di Paolo Aresi
Annita parla nella sua cucina mentre prepara il caffè in questo condominio che sta tra Mozzo, Curno e Ponte San Pietro. Dice che spiegare è molto difficile, aggiunge che da quarant’anni ascolta voci che non appartengono alla realtà apparente, quella di tutti i giorni.
Sono voci che arrivano da una dimensione altra. Annita è nata novant’anni fa ed è ancora in gran forma, vive da sola, non ha bisogno di particolari aiuti.
Versa il caffè nelle tazzine, racconta: «Ho iniziato ad avvertire delle voci quando ero ragazza, ma la consapevolezza che mi accadeva qualcosa di particolare, l’ho avuta a quarant’anni. E mi sono meravigliata. Avevo una vita normale, una famiglia da accudire con mio marito, i figli… e ho portato avanti questo compito cercando di dare il meglio. Le voci celesti, come le chiamo io, mi accompagnavano e mi davano un senso di pace. E però mi comunicavano anche delle urgenze, in particolare riguardo alla necessità di trasmettere l’importanza della spiritualità, del rendersi conto che la nostra piccola realtà è soltanto un aspetto di una verità grandiosa nella quale siamo immersi».
Annita Rota ripete spesso: «Non è stato facile». E tuttavia ripete che le persone devono rendersi conto della loro stessa spiritualità per potere vivere meglio. Spiega che non ha senso affannarsi o arrabbiarsi oltre certi limiti (…)