La mostra ad astino fino a ottobre

Luigi Veronelli, un precursore E la sua poliedrica eredità

Luigi Veronelli, un precursore E la sua poliedrica eredità
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[In copertina, foto di Gianni Camocardi]

Veronelli è per la cultura enogastronomica ciò che la linfa è per le piante: vitale.
Ha dato dignità e nobiltà alla civiltà contadina, esaltato le piccole produzioni, contrastato la prepotenza dell’industria, insegnato a rifiutare l’uguale dappertutto, trasformato la vita di molte persone, educato generazioni a bere e mangiare bene, aperto il dibattito sulla necessità di un rapporto sano e rispettoso con la terra, che lui ha tanto camminato.
La mostra mette in evidenza la complessità, l’originalità e l’importanza del pensiero, dell’opera e dell’impegno suoi, fondanti un nuovo approccio, propositivo e gioioso, alle cose della vita, materiali e no.
[Gian Arturo Rota, curatore della mostra e presidente del comitato decennale.]

 

Ha preso avvio giovedì 21 maggio l’interessante mostra dedicata alla figura di Luigi Veronelli, nel suggestivo contesto del Complesso Monumentale di Astino in Bergamo. L’esposizione, che sarà aperta sino al 31 ottobre 2015, in saggia concomitanza con il periodo Expo, è prodotta dal Comitato Decennale Luigi Veronelli e dalla Triennale di Milano; i curatori sono Alberto Capatti, Aldo Colonetti e Gian Arturo Rota. Sarà possibile visitarla dal martedì alla domenica, tra le 10 e le 20.

Figura poliedrica, Veronelli è scomparso nel 2004, lasciando un’eredità intellettuale, culturale ed enogastronomica di notevolissima portata. Lo hanno definito «anarchenologo», coniugando in una sola parola la sua passione per i vini e il suo approccio rivoluzionario, di pensiero libero e individuo, come rivelano le numerose battaglie, anche di valenza politico-sociale, che ha portato avanti per difendere e salvaguardare i produttori del settore primario, i “suoi” contadini. Di lui disse Angelo Pagliaro: «Come Fabrizio De Andrè, Leo Ferrè, George Brassens, anche Luigi Veronelli era un libertario, un uomo colto, senza dogmi, senza ipocrisie, in perenne lotta contro le armate schiaviste delle multinazionali».

Per dare il giusto risalto ad un profilo così insolito e decisivo, la mostra è stata organizzata in otto sezioni che ci raccontano la vita e l’attività di Luigi Veronelli attraverso i principali temi del suo percorso intellettuale, tenendo però conto anche delle varie e diverse fasi che hanno scandito il cammino del rinomato giornalista/scrittore.

 

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La scelta: editoria e giornalismo. Dal ’56 Veronelli è editore di tre riviste: I problemi del Socialismo, Il Pensiero, Il Gastronomo. Già in questa fase giovane pensiero filosofico-politico e amore per la cucina si intrecciano. Viene addirittura condannato per la pubblicazione di un’opera di De Sade.

Il boom economico e la cucina. La ricerca di Veronelli in campo enogastronomico lo porta alla pubblicazione di opere fondamentali per il settore, tra cui vasti cataloghi dei vini d’Italia, del mondo, degli spumanti e degli champagne, delle acqueviti e degli oli extra-vergine. In questo colossale lavoro è aiutato dal maître e gastronomo Luigi Carnacina.

Il lungo viaggio in Italia. Veronelli esplora il Belpaese, saggiandone le infinite sfaccettature culinarie, assaporando le inebrianti varietà di vini. In questo processo comprende, con grande anticipo su tutti i colleghi, la necessità di una tutela profonda del territorio; questa intuizione porterà, dopo lunghe battaglie, alla creazione delle De. Co. (Denominazioni Comunali) che mirano alla preservazione delle diversità anche minime nella produzione agricola e alimentare.

 

 

Il vino i vini. Il lavoro di Veronelli è stato fondamentale anche per il suo fornire una mappatura delle varietà di vini italiani, individuare i produttori e mettere quindi in risalto le varie eccellenze del nostro Paese in questo settore. In tal senso, la sua produzione bibliografica e giornalistica è vastissima: oltre ai già citati cataloghi, ricordiamo Il vino giusto, Il Veronelli (enciclopedia), i Vignaioli storici. Ha diretto vari periodici del settore come Vini & Liquori, Il Sommelier Italiano ed Ex Vinis.

La cantina di Veronelli. La mostra presenta anche una fedele copia della cantina di Veronelli realizzata tra il 1970 e il 1971: mai come in questo caso un luogo si impregna dei significati di un’esistenza, ci racconta in modo sottile le vicende di una vita dedicata a questo nettare degli dei.

La Rai e L’Etichetta. Questa sezione della mostra si focalizza sulla partecipazione di Veronelli a diversi programmi televisivi: dal ’70 al ’77 conduce A tavola alle 7, nel ’79 Viaggio Sentimentale nell’Italia dei Vini, con inchieste importanti per il mondo della viticoltura, nel 1982 La meridiana e nel 1986 Il bel mangiare. Nel 1983 crea il periodico L’Etichetta: l’idea è quella di ricercare l’eccellenza, il meglio per sé, in ogni momento della giornata. Una visione profondamente moderna del vivere, oggi attuale più che mai. Veronelli l’aveva intuito più di trent’anni fa.

I “no” e l’impegno civile. L’amore per le cose buone e per il vivere bene non è supportato da Veronelli solamente attraverso un giornalismo che divulghi il buongusto; è necessario anche combattere quei soggetti dell’economia che remano contro l’affermarsi della qualità. Luigi si oppone lungamente alle produzioni industriali e alle multinazionali del cibo e delle bevande, al falso mito degli chef stellati, ai prodotti definiti genericamente «tipici».

L’ultima grande battaglia: l’olio. Queste battaglie si concentrano negli ultimi anni sulla questione dell’olio:  Veronelli si fa paladino dei piccoli coltivatori contro le prepotenze e il monopolio delle multinazionali.

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