L'intervista

La grande lezione di Gaetano Calì, il fruttivendolo derubato e picchiato a Celadina

«L'aggressore era un disperato e posso capirlo. Troppi emarginati violenti in giro o in carcere, ma la soluzione è rimpatriarli»

La grande lezione di Gaetano Calì, il fruttivendolo derubato e picchiato a Celadina
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di Paolo Aresi

«Ma certo che se fossi stato nei suoi panni, disperato, senza nessuna prospettiva al di fuori di una birra... mah, non so come mi sarei comportato. Non c’è niente di strano se una persona che non ha nessuna speranza fa delle cose assurde, se diventa violenta. E credo non ci sia niente di particolare se dico queste cose, se mostro comprensione. Il problema è politico, cioè che non dovrebbero esserci in giro così tante persone disperate».

Gaetano Calì ha 62 anni e il suo volto non li nasconde. Parla con calma, con l’accento siciliano che non ha mai perso nonostante i quarant’anni trascorsi a Bergamo, prima come impresario edile, poi come fruttivendolo.

Il suo negozio si trova alla Celadina, è balzato alla ribalta della cronaca per l’aggressione che ha subito sabato 22 febbraio, al mattino, appena aperto il negozio, quando un giovane nordafricano lo ha picchiato e rapinato di circa settecento euro. Oggi, mercoledì (26 febbraio), il negozio è aperto regolarmente, fuori ci sono dei carciofi della Sardegna, bellissimi.

Come sta adesso?

«Ma cosa ti devo dire, al momento non capisci quello che succede, io mi sono difeso, poi ho preso le bottigliate in testa, in quel momento avrei fatto di tutto per difendermi, anche cose di cui mi sarei pentito. Dopo la rabbia se ne va e resta la realtà, che è tristissima. Un disperato che mi assale e mi fa del male. Con il senno di poi è facile essere saggi e allora dico quello che la calma mi suggerisce. Ma durante l’aggressione... poteva succedere di tutto».

La gente passa, si ferma, fa due parole. Gaetano risponde con gentilezza.

Il quartiere è solidale con lei, signor Gaetano?

«Molto, tutti mi chiedono come sto. Quello che ho detto ha suscitato una reazione in tanta gente. Pensa che ieri sono venuti due signori, credo fossero un figlio con la madre anziana, venivano da Osio Sotto. Hanno scambiato due parole con me, poi hanno fatto una bella spesa, ben 78 euro. Gli ho detto che gli regalavo una confezione di cioccolato di Modica, perché erano stati veramente gentili. Gli ho dato anche un vasetto piccolo di miele. E sa che cosa hanno fatto? Mi hanno dato cento euro e detto di tenere il resto. Io mi sono commosso. Vede, c’è tanta brava gente in giro».

Lei viene dalla Sicilia, il suo accento non si può equivocare.

«Vengo dalla provincia di Catania, sono cresciuto in mezzo alle arance. Io le arance le conosco per nome (...)

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Commenti
gus

Farmi mettere le mani nella tasche per spendere montagne di soldi in armi, che distruggono e si autodistruggono, francamente mi dà molto fastidio. Preferisco che vengano impiegati in efficaci programmi di integrazione. Considerare gli stranieri come delinquenti non serve a rasserenar gli animi: nel mio piccolo non ne ho incontrato nemmeno uno. Anzi, sono contentissimi quando parlo con loro in bergamasco.

Giuseppe

Anche questa settimana a Celadina ancora un fatto increscioso, il barista di piazza Bonfanti picchiato da stranieri ha ora un occhio nero.

Claudio

Gus credo che lo stato italiano di soldi per l'immigrazione ne abbia già spesi ( buttati) troppi. Aggiungo che la maggior parte degli immigrati semplicemente NON vuole integrarsi e ci insultano anche. Quindi?

Marcello

Gus, le risorse che secondo lei li Stato italiano dovrebbe stanziare in più per "integrare" questi soggetti da dove pensa che pioverebbero? Sarebbero semplicemente soldi nostri. Lei è disposto a pagare più tasse per questo scopo? Io, sinceramente, NO!

gus

Mi auguro che il malcapitato nordafricano legga queste dimostrazioni di umanità, e che si presenti nel negozio. L'emigrazione da paesi più sfortunati del nostro è un fatto, non si può far finta di niente. Il rimpatrio, a mio avviso, non mi sembra una soluzione. Lo stato Italiano dovrebbe stanziare più risorse per l'integrazione di questa gente: bisogna sapere che non è facile e necessita di tempi lunghi. Un' idea: lasciar perdere i tromboni politici e risparmiare sulle spese militari.

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