. Lui, l’uomo che pensa alla politica guardando ai sondaggi, sa bene che in Italia, che ha visto il crollo di fiducia verso le istituzioni, c’è un’istituzione che ha retto: i Carabinieri. Le ultime rilevazioni di Eurispes dicevano che l’Arma gode della fiducia del 75 per cento degli italiani, seconda solo alla chiesa di Papa Francesco, che è all’81 per cento. Siccome candidare il papa è impensabile e probabilmente creerebbe moti attriti in tante materie, Berlusconi ha cavalcato la seconda opzione. Il generale ha finito il suo mandato, ora ricopre un ruolo nel Coni, dove Malagò lo ha voluto a seguire l’antidoping.
Tutti d'accordo, anni fa. Nel 2009 era stato Berlusconi, allora premier, a volerlo a capo dell’Arma. Ma era stata una nomina applaudita da tutti, per quanto la proposta venisse dal titolare della Difesa Ignazio La Russa, che allora aveva commentato la scelta con queste parole: «Un ufficiale di straordinario valore sulla cui nomina sono stati tutti d'accordo». Anche l'opposizione. In particolare avevano apprezzato i responsabili Difesa e Sicurezza del PD, Roberta Pinotti e Marco Minniti, guarda caso oggi ministri rispettivamente della Difesa e degli Interni. Questo il loro giudizio, allora: «Una scelta eccellente per competenza ed esperienza. Siamo certi che il generale Gallitelli saprà svolgere al meglio il delicato compito al quale è stato chiamato». Difficilmente la pensano diversamente oggi, anche se è stata proprio Pinotti a non confermarlo con un prolungamento della carica nel 2015. Anche l’allora procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso (oggi presidente del Senato è probabile candidato leader della sinistra dalemiana) aveva avuto parole di elogio. Chissà lui invece che ne penserà oggi.
Niente scheletri nell'armadio. Del generale è inutile cercare notizie da dietro le quinte. Lo stesso Dagospia si deve accontentare di una sua foto sostanzialmente di spalle, presa al matrimonio di Attilio Befera, allora capo dell’Agenzia delle Entrate. Del resto come dicevano i suoi colleghi non si è mai concesso distrazionI né tanto meno mondanità. Del generale Leonardo non a caso di diceva che fosse il carabiniere con meno ferie «consumate» in circolazione.