Con la biotecnologia

Il progetto di un magnate russo per sfuggire alla morte in 4 mosse

Il progetto di un magnate russo per sfuggire alla morte in 4 mosse
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In Russia c’è un uomo che ha un sogno, quello di vivere per sempre. In effetti, non  si può dire siano in pochi a considerare questa faccenda della morte come una grande seccatura. Ma lui è un ricchissimo magnate dei media russo, Dmitry Itskov, e dispone di risorse incalcolabili e fitte trame di contatti da investire nella ricerca del leggendario elisir di lunga vita.

“Un obiettivo più profondo”. Con la fondazione di una media company - la New Media Star - Dmitry Itskov ha salito a gran velocità la china dello strapotere economico, ritrovandosi miliardario a meno di trent’anni. «A un certo punto della mia vita, ho realizzato che, per quanti soldi potessi avere, per quanto bene potessi vivere, non sarei mai stato felice limitandomi a lavorare e a spendere denaro. Sarei invecchiato e alla fine sarei morto. Ho pensato che ci dovesse essere un obiettivo più profondo». Niente meno che sconfiggere entro il 2045 la temutissima Signora con la falce grazie alle armi della biotecnologia.

 

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Sconfiggere la morte in quattro mosse. Il suo progetto è quanto meno molto ambizioso, se non puro delirio. In ultima istanza, Itskov si propone il sovvertimento della natura stessa dell’uomo, costituzionalmente destinato a morire. Eppure il giovane magnate appare del tutto determinato a compiere il prossimo grande passo dell’evoluzione umana, tramite un progetto che prende il nome di “2045 Initiative”. Come spiega il sito 2045.com, l’obiettivo è quello di realizzare le tecnologie necessarie al trasferimento della personalità dell’individuo dal corpo a un avanzato supporto di tipo non biologico, che prende il nome  di “avatar”. Il progetto prevede una tabella di marcia molto precisa. I quattro punti in cui si snoda vanno, in parole povere, dalla realizzazione di un cyborg che riproduca le nostre fattezze – l’avatar - alla dissoluzione di qualsiasi forma di fisicità, così che l’uomo sia finalmente libero di vivere nella sola dimensione digitale, manifestandosi all’occorrenza attraverso la propria immagine, il proprio avatar-ologramma. Il tutto passando, prima, dal trapianto del cervello all’interno del cyborg, poi, dalla riproduzione digitale del cervello stesso. Qualcosa che sembra spingersi ben oltre i confini del futuribile. Allucinata utopia perfino se confrontato con i film di fantascienza di cui gli scenari risultano essere, alla fine, più convincenti: dalla colonizzazione di altri pianeti all’annientamento dell’umanità, dalla creazione di robot senzienti all’arrivo degli alieni.

 

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Perché no? Eppure, nel 2013, Itzkov ha organizzato un meeting a New York, la Global Future 2045 World Conference, dove alcune delle eccellenze nel campo della robotica e della cibernetica hanno partecipato alla presentazione di quanto, almeno oggi, non sembra che l’oracolo di un falso profeta. Fra loro illustri ricercatori di Harward, di Berkley e del MIT, il direttore dell’Intelligent Robotics Laboratory, Hiroshi Ishiguro, e il direttore tecnico di Google, Ray Kurzweil, famoso per le sue profetiche anticipazioni nel campo della cibernetica e dell’intelligenza artificiale. I loro commenti al riguardo si sono concentrati intorno all’opzione del “forse”, e, quindi, non si sono neanche allontanati del tutto da quella del “perché no?”. Immaginiamo la soddisfazione di James Cameron nell’eventualità che “Avatar”, il suo film di animazione primo per incassi nella storia del cinema, ispiri in un futuro molto prossimo un progetto destinato a segnare la fine dell’uomo così come lo conosciamo. È per questo che Itzkov si è circondato di un team di pensatori e filosofi e si è rivolto perfino al Dalai Lama per ottenerne la benedizione.

Una moda da ricchi. Ma come spiega il Daily Beast, Dmitry Itskov non è il solo ricchissimo ad essere salito su quel tram chiamato desiderio di immortalità: Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, ha finanziato laboratori di ricerca per malattie degenerative; Larry Ellison, CEO di “Oracle”, ha investito 430 milioni di dollari per gli ultimi ritrovati anti-età. Bill Gates, invece, resta una voce fuori dal coro: «È un po’ egocentrico che i ricchi finanzino il modo per vivere più a lungo, quando in giro ci sono ancora malaria e tubercolosi». E dire che un tempo Freddy Mercury in Highlander, l’ultimo immortale cantava “Chi vuole vivere per sempre?”. La risposta era nessuno.

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