Argento olimpico. Finalmente.

La favola di Tania Cagnotto (stavolta piangano le altre)

La favola di Tania Cagnotto (stavolta piangano le altre)
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A tre metri dall’acqua, in punta di piedi su quella lingua di plastica che non fa cadere, Tania Cagnotto è andata a prendersi quel che cercava da tutta la vita. Un tuffo dove l’emozione è più azzurra. Un argento olimpico. Finalmente. Dopo le delusioni, le angosce, le lacrime, i perché, i vaffa (ci stanno anche quelli, dài), i «meglio se lascio anzi no», le date di matrimonio fissate («ma solo e comunque dopo l’Olimpiade»), insomma dopo una vita a guardare il mondo girare e capovolgersi, Tania conquista anche l’ultima cosa che la mancava: quella medaglia alle Olimpiadi tante volte sfiorata e altrettante sfuggita via come una piuma nel vento. Lo ha fatto con Francesca Dallapé, la compagna-amica-sorella-collega. Sorelle di tuffo. Perché two is meglio che one. O forse perché la vendetta di Londra doveva essere proprio questa e proprio così, le due metà di un angelo vendicatore col costume nero nero e le forcine nei capelli raccolti.

Rio: tuffi; Tania Cagnotto e Francesca Dallape' in allenamento
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Rio: tuffi; Tania Cagnotto e Francesca Dallape' in allenamento
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Rio: tuffi; Tania Cagnotto e Francesca Dallape' in allenamento
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Rio: tuffi; Tania Cagnotto e Francesca Dallape' in allenamento
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A quei Giochi, quattro anni fa, le due tuffatrici vennero superate di un nulla (0.50), e il quarto posto in questi casi è sempre una beffa da lavare con le lacrime. Ma questa volta no. Le lacrime sono di gioia. Dai trampolini di Rio è tutto, a voi la gloria ragazze. E Tania se la prende con la solita faccia pulita, la solita erre arrotolata, e qualche anno in più di quando sembrava (non sembrava: era) una bimba affacciata sulla piscina dei suoi sogni. L’Italia ha dovuto aspettare trentasei anni per riprendersi una medaglia nei tuffi. E guarda un po’ la vita com’è strana, era stato Giorgio Cagnotto, il papà di Tania, l’ultimo a conquistarla. Mosca 1980, c’erano ancora le vhs e i paninari (orrore!). Ma una volta tanto non sembra nemmeno brutto ricordare il passato, riavvolgenere il nastro veloce e arrivare qui, fare un po’ i nostalgici; una volta tanto non c’è bisogno di dirci quanto eravamo bravi, perché di generazione in generazione la medaglia che Cagnotto-Dallapé hanno conquistato ha la stessa, profonda intensità.

Rio:sincro d'argento,la prima volta di Cagnotto-Dallapè
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++ Rio: tuffi, Cagnotto e Dallapè argento nel sincro ++
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Rio: sincro d'argento, la prima volta di Cagnotto-Dallapè
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Rio: sincro d'argento, la prima volta di Cagnotto-Dallapè
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Belle, determinate, spietate, le nostre girls. Si sono guardate, e concentrate hanno fatto quel che sapevano fare. Che dovevano fare. In sincro. Solo le cinesi sono state state più brave (e va beh, sai che noia), per il resto nessuno ha avuto la forza e le capacità (e l’eleganza, la tecnica, la sobrietà eccetera) di fare meglio. non le canadesi, né le australiane. Argento siamo noi. Una volta tanto le lacrime toccano agli altri. La medaglia è nostra. Di queste ragazze luminose come l’alba su Copacabana. Di Francesca, che alla fine ha guardato la compagna e ha scosso la testa. È tutto vero. E di Tania, la fidanzatina d’Italia che dopo questi Giochi diventerà moglie e non più tuffatrice. Un altro bel tuffo, ma questa è tutta un’altra storia.

 

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