Il Papa è andato in Africa per me

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Stamattina, mentre con gli occhi cisposi e la coperta fantozziana sulle gambe ascoltavo il papa in Uganda, ne ho avuto la prova certa e definitiva. Prova che, con buna pace del signor Popper, potrebbe essere falsificata - in linea di principio perché è una prova scientifica - ma non lo potrà essere in linea di fatto perché è un dato puro e semplice: il papa è andato in Africa per me. Per laetificare iuventutem meam, perché più vecchi si diventa e più bambini si torna. C’è anche la parola: ri[m]-bambi-re.

Da cosa lo deduco, che è andato in Africa per me? Da due frasi buttate lì quasi per caso, che medicano una ferita che data dai tempi del Catechismo e, su su, ai tempi in cui figlie e nipoti ci raccontavano cosa avevano detto loro le catechiste di ultima generazione e infine - a lacerazione ormai necrotica - quando sento cosa si inventano qua e là, per domare i bambini che si preparano alla prima comunione, le maestre di dottrina 2.0.

A tutti costoro il papa ha detto una cosa di una semplicità consolante fino alle lacrime: i bambini: insegnategli a pregare e raccontate la vita di Gesù. Basta.

Basta con l’Essere Perfettissimo Creatore e Signore del cielo e della Terra (papa Sarto, perdonami). Basta con quel che veniva dopo (ma ve lo ricordate cosa abbiamo dovuto imparare? «Perfettissimo significa che in Dio è ogni perfezione senza difetto e senza limiti, ossia che Egli è potenza, sapienza e bontà infinita. Creatore significa che Dio ha fatto dal nulla tutte le cose. Signore significa che Dio è padrone assoluto di tutte le cose. Dio sa tutto, anche i nostri pensieri: Egli è l'Onnisciente. Dio può far tutto ciò che vuole: Egli è l'Onnipotente. Dio non può fare il male perché non può volerlo essendo bontà infinita. Dio ha cura e provvidenza delle cose create e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita».

Basta con le “domandine teologiche” di suor Matilde del Divino Amore (severissima, beata lei) sui misteri della Santissima Trinità e sul Santissimo Sacramento. Son cose - importantissime, fondamentali, ma - che verranno dopo. Il papa, quando gli fanno la domanda: Ma perchè Dio permette certe cose intollerabili, se è così buono? risponde: «Non lo so. Non lo so. Spero di capirlo un giorno. Per adesso guardo la cosa più intollerabile che ci sia, il Crocifisso, lo scandaloso Crocifisso, e spero che in giorno me lo farà capire». Non va bene. Il papa non è bravo a catechismo.

Ma io sto con lui. Perché ha detto: Ai bambini, por favor, raccontate la magnifica, incredibile (no: incredibile no: credibilissima) vita di Gesù. Il vangelo sine glossa - senza fronzoli ulteriori - come diceva Francesco quello d’Assisi. Dunque, ai bambini: insegnate le preghiere quelle belle (quelle senza “Deh!” e raccontate di Gesù. Io, fossi stato responsabile dell’ufficio catechistico diocesano, questo avrei detto da sempre. Grazie Francesco, quello di Buenos Aires.

La seconda è ancora peggio. Era ancora a Nairobi, nello stadio. Ha detto, in quel momento da farci un bassorilievo seriale sulle facciate di tutte le chiese del mondo, nell’istante supremo in cui ha tirato fuori dalla tasca la viacrucisina che non gli fa perdere la speranza (con esta e col rosario, me arreglo como puedo - faccio quello che posso), ha detto una cosa da capogiro: «la carne se cura con la carne».

La carne, quella che il suo Maestro - in Giovanni 6, 63 - ha detto che “non giova a nulla”, bene quella carne che non giova a nulla «se cura con la carne» secondo papa Francesco. E questo - ha aggiunto - il Signore lo sapeva benissimo, tanto è vero che per curare noi ha preso la nostra carne. E quindi anche noi, invece di invitare chi si è perduto ai ritiri spirituali in stanze al neon e senza riscaldamento, invece di chiedere a don Tarcisio di metterci una buona parolina, invece di suggerirgli le letture della buona stampa, invece di tutto questo intollerabile pattume che la parola “spirituale” si vergogna ad esserci attaccata, prendiamo la carne altrui per sanarla. Carne: ciccia, abbracci, tempo, aglianico da paura, giri in centro per negozi. La carne - quella di Cristo, ovviamente, il suo essersi incarnato, la sua carne in noi - giova eccome. Me l’ha detto il papa. Lo ha detto il papa a me singolarmente presente di persona come dice Catarella. Ieri allo stadio, stamattina alle sei, nella messa per i martiri cattolici - o forse da un’altra parte (non lo so, ero ancora mezzo addormentato) -, ma vi giuro che lo ha detto.

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