Tradizione e cultura

Intervista a Daniele Savoldelli, "l'ultimo pastore", in vista del Festival del Pastoralismo 2022

Il 14 e 15 maggio a Spirano si comincia con la Festa della pecora gigante bergamasca. Ci sarà anche il giovane di Schilpario, che si è raccontato

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Il suo nome è Daniele Savoldelli ed è uno degli ultimi pastori che di anno in anno, in Bergamasca, tengono viva una tradizione secolare, quella della transumanza alpina. Ci sarà anche lui i prossimi 14 e 15 maggio alla prima Festa della pecora gigante bergamasca, prima tappa del Festival del Pastoralismo 2022 e che si terrà al PalaSpirà di Spirano. Che anche quest'anno, in un'articolata kermesse itinerante che proseguirà fino all'estate, riporterà in pianura la cultura legata alla migrazione annuale di ovini e bovini dalle valli alla pianura.

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Pastore di terza generazione e originario di Schilpario, in Val di Scalve, ha raccontato al Giornale di Treviglio (e a PrimaTreviglio), in una lunga intervista, quello che è il pastoralismo secondo lui: non solo un lavoro, ma un vero e proprio stile di vita. In questi giorni si trova nel Parco del Serio, nelle campagne tra Cologno, Morengo e Bariano.

Quando ha iniziato a fare questo lavoro?

Ho iniziato a fare il pastore appena terminata la scuola, a 16 anni. Ora ne ho 41 quindi sono ben 25 anni che svolgo questo lavoro, nonché una passione».

Ha ereditato l'attività da qualche parente?

«Si, è un lavoro appartenente alla mia famiglia da tre generazioni. Ha iniziato mio nonno, poi ha proseguito mio padre ed infine io».

Cosa le ha dato la spinta di intraprendere questo mestiere?

«Ho voluto proseguire seguendo le orme di mio nonno e di mio padre, nonostante non fossi obbligato, perché è un lavoro che, avendolo sempre visto fare, mi è da subito piaciuto. Inoltre nutro una forte passione per gli animali, in particolare per le pecore».

Cos’è la transumanza? In cosa consiste?

«La transumanza è il momento in cui le greggi dalla pianura (lodigiana, cremonese, cremasca, bassa bergamasca, milanese) dove stanziano in inverno, salgono verso gli alpeggi. Nel mio caso nelle province situate nelle Alpi e Prealpi. In autunno avviene, invece, il contrario: dagli alpeggi le greggi si spostano verso le pianure. Infatti è molto probabile vedere pecore che pascolano nei campi. Viene effettuata in più modi: prima esclusivamente a piedi, ora con i mezzi di trasporto. Questo perché è resa più difficoltosa da super strade, autostrade, dal traffico. L’ultima mia transumanza a piedi risale a 6/7 anni fa. In pianura invece ci spostiamo a piedi di paese in paese».

Cosa consiglia a chi vuole percorrere la sua medesima strada?

«Non so precisamente cosa potrei suggerire ai giovani pastori. È sicuramente un mestiere ricco di punti di domanda: tante cose non dipendono da noi, ma da altri. Ci vuole molta passione, ma solo di passione non si può mangiare. A tal proposito il 14 maggio, noi pastori bergamaschi, ci riuniremo al Palaspirà, non solo per trascorrere due giornate diverse dal solito, ma anche per far emergere alcune problematiche a cui quotidianamente dobbiamo far fronte. In cima ci sono i predatori che non ci danno pace né di giorno né di notte».

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