La Madonna apparsa a Kibeho

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Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,/ le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore, riferito da Isaia (55: 1, 8). Prendiamone atto: al momento (VIII sec. a.C.) Lui rilevava - e ci teneva a farlo sapere - che noi uomini, in genere, pensiamo cose diverse dalle sue. Che usiamo, per pensare, metodi (vie) diversi dai suoi. Che per raggiungere ciò che pensiamo di dover raggiungere imbocchiamo solitamente il casello sbagliato. E con ciò? Provate per una volta a pensare come me e ad occuparvi di ciò che mi sta a cuore, dice il Signore. Vedrete che vi conviene e che starete anche meglio.

Con le parole di Isaia: L'empio abbandoni la sua via / e l'uomo iniquo i suoi pensieri. Dove “empio” e “iniquo” significano semplicemente: quelli che continuano a pensare a modo loro e ad agire di conseguenza. Cioè, fondamentalmente, a ritenere che quel che pensa il Signore Dio (in spagnolo è ancora più bello: el Señor Dios. Come dire: il signor Dio, Mister God) tanto non lo possiamo capire, e che pertanto sia più utile dedicarci a ciò che possiamo capire noi. Per esempio: come trovare un posto dove faccia un po’ meno caldo; come incrociare casualmente la Boschi; come riprenderci i soldi che lo Stato ci aveva promesso per l’adeguamento energetico della casa. Tutti pensieri legittimi e gradevoli, che non hanno niente di “empio” in senso tradizionale, se non il fatto di essere organizzati in totale autonomia rispetto ai pensieri di Mr. God. Come uno che sul posto di lavoro passi la maggior parte del tempo a rimettere in ordine i cassetti della scrivania o a fare il defrag del disco c:.

E il Signore Iddio insiste: lasciate perdere i vostri cassetti, occupatevi del mio progetto, vedrete che alla fine mi darete ragione (in biblico: [l’autonomo incallito] ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona. Che “avrà misericordia di noi” significa che ci metterà progresssivamente in grado di pensare come pensa Lui e “che ci perdonerà largamente” significa che ci risparmierà le conseguenze più dannose dei nostri progetti (per esempio, ci farà ragionare in modo da non buttar via altri soldi per andare l’ennesima volta - e inutilmente - da Bergamo a Marina di Pietrasanta dove l’anno scorso era stata avvistata la Boschi in bikini nero).

C’è un punto, un luogo, una situazione in questo mondo bislacco in cui quanto appena detto sembra mostrarsi più limpidamente che in altri: è un villaggio, si chiama Kibeho ed è in Rwanda. Nel maggio scorso è uscito un libro che ne parla: Edouard Sinayobye, «Io sono la Madre del Verbo» Nostra Signora di Kibeho, risveglio per i nostri tempi; edizioni Ares

A Kibeho, qualche anno fa, è apparsa la Madonna. Voleva dire alla gente del luogo di cambiar modo di pensare perché altrimenti sarebbero scorsi - letteralmente - fiumi di sangue. I destinatari dell’avviso fecero come se quelle parole non fossero mai state pronunciate. Sappiamo cosa successe di lì a poco fra Hutu e Tutsi: oltre un milione di morti, gente fatta a pezzi col machete, e Kibeho al centro della carneficina.

Ora c’è un punto di quelle apparizioni che ci sembra più significativo ogni volta che riprendiamo il caso in esame: lo riporta il sito santiebeati.it. Racconta che quando la ragazza - Alphonsine Mumureke, di 16 anni, alunna della prima media - si sentì chiamare la prima volta, in refettorio, vide «una giovane donna, sconosciuta, bellissima, vestita di bianco, con un velo bianco sulla testa, che nascondeva i capelli, e che sembrava unito al resto del vestito, e non si poteva capire come il vestito fosse cucito. Non aveva calzature». Dunque la ragazza vede “questa cosa” (come avrebbe detto Bernadette Soubirous), questa figura decisamente inconsueta e certamente improbabile in refettorio, e su cosa appunta il proprio pensiero? sul modo con cui il velo poteva essere - o non essere - cucito al vestito e sugli aspetti sartoriali di quest’ultimo. Valentino o Paco Rabanne? Noi non c’eravamo, ma la mancanza di cuciture farebbe pensare piuttosto a un modello di Roberto Capucci. O all’abbigliamento delle donne africane, che si girano le stoffe attorno al corpo. Quanto all’assenza di calzature, Ferragamo se ne faccia una ragione. Comunque ci accade ogni volta così: abbiamo davanti la Madonna e pensiamo al vestito.

Lasciato cadere l’aspetto più squisitamente fashion, per qualche giorno Alphonsine dovette sorbirsi i frizzi e i lazzi delle compagne - che non dovevano esserle mancati nemmeno in precedenza: a 16 anni ancora in prima media qualcosa vorrà pur dire. Dopo di che anche la più malfidente delle sue amiche - Marie-Claire Mukangango, di anni 21 - si convinse a gettare la spugna. Alphonsine aveva infatti pregato la Madonna di rivelarsi anche a lei, che quando se la vide comparire davanti non ebbe più obiezioni. E infatti è tra quelle (tre) che il vescovo della diocesi riconosce come veggenti autentiche. Segno che essere sanamente scettici, talora, può costituire un vantaggio: perché quando si ricrede uno che ci ha fatto la guerra fino a poco prima, gli altri la vedono come una vittoria di Colui sul quale si è ricreduto. Da notare, inoltre, che tutto questo è avvenuto in una missione, ossia in un insieme di prefabbricati gestiti da suore, in cui non c’era nemmeno la cappella. Vuol dire che è stata molto laica l’iniziativa della Signora.

A parte ciò, cosa disse la Madonna alle ragazze? Raccomandò loro di avvertire parenti, amici e conoscenti che se non la smettevano di pensare come pensavano e di andar dietro ai loro progetti sarebbe successo davvero di tutto da quelle parti. Una sera fu mostrato alle veggenti - in sogno o in qualche altro modo - anche una specie di trailer, di anticipazione, una docufiction molto dettagliata di quel che avrebbe comportato la guerra fra Hutu e Tutsi: sangue a fiumi. Da quel momento in poi - è quel che ci preme rilevare - i pensieri di Dio erano a disposizione degli uomini: chi si fosse convinto a riconoscerli come pertinenti alla situazione (chi si fosse, come si usa dire “convertito”) poteva pensare come il regista del trailer. Meglio: avrebbe potuto pensare, se non avesse continuato a ritenere che i pensieri di Dio non possiamo conoscerli.

Ed è questa, infatti, la cosa più difficile da credere: che Mr. God certe cose le sa prima di noi, o in riferimento a situazioni che noi non conosciamo (noi di qui, per esempio, di quel che succede in Burundi o lungo i sentieri della Val Cavallina, che ne sappiamo?), ma che per il resto ci tiene sempre perfettamente informati dei suoi progetti e delle sue preoccupazioni: in particolare ci aggiorna continuamente sul metodo utile per progettare i nostri (Suoi) interventi. Quel che il SIgnore disse a Isaia perché lo facesse presente ai suoi correligionari in quel tempo antico, oggi è ancora vero per quel che attiene ai fatti prima che si verifichino. Ma dopo non è più così: i pensieri di Dio sono sempre perfettamente comprensibili, perfino logici.

Cosa ci dice dunque il caso Kibeho - fra le altre cose, sulle quali magari torneremo -? Dice che Mr. God e Sua Madre (alle ragazze si è presentata appunto come “Madre del Verbo”) sono molto preoccupati di cosa ci sta succedendo, e che ci proporrebbero di prendere in seria considerazione i loro suggerimenti se non vogliamo che ci accada quel che già ci sta accadendo senza che ce ne accorgiamo. Maria lo ha già fatto altre volte - a Fatima, per esempio - di venirci ad avvisare: sempre - per altro - in abbigliamenti molto particolari. Ma che aspettiamo, allora e ancora, a dar retta all’Uno e all’Altra? Conosciamo il piano editoriale di Dio, abbiamo a disposizione quello industriale, ci ha detto che se vogliamo prendervi parte ci passa subito a dirigenti, ma che aspettiamo ancora?

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