Imparare e aiutare

Luca Persico di Albino va in America in bici. Per i saperi ancestrali e... per amore

È partito lunedì 15 aprile per Quito: raggiungerà la sua ragazza Giulia e aiuterà alcuni amici con le interviste tra le comunità indigene

Luca Persico di Albino va in America in bici. Per i saperi ancestrali e... per amore
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di Fabio Gualandris

Con volo Madrid-Quito è iniziato lunedì 15 aprile il lungo viaggio in America Latina di Luca Persico, 31enne ingegnere edile originario di Albino. Si sposterà in bicicletta alla scoperta di culture e dell’architettura vernacolare. Lo abbiamo incontrato qualche giorno prima della partenza per farci raccontare il progetto di questa originale avventura.

Da dove nasce il desiderio di questo viaggio?

«L’idea era nel mio cuore da tempo, tempo servito per accumulare un po’ di esperienza lavorativa e d’impegno. Da qualche tempo abito ad Azzano in una sorta di comunità con altri sei amici dove oltre a vivere insieme curiamo progetti di accoglienza e agricoli. Da quattro anni lavoro a Bergamo per uno studio di architettura e ingegneria, Arpostudio, specializzato in architettura naturale realizzando case in paglia, lolla di riso, terra...».

Questi progetti dove vengono realizzati?

«Nel nord Italia c’è sempre maggior richiesta. Ad esempio posso citare la nuova scuola Scuri a Bergamo nel quartiere di Loreto, un nostro progetto ha vinto il concorso; dopo la demolizione della vecchia scuola, ne verrà edificata una nuova su due piani, sarà in legno e paglia con doppia pelle in acciaio, e in facciata rampicanti che cambiano colore con il passare delle stagioni».

Luca Persico

Siete proiettati nel futuro…

«Non inventiamo niente di nuovo se non una rivisitazione del passato con le tecniche di oggi».

Cosa spinge ora a partire?

«Il primo stimolo è la presenza in Ecuador della mia ragazza, Giulia, pure lei di Albino. La prima tappa è raggiungere lei che si trova là nell’ambito di un interessante progetto educativo nella selva con la popolazione indigena. E poi laggiù ci sono altri amici da raggiungere che viaggiano tra le comunità indigene realizzando un format con interviste per il recupero dei saperi ancestrali dei popoli per la loro conoscenza e integrazione nella foresta; li aiuterò nella realizzazione di un podcast e poi proseguirò con i miei piani».

C’è una correlazione tra la sua professione e questo viaggio?

«Essendo nel ramo dell’architettura naturale anche questo è uno dei motivi. Mi sono detto: “Vado in sud America a vedere un po’ di architettura vernacolare, che è quella spontanea dei popoli, per fare ricerca, imparare e, se serve, aiutare a costruire dando una mano senza troppa formalità». (...)

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