Già cardine del gruppo in poche settimane

Kurtic, col Sassuolo la gara dell'ex Per vincere la "maledizione" del gol

Kurtic, col Sassuolo la gara dell'ex Per vincere la "maledizione" del gol
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Ieri era il giorno del folletto numero 11 Maxi Moralez, oggi ecco la bellissima chiacchierata con il colosso numero 27 arrivato dalla Slovenia. A Jasmin Kurtic sono bastate poche settimane per diventare uno dei cardini del centrocampo orobico: il suo arrivo era stato da tempo caldeggiato anche dal presidente Percassi e le prime uscite hanno dimostrato che le grandi aspettative sono giustificate. Tante corse, un bel gol a Londra contro il QPR e una promettente continuità di prestazioni stanno caratterizzando le giornate nerazzurre dell’ex viola. Lo abbiamo intervistato appena rientrato dal doppio impegno con al sua Nazionale, scoprendo un ragazzo alla mano, senza peli sulla lingua e con tantissima voglia di fare grande l’Atalanta.

Jasmin Kurtic, hai iniziato la stagione molto bene. Cosa ti manca?

Sicuramente in questo momento ogni tiro che faccio arriva solo vicino al gol. È incredibile, mi è successo con l’Atalanta e anche in Nazionale. Una volta è bravo il portiere, una volta sbaglio io, ma il risultato non cambia. Devo dire però che adesso mi interessa solo che l’Atalanta faccia bene e che il gruppo riesca a dare continuità alle prestazioni. Mi sento molto bene, vedo grande fiducia e qui a Bergamo mi sono già integrato senza problemi anche nello spogliatoio. Con queste premesse, la mia speranza è quella di fare sempre meglio. Sono contento, non voglio fare il fenomeno e dire che quello che state vedendo è il miglior Kurtic perché penso solo a lavorare: che io sia al 30%, al 40% o al 90% conta poco. Fare quello che dice il mister e conquistare i 3 punti è ciò che importa davvero.

 

 

Fisicamente sei già al top? Non dev’essere stato facile per te il periodo della preparazione.

Il lavoro a Rovetta è andato benissimo, i preparatori sono molto bravi sia sotto il profilo tecnico ma anche e soprattutto sotto quello umano. Ogni volta che ho bisogno di qualche cosa, anche la più piccola, c’è sempre qualcuno pronto ad aiutarmi. Si lavora tanto e si lavora bene, questo è il modo migliore per crescere e migliorare.

Nella linea mediana a tre tu e de Roon state stupendo tutti.

Il centrocampo a tre rappresenta qualcosa di molto buono per me. Quando prima della firma ci siamo sentiti con la società e il mister, abbiamo sempre parlato di questo schieramento: parto da interno sinistro, è il mio ruolo e cerco sempre di convergere al centro per tentate il tiro da fuori area e andare uno contro uno. Più della posizione, tuttavia, credo che conti tantissimo l’atteggiamento in campo e da questo punto di vista il modo di stare in campo di de Roon è fondamentale. Per tutti. Ha portato grinta, abnegazione e grande attenzione alle distanze. Per lui non è difficile l’ambientamento perché ha grande cultura del lavoro. Andando avanti non può che migliorare.

 

 

Parliamo di Nazionale: che è successo in Svizzera?

Cosa è successo in Svizzera? Mamma mia, non fatemi questa domanda perché mi ritorna immediatamente un nervoso che non si può spiegare. È stata una gara assurda, pensate che dopo aver subito la rimonta sul 2-2 (a dieci minuti dal termine la Slovenia di Kurtic vinceva 2-0 fuori casa, ndr) ho avuto una grande occasione per il 3-2 al minuto 85esimo. La palla è uscita di pochi centimetri: una sfortuna pazzesca. E poi abbiamo perso. Contro l’Estonia, nella seconda gara, era tutto più difficile. Soprattutto dal punto di vista mentale. Anche lì ho rischiato di fare gol ma non è andata bene, peccato! Ma almeno abbiamo vinto 1-0.

A proposito di tiri da fuori, qui a Bergamo non c’è grande feeling con le punizioni da fuori area dai tempi di Cristiano Doni. Sono una tua specialità?

Devo essere sincero, non è molto che ho iniziato a calciare le punizioni. Compagni e allenatori mi hanno pian piano spronato a tirare, non sapevo di avere questa dote balistica ma devo dire che mi vengono abbastanza bene. Contro il Frosinone sono andato vicino al bersaglio grosso, ma non diciamo queste cose troppo ad alta voce altrimenti la prossima che calcio finisce in Curva. Scherzi a parte, sono molto concentrato e non ci penso troppo.

Domenica si va a Sassuolo, per te è una gara speciale? SI racconta di un rapporto con Di Francesco che non era molto buono.

Questa è proprio una stupidata, sono contento della domanda perché così posso chiarire. Non ho mai avuto brutti rapporti con mister Di Francesco, lo stimo molto e sono contento che stia andando bene. Quando è successo di trovarsi a quattr’occhi per un confronto, abbiamo parlato in modo pacato e tranquillo senza nessun eccesso, senza alzare la voce e con grande rispetto. A Sassuolo sono stato bene, il mister è una bella persona e un grande allenatore. Gli voglio bene ma domenica voglio andare in campo per cercare di fare bene e di ottenere il massimo. Non dico che andiamo per vincere perché loro sono forti, ma ci proveremo davvero.

 

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Contro il Frosinone l’Atalanta ha divertito e si è divertita: concordi?

Indipendentemente dall’avversario, credo che l’Atalanta abbia fatto una grande partita. Tatticamente e agonisticamente siamo stati davvero bravi, abbiamo rivisto la partita e le sensazioni del campo sono state confermate: non esagero, potevamo segnare 8 gol e nessuno avrebbe potuto dire nulla visto l’andamento della gara. Siamo stati quasi perfetti. E in Serie A è sempre difficile, serve l’atteggiamento giusto. Sempre.

Un portiere cui vorresti far gol in questo campionato?

Leali, del Frosinone. Ho ancora davanti agli occhi le immagini della parata che ha fatto sulla punizione. Incredibile. In generale tutti i portieri di Serie A sono forti quindi non ho preferenze per la prima marcatura con l’Atalanta. Certo, riuscire ad insaccare il pallone allo stadio di Bergamo, davanti alla nostra gente e sotto la Curva Pisani, sarebbe il top.

Piccola curiosità: parli perfettamente l’italiano, lo conoscevi già da piccolo?

Sono arrivato a Palermo il 27 dicembre 2010, quel giorno conoscevo solo il significato delle parole “sì” e “no”. Per il resto zero. In pochi mesi ho imparato l’italiano ma con il dialetto siciliano, ad esempio, non sono mai riuscito a capirlo. Il mio italiano l’ho migliorato definitivamente a Varese.

 

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Con il bergamasco come va?

Molto bene, sto già iniziando a capire qualcosa. Devo ringraziare anche i compagni, non solo Raimondi e Bellini ma soprattutto Grassi, che parla sempre in dialetto e quindi è mi insegna sempre tante parole.

Come va a Bergamo? Preferisci vivere in città o hai scelto la periferia?

Mi piace vivere in centro, sono a Bergamo con la mia ragazza e la città mi piace. Ho parlato con Igor Budan e mi ha raccontato un po’ di come si vive qui. I suoi racconti erano sempre stati positivi e adesso che sono all’Atalanta non posso che confermare che si vive benissimo.

Casoncelli e polenta li hai già assaggiati?

Certo che li ho assaggiati, ma dopo il primo impatto con casoncelli e polenta sono passato dalla bilancia e mi sono detto che è meglio stare attenti per non aumentare troppo di peso. Queste specialità sono ottime, in generale il cibo italiano ormai mi è entrato nel cuore.

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