L'ultimo assist di Reja alla Dea «Gasperini è il top, farà benissimo»

«Ho capito che la mia esperienza a Bergamo era finita dopo le due vittorie contro Bologna e Milan. L’ho detto subito anche al Presidente: "È meglio che per il futuro iniziate a guardarvi intorno, io non continuerò". L’ho fatto con grande naturalezza, la stessa con cui poco prima avevo detto a Percassi di esonerarmi: mi ha guardato e mi ha detto di andare avanti in un momento incredibile. Non si vinceva da 14 partite». Edy Reja è seduto vicino a me, sono le 10 della sera di un venerdì che per pochi intimi è stato davvero speciale.
Già, speciale. E non mi vergogno a definire così l'ultima cena di Reja a Bergamo da allenatore dell’Atalanta. Sabato mattina da Caravaggio il mister è partito alla volta di Gorizia accompagnato da 4 amici sui pedali e un paio alla guida di mezzi a supporto. La sera prima, Edoardo il “gentile” ha voluto salutare i giornalisti con cui durante la sua esperienza ha stretto un rapporto particolare e sono onorato di esserci stato. «Non avevo mai fatto una cosa simile», ha esordito Reja. Evidentemente a Bergamo si è trovato davvero bene.
Appuntamento a “Le Stagioni” di Orio al Serio alle 20.30 ma l’aperitivo è iniziato un po’ dopo. Nulla di particolare: una tavolata larga per 13 persone, Reja e altri 12. Lui conosceva tutti, ma tra di loro in molti non si erano mai nemmeno visti. Eppure siamo stati benissimo e ci siamo salutati nel giardino esterno quasi a mezzanotte, dopo una bella mangiata di pesce, un dolcetto da applausi e qualche buon bicchiere. Di vino, di birra e non solo.
Giornalisticamente parlando, non sono arrivate chissà quali rivelazioni ed anche se qualche bella curiosità è rimasta sul taccuino non è con qualche virgolettato che si può far capire fino in fondo quanto è stato bello essere seduti vicino a una persona speciale, un giovane di 70 anni e passa, che conserva intatta una grande voglia di vivere, di lavorare e di regalarsi emozioni. Provo a raccontare quelle che mi sono sembrate le più forti.
1) Vuole sempre essere libero di scegliere.
«Non firmo mai contratti più lunghi di un anno, eppure mi è capitato solo una volta di restare fermo a causa di un supercorso che è durato due anni. Altrimenti ho sempre lavorato. E adesso aspetto, mi piacerebbe una nazionale, ma con la Slovenia non c’è nulla. Mi piacerebbe la Croazia, avete visto come giocano? Oppure attenderò una chiamata a dicembre. Mi piacciono le sfide, e allenerò ancora per 10 anni». Capito? Reja a 70 anni non cerca contratti ma sfide, lui arriva dove c’è da sistemare le cose, si spreme fino in fondo e quando pensa di aver finito, saluta e se ne va. Uno a quell’età può nascondersi dietro a contratti facili; lui invece, che ha girato 22 società da allenatore e ha sfondato quota 1000 panchine ufficiali in Italia, può fare quello che vuole.
2) Saluta Bergamo senza rancore e promuove Gasperini.
Dopo Bologna e Milan la salvezza era cosa fatta e per lui la corsa era finita. «Lascio un ambiente che mi ha dato molto, è capitato che dopo una sconfitta la gente mi fermasse per dirmi che ero stato bravo, eppure non vincevamo da tanto. Sono stato trattato bene, ho lavorato con grandi persone e non riesco a parlar male di nessuno: volevo cambiare un po’ la mentalità, puntare in alto, ma quel filotto negativo mi ha fatto stare davvero male». Tutto vero? Forse sì, forse no ma importa poco. Anche perché, in costiera amalfitana a fine maggio, è stato Reja a spingere per Gasperini: «È il migliore di quelli di cui leggevo per il futuro della panchina atalantina. Sono contento perché con lui si può continuare il mio lavoro. L’ho visto ad Amalfi e insistevo: "Oh, ma allora vai a Bergamo?". Sono sicuro che farà benissimo. Quel rinvio quando ci siamo visti con Percassi? Ho lasciato la porta aperta ma in cuor mio avevo già deciso».
3) Umile e corretto: un uomo vero.
«A gennaio, quando ero senza Pinilla e poi è arrivato Borriello, avevamo avuto qualche difficoltà ma io potevo fare di più, dovevo rischiarlo prima. Anzi, magari cambiando qualcosa a livello tattico con un po’ di anticipo saremmo ripartiti prima: pensate anche a Diamanti oltre a Borriello quanto è stato determinante con l’ultimo modulo». Reja le scelte le ha fatte, gli errori anche e non ha nessun problema ad ammetterli. Sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con umiltà. La stessa che dimostra quando parla dei cardini dello spogliatoio: «Bellini, Raimondi, Migliaccio e Cigarini sono stati importantissimi. Chi gioca meno in un gruppo è determinante, loro mi hanno davvero dato una grande mano. Il Ciga era molto affiatato anche con i Sudamericani. All’inizio giocava poco, è stato bravo a riconquistare posizioni anche se con Grassi non avrebbe ritrovato la maglia da titolare e alla fine mi ha anche detto parole che mi hanno fatto grandissimo piacere».
4) La sorpresa, la cessione da fare e quella possibile.
«La rivelazione con Gasperini può essere Conti, se resta sempre sul pezzo, può essere veramente il suo anno. Si parla della cessione di de Roon? È un giocatore importante, quest’anno ha fatto grandi cose, ma se arrivano soldi veri credo che sia giusto accettarli. Si parla di 12-15 milioni? Credo che li valga, assolutamente, ma io cederei Sportiello». Sentir parlare Reja in questi termini è particolare, perché lui questi giocatori li ha allenati fino a poche settimane fa e quando gli chiediamo un po’ di altri elementi ecco la sorpresa: «Secondo me, con Gasperini, può fare molta fatica Kurtic: in mezzo al campo a 4 è difficile da collocare, lui è molto generoso ma qualche problema può nascere. Con me ha sempre giocato? È vero, ma se penso a Gasperini la situazione è diversa».
5) La partita più bella e quella più brutta.
«Con la Lazio abbiamo fatto molto bene, ma mi ricordo altre due bellissime partite: lo 0-0 con il Milan a San Siro e il 3-3 interno con la Roma. A Milano abbiamo dominato, siamo stati talmente bravi che il presidente Berlusconi è venuto nello spogliatoio e ci ha detto che gli avevamo ricordato il suo miglior Milan. Allo stesso modo, contro la Roma in casa abbiamo fatto qualcosa di spettacolare: da 0-2 a 3-2 e abbiamo pure avuto per due volte la palla del 4-2 che avrebbe chiuso i conti definitivamente. Se penso che in questo finale di campionato, con prestazioni anche come quella contro la Roma, avevamo ripreso la marcia di inizio stagione...». E la partita più brutta? «Quelle in cui non ho espresso il mio ideale di calcio. Frosinone? Venivamo da un periodo molto particolare e serviva una gara di quel tipo, anche se parliamo davvero di un calcio che non mi appartiene».
6) Curiosità sparse: l’amicizia con Capello, il rapporto con Bollini e la bici.
«Con Fabio siamo amici da anni, anche le nostre mogli si conoscono. Per un motivo o per l’altro abbiamo passato tanto tempo senza rivederci, ma quando succede è come se non ci fossimo mai persi di vista. Queste sono le amicizie vere, quelle che durano nel tempo nonostante tutto». Reja parla a ruota libera e mentre racconta delle sue vacanze tra Palermo, Elba e prossimamente Sardegna svela un particolare curioso: «Ho iniziato con la bicicletta solo 15 anni fa, non riuscivo più a giocare a calcio per una serie di acciacchi e quindi mi sono appassionato alle due ruote. Settimana scorsa all’Elba ho fatto una settantina di chilometri con Moser. Mi porto sempre dietro la bicicletta, è un toccasana». E restando al campo, che ne sarà di Bollini? «Ho chiamato io la Ternana, credo sia pronto per una nuova esperienza da primo allenatore in Serie B».