Un'idea simile c'era già stata nel '63

Il papà della sigaretta elettronica «L'ispirazione? Facendo il bagno»

Il papà della sigaretta elettronica «L'ispirazione? Facendo il bagno»
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C’è chi ne elenca le qualità, i vantaggi per la salute e l’ambiente e la considera l’invenzione del secolo. Per altri, invece, si tratta dell’ennesima bufala, abilmente confezionata così per non lasciarsi scappare tutti quelli che non riescono a uscire dall’incubo del fumo. La sigaretta elettronica è un’invenzione che tutti noi conosciamo molto bene. In questi ultimi anni l’abbiamo vista in bocca ad amici, parenti o semplici conoscenti che con orgoglio e soddisfazione ne aspiravano il vapore dai mille gusti, e con altrettanta vanteria proclamavano di potersi finalmente dedicarsi al piacevole vizio senza più alcun rischio per la salute. Opinioni a parte, la medicina non è ancora riuscita a esprimere un giudizio chiaro e inequivocabile sul tema. Ma un verdetto, prima o poi, arriverà comunque. Aspettando di sapere se queste boccate elettroniche siano sane o nocive e prendendo spunto da un interessante articolo di Repubblica, ecco chi è che ha inventato la sigaretta elettronica.

 

 

Era il 2002. Hon Lik è l'ideatore della sigaretta elettronica e l'ha creata nel 2002. In realtà, stando a quanto spiega Riccardo Polosa, ordinario di Medicina Interna presso l’Università di Catania e direttore scientifico della Lega Italiana Anti Fumo, il primo vero brevetto della sigaretta elettronica risalirebbe addirittura al lontano 1963 per opera dell’americano Herbert A. Gilbert. Ma a quanto pare Gilbert non diede credito alla sua intuizione e non approfondì la questione.

L'ispirazione, in una vasca da bagno. Si arriva così ai primi anni del duemila e il protagonista della vicenda, come già detto, è Hon Lik, un 59enne cinese laureato in Farmacologia che per molti anni si è dedicato allo studio della medicina tradizionale del suo popolo. L’ispirazione per la creazione di questa sigaretta gli è venuta «nella vasca da bagno, attaccandomi al corpo uno di quegli speciali cerotti per smettere di fumare. Avevo provato tutti i metodi, nessuno aveva funzionato: e ho pensato che non mi dava minimamente la stessa sensazione di fumare. Mancava qualcosa: il fumo, innanzitutto. Così ho pensato a una sigaretta che funziona alimentando vapore con la corrente elettrica».

 

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Il rischio diminuito. Il suo obbiettivo, quindi, era quello di «creare la sensazione del fumo. Avevo bisogno di una fonte di energia che alimentasse il vapore è l'elettricità sembrava quella giusta. Il difficile è far stare tutto dentro un minuscolo cilindro. Dentro una sigaretta». Ma alla fine, a quanto pare, è riuscito nel suo intento. Hon Lik definisce la sua invenzione non solo un «nuovo prodotto» ma un qualcosa di rivoluzionario, sperando di «poter lasciare una traccia positiva per l'umanità». Infatti, stando sempre a quanto ha recentemente dichiarato, «se 100 è il rischio di malattie per chi fuma sigarette tradizionali, 5 è il rischio per chi fuma sigarette elettroniche». Una diminuzione notevole e impressionate rispetto ai numerosi rischi di chi si concede il piacere della sigaretta tradizionale.

 

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L'acquisto dell'Imperial Tobacco. Ma c’è un leggero e simpatico paradosso che sembra animare le gesta di questo farmacista. Ha venduto, infatti, il suo brevetto alla Fontem Ventures che è una sussidiaria dell'Imperial Tobacco, una delle più grandi aziende di sigarette al mondo. Qualcosa non torna. Giusto e apprezzabile l’ideale di costruire qualcosa che possa migliorare la salute di tutti quei fumatori incalliti e che non riescono ad abbandonare questo vizio. Ma perché vendere il brevetto della sua invenzione a chi parrebbe essere suo diretto concorrente non solo di mercato ma anche di ideali? Alla domanda  Hon Lik risponde elencando i benefici e i vantaggi della sua sigaretta. Stando a quanto scrivono alcune penne piuttosto smaliziate, la mossa della Fontem Ventures sarebbe un'intuizione di mercato. Acquistando questo brevetto, finanziandolo e portando nel mondo intero la famigerata sigaretta elettronica indurrebbe la gente a continuare a fumare e a rimanere dipendente da questo vizio, con la recondita - e non così insensata speranza - che possa ritornare, un giorno, alle sigarette tradizionali. Ma questo è quello che pensano le malelingue. Un fatto è comunque certo, il fatturato annuo mondiale attorno a questo business è cresciuto da 80 milioni di dollari nel 2010 ai 7 miliardi dei giorni nostri e si calcola che arriverà a 40 miliardi nel 2024.

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