La storia

La dalminese Federica Oldani alla guida dei giovani avvocati di Bergamo

A 34 anni è stata nominata presidente dell’Aiga della nostra città per il biennio 2023-25. «Serve più formazione»

La dalminese Federica Oldani alla guida dei giovani avvocati di Bergamo
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di Laura Ceresoli

Sarà la dalminese Federica Oldani, 34 anni, a guidare l’Associazione italiana giovani avvocati di Bergamo per il biennio 2023-25. La nomina è avvenuta il 13 giugno scorso durante l’assemblea elettiva per il rinnovo del direttivo.

Nel suo discorso di insediamento, la nuova presidente ha affermato che punterà su tre obiettivi: l’apertura di nuovi spazi di mercato per la giovane avvocatura bergamasca, favorire l'accesso alla professione e intensificare i contatti con l'università di Bergamo al fine di rendere il corso di studi in Giurisprudenza più attento alla pratica e alla professione. «Quando ero ragazzina avevo tutt'altra aspirazione, ovvero diventare un'archeologa - racconta la Oldani, figlia del noto scultore Luigi -. Nel 2008, dopo il diploma al liceo classico Paolo Sarpi, ho invece deciso di adeguarmi alle nuove richieste di mercato. Così ho seguito il mio interesse per la criminologia e il diritto penale».

Si è quindi iscritta all'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano e nel 2017 si è laureata con una tesi in Criminologia. Ha poi iniziato la pratica forense: tre mesi a Milano e successivamente il ritorno a Bergamo dove tuttora lavora. «È stato l'avvocato penalista Elena Gambirasio, nel cui studio facevo la pratica, a introdurmi nel mondo di Aiga - spiega -. Mi ha fatto trovare sulla scrivania un modulo di iscrizione all'associazione che è sempre alla ricerca di giovani disposti a partecipare alla vita forense. Così l'ho compilato. Tra il 2018 e il 2020 ho fatto parte della Consulta di Bergamo e nel biennio 2020-22 della Consulta nazionale praticanti. Dal 2019 al 2023, per due mandati di seguito, sono stata tesoriere dell'Aiga di Bergamo».

Per un giovane che vuole inserirsi nel mondo dell'avvocatura, però, il percorso è spesso lungo e tortuoso: cinque anni di Università, diciotto mesi di pratica forense e l’esame di Stato, che mediamente impegna quasi un anno. «Non siamo più negli anni Ottanta-Novanta in cui a un avvocato bastava sedersi alla scrivania e i clienti entravano in studio - dice la Oldani -. Oggi abbiamo forti limitazioni a livello deontologico, per esempio non possiamo farci pubblicità o paragoni con altri studi. Quindi i nostri punti di forza sono la formazione e fare rete. Continueremo a promuovere eventi formativi dedicati alle nuove frontiere del diritto e allo sfruttamento delle nuove tecnologie, nonché il dialogo costante con l’imprenditoria e le associazioni di settore».

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