L'Outlet del funerale. E perché no?
In piedi in metro, attaccato all’apposito sostegno, gli occhi hanno incrociato la pubblicità dell’Outlet del funerale®. Sulla sinistra un’immagine: un tronco con quattro gambe modello Tiramolla che si dirige allegramente verso non ricordo cosa, probabilmente un “albero pizzuto”, come a Roma chiamano i cipressi e, per metonimia, il camposanto. Sotto il numero verde e l’indirizzo web del sito.
Outlet. Mi sono immaginato famiglie con figli appresso che, passate le ultime domeniche tra Orio Center e il Franciacorta Outlet Village, stanche delle chilometriche file sabatine e domenicali per entrare a Serravalle Scrivia sull’A7 decidono di fare una capatina anche qui, tra una bara firmata col 20 percento di sconto e un gadget per la cremazione, valutando accuratamente ceri e candelabri, immaginando quale preferirebbe il nonno tra un drappeggio grigio con fregio in argento e una mantovana nera con passamaneria in oro. Magari si potrebbe regalarglielo per il compleanno. Non proprio il drappo: un buono per. Eventualmente poi lo cambiamo.
Il colpo di genio è stato “Outlet”: nel sito - settore franchising - viene ricordato che si tratta di un marchio registrato che molti hanno tentato di usare in proprio e sono stati penalmente perseguiti. Nel web si trova anche questo titolo: «L’outlet del funerale, dove morire conviene sempre». Conviene morire direttamente lì? E poi viene spiegato che per quell’azienda non esistono stagioni morte. Umorismo lugubre.
Mi è tornata in mente una poesia che ho sentito quando ero piccolo, di un tale che trovando esosi i prezzi per il funerale di suo fratello concludeva chiedendo all’impiegato delle pompe funebri: «Ma scusi, il morto chi ce lo mette?». Magari adesso lo forniscono loro. C’è anche - nel sito - una parte dedicata alla possibilità di seguire il defunto in maniera virtuale. Ma non ho approfondito. Magari ho letto male.
Poi però, al momento di scendere, mi sono domandato: E perché no? Meglio così che la mafia dei cimiteri.