Intervista a Carmen Consoli La cantantessa che ricama canzoni
Scrive canzoni ricamate, simili alle trine fatte al tombolo dalle donne siciliane. Canzoni vibranti quanto la sua voce. Carmen Consoli, una carriera fatta di successi, di abbandoni e ritorni, come nel caso del suo ultimo album che si intitola non a caso L'abitudine di ritornare. Nel 2010 è stata la prima cantante in assoluto a vincere il premio Tenco, mentre intreccia prestigiose collaborazioni con nomi di spicco del nostro panorama canoro, una fra tutte quella con Franco Battiato con cui ha più volte duettato interpretando anche una propria singolare versione di Stranizza d'amuri. Reduce dalla Notte della Taranta, la "cantantessa", come usa autodefinirsi, ha condotto la Taranta delle Donne nel suo inedito ruolo di maestra concertatrice. In quel contesto sono stati fra l'altro raccolti fondi per dare una mano alle zone recentemente colpito dal disastroso terremoto.
Chi è oggi Carmen Consoli?
«Una donna che ha da poco superato i quaranta ed è molto soddisfatta, felice di celebrare ogni giorno di vita con gratitudine assieme a un figlio meraviglioso. Mi ritengo perciò una donna molto fortunata».
Comporre, cantare: una passione irrefrenabile...
«Una modo per essere come meglio mi piace e di stabilire legami preziosi con gli altri. Sento indispensabile avere un contatto reale con il mio pubblico. Spesso ci parlo e ascolto storie in cui mi riconosco, alle quali partecipo emotivamente».
Molte sue canzoni di impegno sociale affondano il coltello nella piaga. Un modo per toglierselo?
«Non ho paura di conficcare coltelli perché solo conoscendo bene la natura del male possiamo arrivare alla necessaria consapevolezza: è dalla melma che nasce il fiore di loto. Viviamo fianco a fianco con le cose brutte della vita che non possono essere ignorate con il rischio di perderne per sempre il controllo. Se piantare il coltello può essere considerato una specie di autoesorcismo? Può darsi».
Il nostro Paese è ormai un crogiolo di etnie diverse con una serie di problemi inevitabili. Se immaginasse di scrivere una canzone a riguardo, cosa ci metterebbe dentro?
«Sicuramente dipingerei un quadro realista illuminato da riflessione interiore, perfino ai limiti dell'ironia. Forse mi nasconderei dietro una maschera pirandelliana per poter ridere e piangere allo stesso tempo. In ogni caso la mia natura curiosa è attratta da tutto ciò che è diverso e nasconde un universo fatto di problematiche difficili da sondare. Spesso dalla sofferenza e dallo stridore dei conflitti nasce in me uno stato di armonia che si fa suono e canto».
Un altro problema è la violenza sulle donne, argomento oggetto della sua recente composizione La signora del quinto piano.
«Nutro il più assoluto disprezzo riguardo l'assurda subcultura che pretende di averla vinta sul più debole, chi esercita la supremazia di chi "ce l'ha più grosso", di chi alza voce e mani per schiacciarti. Una esibizione muscolare anaerobica che rivela solo fiato corto. Che pena...»
Quale messaggio vuole dare ai tanti giovani innamorati delle sue canzoni?
«Amate tutto quello che decidete di fare e non smettete mai di lottare perché è questo il segreto della felicità. Solo insistendo si avranno i risultati sperati, che arriveranno certamente».
E adesso un salto nel futuro. Quali nuovi voli?
«In questo caso viene fuori la mia natura "di terra" tipica del mio segno zodiacale, la Vergine. Preferisco camminare con i piedi per terra e realizzare i miei sogni. Così in questo modo soddisfo anche la mia indole romantica, di testa perennemente in aria... Non è da me fare progetti. Mai fatti, mi riesce del tutto impossibile. Quel che viene, viene!»