Assunto solo grazie al curriculum

L'allenatore scappato dall'Italia vincitore (per caso) in Finlandia

L'allenatore scappato dall'Italia vincitore (per caso) in Finlandia
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Se la stagione calcistica italiana non è arrivata neppure a metà, ci sono tornei in Europa che hanno già sancito i propri verdetti. Uno fra questi è la Veikkausliga finlandese, un torneo semiprofessionistico equivalente alla nostra Serie A. Il primo risultato sorprendente è che il SJK ha interrotto il dominio dell'Helsinki (sei scudetti consecutivi prima di quest'anno), ma quello che salta all'occhio è che un italiano ha preso in mano la panchina di uno dei club storici del Paese, aiutandolo a salvarsi. Il nome Ilves Tampere potrebbe ricordare, a qualche lettore sopra i 40, i famosi mercoledì di coppa degli anni Ottanta e Novanta durante i quali, questo club affrontò prima la Juventus e poi la Roma.

Lo strano arrivo al club. Nelle ultime tre giornate dell'ultimo torneo Marco Baruffato, già tecnico delle giovanili del Varese e dell'Insubria nella Promozione Lombarda, ha preso in mano la guida tecnica della squadra in seguito ad un incidente di percorso capitato all'allenatore titolare, l'inglese Keith Armstrong, esonerato dopo aver “marinato” una partita dell'Ilves per commentare la Premier League inglese nella televisione finnica. Ma cosa ci fa un allenatore lombardo fra i laghi della Finlandia? «Sin da bambino ho sempre sognato posti del genere, immersi nella natura. Sono legato a questo paese tramite mia moglie, ma posso dire di aver conosciuto la Finlandia un anno prima», spiega il tecnico dell'Ilves, che qui prima è stato membro dello staff tecnico poi, all'improvviso, allenatore della prima squadra.

 

Salutiamo e chiudiamo una lunghissima stagione con questa vittoria: KTP 1 ILVES 2. Forza Ilves e arrivederci dopo la metà Novembre.

Posted by Marco Baruffato on Domenica 25 ottobre 2015

 

L'arrivo al Tampere. «È stato difficile convincere mia moglie a lasciare l'Italia. Abbiamo valutato un po' di ipotesi, prima nell'hinterland di Helsinki dove vive la sua famiglia, ma il budget dei club locali era troppo basso. Turku è molto grande, ma è una città dove si parla per lo più svedese, poi a Jyväskylä, dove però mi sono scontrato con un atteggiamento abbastanza tipico della cultura locale». Cioè? «Tutto quel che è finlandese è oro colato: risposero che avevano già ottimi allenatori diplomati presso le migliori scuole di calcio finlandesi». E da lì a Tampere. «C'è un triangolo interessante di città fra Tampere, Hamenliinna e Valkeakoski. In quest'ultima ho fatto un primo tentativo, ma è una località un po' troppo sperduta per gli standard italiani e non me la sono sentita di portarci moglie e tre figli, anche se ho trovato gente molto disponibile». Così per arrivare al club dove ora allena è bastato un curriculum. «Una mattina alle undici sono entrato nella sede dell'Ilves e ho lasciato il curriculum alla segretaria. Alle tre del pomeriggio mi hanno chiamato dicendo che mi avrebbero offerto un lavoro appena mi fossi ripresentato nella loro sede. Ammetto di essere stato anche un po' fortunato nel trovare una società così aperta».

Innamorati dell'attività fisica. Quest'ultima considerazione non è casuale. La Finlandia, infatti, è uno dei posti meno conosciuti in Europa, con una cultura e sentimento patriottico piuttosto forti, ma anche sede di uno sviluppo umano e sociale che invoglia a cercare fortuna. «Sia nel calcio che al di fuori, consiglierei a chi fosse interessato di documentarsi molto bene, capire le radici di questo Paese e soprattutto provare ad imparare la lingua. È vero che con l'inglese ci si orienta molto bene e che il finlandese è estremamente difficile, ma è l'unico mezzo per integrarsi ed avere successo nella società locale». Avendo lavorato per oltre 30 anni come educatore sportivo, le differenze fra Italia e Finlandia sono la base per intuire come lo sport venga interpretato diversamente nei due Paesi. «In Italia, pur avendo lavorato con un materiale umano di primissimo livello, è difficilissimo fare qualcosa oltre le due ore canoniche di lezione, tocca scontrarsi con il nozionismo che è alla base dell'istruzione italiana». Come funziona, invece, lassù? «È un popolo innamorato dell'attività fisica, ci sono collaborazioni fra strutture scolastiche, che fra le altre cose sono completamente gratuite, istituzioni e società sportive, e si cerca di offrire a tutti un'attività fisica quotidiana. Hanno capito che porta benefici alla società non indifferenti, perchè un popolo in salute costa meno al welfare, è più laborioso, meno stressato e più pronto ad affrontare le fatiche quotidiane».

 

ilves tampere marco baruffato

 

Italia e Finlandia, stili diversi. Quella di Baruffato è stata anche una fuga dal calcio italiano, spesso specchio del malcostume del nostro Paese. «Tutto ruota attorno al Dio denaro. Non che in Finlandia ci siano eccezioni, ma stiamo parlando di budget e cifre completamente differenti. Basti pensare che l'HJK spende circa 1,5 milioni di euro in ingaggi, noi siamo sui 360mila, numeri molto bassi se comparati all'Italia». Differenze che si notano anche nelle categorie inferiori, o nei settori giovanili: «Parlando per esperienza, nelle divisioni inferiori italiane ci sono genitori che pur di far giocare il proprio figlio pagano gli spazi pubblicitari sui cartelloni o il pulmino della squadra. Allenatori fra i dilettanti portano sponsor di 50 o 60mila euro pur di sedersi in panchina. Qui sarebbe una vergogna, la famiglia del calciatore non si farebbe neppure vedere in giro se dovesse verificarsi un atteggiamento del genere».

L'ascesa di Baruffato. Anche se il livello non è paragonabile alla nostra Serie A, le soddisfazioni di poter allenare un club finlandese non mancano. Un prodotto che rimane di altissimo livello. «L'Ilves Tampere è una società che ha oltre 3mila tesserati, sia maschi che femmine. Avendo lavorato a tutti i livelli del settore giovanile, credo di averli allenati praticamente tutti e ho avuto modo di apprezzare il modo in cui il club lavora nei quartieri, portando le proprie attività sportive nei campi più periferici, oppure accompagnando i ragazzini da casa o da scuola fino al campo d'allenamento». Lo scorso febbraio per Baruffato c'è stata la prima sorpresa: «Quando sono entrato nello staff tecnico della prima squadra eravamo in Serie B, ma dopo due mesi di preparazione siamo stati ripescati in Serie A dove, pur con budget molto ridotti rispetto alle contendenti per il titolo, ci siamo difesi bene. Nel frattempo sono entrato nel consiglio gestionale dell'Ilves». Poi la seconda novità, dopo l'esonero di Armstrong: «Ho guidato la squadra nelle ultime tre partite durante le quali abbiamo ottenuto la salvezza, il che non è poco, considerando che i nostri giocatori hanno dei lavori normalissimi: c'è chi ristruttura case o chi fa l'idraulico. Finiscono il lavoro alle quattro e vengono ad allenamento per poi tornare a casa alle 20. Magari restano fuori casa per 12 o 13 ore, non posso che avere rispetto per la loro dedizione».

Ogni settimana 4mila spettatori. Come detto, il campionato è stato vinto dal Seinajoki, una novità per il torneo locale, soprattutto dopo che l'HJK Helsinki si era imposto per sei anni di fila. L'Ilves ci ha messo del suo: «Stavo leggendo sul giornale che questa stagione è stata la più competitiva degli ultimi 25 anni e, soprattutto, l'Ilves è secondo per media spettatori rispetto all'Helsinki. Portiamo ogni domenica allo stadio circa 4mila spettatori e sono per lo più familiari dei nostri tesserati». Da quando si è sparsa la notizia della sua promozione a tecnico titolare il suo telefono ha cominciato a squillare: «Si, sono arrivate delle proposte, ma ho deciso di rimanere all'Ilves perchè non dimentico quanto hanno fatto per me, anche aiutandomi fuori dal rettangolo verde. E non sarò nemmeno l'allenatore titolare, ho chiesto al club di non prendermi in considerazione. Voglio avere tempo a disposizione e continuare a fare il secondo nello staff tecnico».

Ma non è il solo "italiano". Curiosamente, non è neppure l'unico “Italiano” del torneo. Nella squadra campione di Finlandia militano Marco Matrone, nato da madre finnica, più due vecchie conoscenze del nostro campionato come Mehmet Hetemaj, fratello di Perparim (del Chievo) e bergamasco d'adozione in seguito ai quattro anni all'Albinoleffe, e Roope Riski, che scese in campo solo una volta con la maglia del Cesena nella massima serie prima di tornare a casa. Forse merito del Sisu, una sorta di stoicismo finlandese che ha contribuito a renderla, con gli anni, da terra di conquista ed emigrazione a modello di sviluppo europeo. E adesso anche il pallone inizia a rotolare dalla parte giusta.

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