La posta degli amori sfigati «Sono stanca di questa distanza»

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Cara Alba,

ti scrivo perché sono stanca. Stanca delle attese, delle ore ad aspettare che suoni il telefono, dei dubbi, dei “se lo ami ti devi fidare di lui”. Stanca di lunghi messaggi e delle chiamate su Skype, delle toccate e fuga di un weekend e delle attese delle vacanze. Stanca dei "stavolta vieni tu" e dei ritardi di Trenitalia, delle offerte di Italo e dei vicini di sedile impiccioni. Stanca di sapere che uno dei due dovrà cambiare vita, per stare insieme. Stanca della gelosia, ma anche di non poter avere un "mal di testa" solo per il gusto di punirlo per una frase sbagliata. Stanca della sua assenza e della mia solitudine, dei suoi fiori recapitati da un fattorino qualunque invece che dalle sue mani, dei discorsi sul futuro che si sposta sempre di un giorno, restando domani senza essere mai oggi. Sono stanca di amarlo per corrispondenza, sebbene virtuale. Sono stanca di essere stanca e di odiare sempre più quella scintilla scoccata ormai un anno e mezzo fa con un uomo che vive a Siena quando io vivo a Bergamo. Sono stanca di quella stanchezza che nessun sonno potrà mai cancellare, ed è questa certezza a rendermi ancora più stanca. La verità è che non so se arrendermi all'amore o dire basta e aspettare un altro treno che, forse, un giorno passerà. E magari di permetta di non farmi più venire la gastrite per i ritardi di Trenitalia.

Romina

 

Cara Romina,

parliamoci chiaro: una tratta più disgraziata non la potevi scegliere. Bergamo-Siena sono almeno due cambi, se tutto va bene. Ci credo che sei stanca. Oltre a doverti destreggiare fra le prelibatezze dei treni, devi portare avanti la regina delle rotture di scatole: l’amore a distanza. Come dire, il buco nero dell’energia vitale. Una situazione del genere è l’habitat perfetto per lo sviluppo di tutte le dinamiche che fanno dell'amore l’argomento più trattato della storia. Il chilometraggio fra te e l’oggetto amato è tutto spazio che devi occupare immaginando, aspettando, sognando; ovviamente non ti racconti l’amatissimo che spolvera i libri, ma desideratissimo e ambitissimo. Ma sei tu che lo desideri, tu che lo aspetti, e solo perché è lontano e la lontananza sai è come il vento, Modugno aiutaci. Vivere una relazione sentimentale è processo di affezione, abitudine e conoscenza dell’oggetto del tuo amore che dovrebbe farti capire quantomeno se l’ingranaggio funziona o, alla peggio, se al netto delle rotture quotidiane residua nella tua mente quella voglia di tenertelo ‘sto grumo di difetti fatto uomo che ti sei presa.

Nel tuo caso, tutto ciò è troppo pericolosamente vicino a Weekend in Chianti, una quarantotto ore di perdizione Docg. Quando torni a casa tieni a mente solo il buono, non l’odore dei regionali, e corri il rischio di non sapere se l’energia che ti spinge alla biglietteria te la dà un sentimento di amore o di voglia di sagra del cinghiale (assolutamente legittima). È un meccanismo potentissimo. Non sottovalutare mai la fascinazione di tutto quanto sta un po’ più in là della nostra portata di mano solo per il fatto che ci sfugge. Con un appunto: ti logora, ti stancherai, lo stai già facendo. Troverai un nome a questa colla che ti tiene appiccicata e ti lega i movimenti, ma non sarà “amore”. Qualche volta la storia finisce bene, uno dei due molla tutto e mette una bella ipoteca sul nulla: amore e futuro.

Rifletti sul prezzo e scegli se vale la pena pagarlo, può anche essere che tu sia la protagonista della favola. Ma sarà proprio una casualità se l’unica storia in cui treni e amore si sono incontrati è Anna Karenina?

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