Morta nella notte tra il 22 e il 23 giugno

La vita tra i poveri di Suor Nirmala che prese il posto di Madre Teresa

La vita tra i poveri di Suor Nirmala che prese il posto di Madre Teresa
Pubblicato:

È morta suor Nirmala, colei che per prima ha guidato le Missionarie della Carità dopo la morte di Madre Teresa di Calcutta. Quando nel 1997 la Beata morì, occorreva trovare una guida alla congregazione delle suore con il sari bianco e blu, coloro che alla base del carisma hanno il servizio ai più poveri tra i poveri. Un compito non facile, e una responsabilità non da poco quella di essere la prima guida di un ordine religioso dopo la morte della sua fondatrice. Soprattutto se a fondare la congregazione era una piccola suora albanese diventata famosa nel mondo, battezzata come Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, che assunse il nome di Madre Teresa e divenne beata già sei anni dopo la sua morte. Dal capitolo delle Missionarie della Carità, riunito da due mesi per scegliere la nuova superiora generale, uscì eletta la candidata più improbabile: suor Nirmala Joshi, una contemplativa convertita dall’induismo con una laurea in scienza politiche e un praticantato come avvocato alle spalle.

 

 

Prima di dieci figli, di origine induista. Suor Nirmala nacque nel 1934 a Ranchi, attuale capitale dello stato di Jharkanda e allora parte della provincia del Bihar e dell’Orissa, sotto l’impero britannico indiano. I suoi genitori venivano dal Nepal e suo padre era un ufficiale dell’esercito inglese, fino all’indipendenza dell’India nel1947. La famiglia di suor Nirmala, composta da dieci figli, otto femmine e due maschi, era di casta bramina, la più elevata, e di religione indù. Lei era la maggiore dei figli e si chiamava Kusum, che significa “fiore”: Nirmala, che significa “Immacolata” divenne il suo nome dopo il battesimo, che avvenne grazie a Madre Teresa nel 1958.

L’educazione cristiana e la vocazione. Sebbene i genitori fossero indù, Nirmala venne educata da missionari cristiani a Patna, capitale dello Stato del Bihar. Il primo incontro con il cristianesimo avvenne quando aveva dieci anni: mentre giocava con degli amichetti nel cortile di una chiesa cattolica le si parò davanti una enorme statua con le braccia aperte. «All'inizio ho avuto paura», confidò una volta suor Nirmala, «solo in seguito ho scoperto che quella era una statua del Sacro Cuore di Gesù». A Patna frequentò il Collegio Femminile delle Suore Carmelitane Apostoliche e pian piano avvertì che qualcosa in lei sta cambiando, sentiva che Gesù stava entrando nella sua vita. Una percezione divenuta definitiva quando Nirmala si trasferì a Calcutta e incontra Madre Teresa, che lì aveva fondato le Missionarie della Carità nel 1950. Di lì la conversione. Un atto sofferto, perché significò la rottura con la famiglia. I suoi genitori, infatti, per 2 anni non accettarono la sua conversione.

 

 

Il contributo dei missionari del Pime. Prima ancora di Madre Teresa, Suor Nirmala si avvicinò all'esempio delle sorelle missionarie grazie ad alcuni padri italiani del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), che iniziarono a battezzare i fedeli nella sua parrocchia a Bhimavaram (distretto del Godavari Occidentale). Fin dal momento della consacrazione, suor Nirmala ha aiutato la Chiesa, la congregazione delle Missionarie dell'Immacolata e la comunità in generale lavorando per 20 anni come esperta di lingua telegu alla Nirmala High School, come insegnante e animatrice e impegnandosi nel servizio di evangelizzazione in diverse diocesi.

Il ramo contemplativo. Nel 1976 avviò il ramo contemplativo delle Missionarie della Carità, che ancora oggi si occupa di sostenere con la preghiera l’opera nei confronti degli ultimi delle altre suore. Molto schiva e amante della vita contemplativa, eredità della sua educazione induista, non aveva mai rinnegato le sue radici, e in un’intervista concessa a Famiglia Cristiana subito dopo la sua elezione alla guida delle Missionarie della Carità disse: «I miei erano molto devoti agli ideali dell’induismo, come la castità, la fedeltà nel matrimonio, la preghiera, la compassione e l’aiuto ai bisognosi, la gentilezza, l’autocontrollo. Ed erano innamorati dello spirito del Mahatma Gandhi. Noi figli siamo cresciuti sul loro esempio. Ho conosciuto Dio coi nomi di Ram, Krishna o Shiva. Shiva divenne il mio preferito da quando seppi che era negletto a causa del suo aspetto piuttosto brutto».

 

 

I thirst. Lo scopo della Congregazione delle Missionarie della Carità, come si legge in uno scritto di suor Nirmala «è saziare la sete infinita di Dio come Gesù l'ha rivelata sulla Croce: la sete di essere amato da noi e da ogni essere umano, specialmente i più poveri dei poveri, Ciò avviene attraverso i nostri voti per una vita nella castità, nella povertà, nell'obbedienza, nel totale e gratuito servizio verso i più poveri dei poveri». Dopotutto «I thirst», («ho sete»), il grido dolente di Gesù sulla croce, è la scritta che appare accanto al crocifisso della cappella nella Casa Madre e in tutte le altre case della Congregazione nel mondo.

Il riconoscimento indiano ai servizi per il Paese. Il 26 gennaio 2009, Festa della Repubblica in India, il governo indiano le conferì il Padma Vibhushan, il secondo riconoscimento civile più alto della nazione, per i servizi resi al Paese. Sempre in quell’anno, nonostante il Capitolo decise la sua terza rielezione, rinunciò alla guida della congregazione un po’ per motivi di salute e un po’ per il suo desiderio di dedicarsi a una vita più contemplativa all'interno delle Missionarie della Carità. Al suo posto andò suor Mary Prema Pierick, di origini tedesche, che ancora oggi è a capo della congregazione. Suor Nirmala aveva 81 anni e soffriva di problemi cardiaci. In seguito a un’insufficienza renale, la scorsa settimana i medici le avevano prescirtto un ricovero per fare la dialisi. Ma ha preferito rimanere con le consorelle, e la notte tra il 22 e il 23 giugno è morta.

Seguici sui nostri canali