Il giovane imprenditore di Mapello che ridà vita a una dimora del '600

Edoardo Jacobelli, classe 1990, mi aveva avvisata: arrivare a Casa Roncalli – la villa di famiglia che sta trasformando in Casa Vacanze – sarebbe stato meno semplice del previsto. Quella di Edoardo è una carriera iniziata diversi anni fa, quando giovanissimo inizia a prendere confidenza con il mondo del calcio. Una laurea in Scienze Politiche, un master in sport, management and marketing e, da lì, lo stage che lo porta al Modena Calcio, l'avventura a cui Edoardo dedica l'imponente carico di energie e di sogni che i 20 anni regalano: «ho iniziato come dirigente calcistico nei dilettanti, facendo il tutor dei ragazzini della primavera». A quel punto, la sua carriera professionale cresce, si sviluppa in una scalata verso l'alto nel mondo delle giovanili del Modena che lo porta ad affiancare l’allora responsabile del settore Massimo Taibi, ex portiere dell'Atalanta.
Il cambio di rotta. Finché, a un anno dalla firma di un contratto a tempo indeterminato, quel cammino, per sua volontà, si interrompe: «L’universo del calcio è molto particolare. Mi sono reso conto che tra me e la Società non esisteva alcun progetto condiviso, ho sentito il bisogno di voltare pagina. Chi mi circondava mi dava del pazzo, nessuno concepiva la mia scelta di abbandonare le prospettive che avevo in cambio di un futuro tutto da costruire». Ma Edoardo è sicuro della sua decisione e sicuro di voler reinventare uno spazio professionale a sua misura.








La tenuta storica di famiglia e un'idea. E i confini che ha scelto, attualmente, coincidono con quelli di un tesoro immobiliare che funge da punto d’incontro tra Bergamo, Lecco e Como, un gioiello che vanta fondamenta incastonate nel suolo da più di quattro secoli, in mezzo a un dedalo di viuzze e sensi unici nel cuore di Mapello. È qui che, dall’agosto scorso, Edoardo sta curando ogni sfumatura del suo nuovo progetto per il futuro: fare della storica villa di famiglia una casa vacanze con tutti i crismi. E nella sua impresa, ci tiene a precisare, non è solo. Schierata al suo fianco c’è la mamma Giovanna: «Questa casa appartiene alla sua famiglia, è soprattutto grazie al suo aiuto se ho potuto intraprendere l’attività. Grazie al suo aiuto e a quello del suo marito Marco. Ma anche grazie a quello di mio padre Xavier, della sua compagna Cecilia, di mia sorella Marialuisa e di mia nonna Luisa». C’è molto rosa, dunque, nel tocco che ha riportato una meravigliosa villa in superficie e l’ha sottratta dall’angolo in cui si nascondeva da troppo tempo. «Negli ultimi anni avevamo smesso di preoccuparcene, eravamo abituati a viverla più che altro come casa per le feste d'estate». Un vero peccato, considerando che mentre chiacchieriamo, dalla finestra posso ammirare un elegante gazebo al centro di un giardino innevato che sembra uscito direttamente da una favola.








Un sodalizio tra business, famiglia e storia racchiuso nei tre appartamenti che accoglieranno a breve i futuri ospiti di Casa Roncalli; ossia tutti coloro che vorranno sottrarsi alla confusione delle vicine Bergamo e Milano senza distanziarsene troppo, e quegli altri ancora che vorranno dare un’occhiata alle valli bergamasche, magari concedendosi una pausa-caffè al vicinissimo Sotto il Monte, paese natale di Papa Roncalli. «Mi ero sempre e solo occupato di calcio, per me quest’avventura è un viaggio in un mondo completamente diverso. Mi sono messo alla prova, ho imparato qualcosa da tutti quelli che hanno messo piede qui dentro: dal giardiniere, dall'imbianchino, all'elettricista. Sto anche affrontando il problema dell'arredamento – scherza – perché doversene occupare è meno facile del previsto». A giudicare dal gusto caldo e accogliente del Rustico (il primo appartamento ad essere stato concluso), comunque, può esserne certo: se la sta cavando alla grande.
Verso il futuro. Così, mentre la creatura di Casa Roncalli attende di farsi conoscere dal pubblico e compie i primi passi nel mondo del web, Edoardo si divide tra le mattinate passate qui e i pomeriggi trascorsi a lavorare per un'agenzia immobiliare, per non rinunciare alla sua indipendenza. E se gli si chiede di tracciare il quadro di un ipotetico se stesso tra dieci anni, non ha dubbi, si immagina «con una famiglia, con cui vivere qui. E anche se per ora la porta del calcio è completamente chiusa, più avanti, se fosse possibile, mi piacerebbe continuare a coltivarlo come passione». Di spazio per sogni futuri, nell’orizzonte di Edoardo, ce n’è ancora molto. Come l’idea di rimettere a nuovo la piscina della villa, sfruttare l’abitazione per eventi, matrimoni e mostre. Quello che invece non compare mai, ascoltandolo parlare, è l’ombra del rimpianto: «Rifarei tutto, dall’inizio. Il calcio mi ha portato ad essere quello che sono, ma non mi sono pentito di averlo lasciato. Volevo investire completamente su di me, senza dipendere da altre dinamiche, perché sono convinto che non ci sia imprenditore migliore di se stessi».