Calcio

Marco Bolis di Mozzo è stato premiato come miglior allenatore bergamasco nei dilettanti

Il mozzese, classe 1962, nella stagione appena conclusa ha firmato un fantastico triplete con il Rovato Vertovese. Ha ricevuto la Panchina d’Argento

Marco Bolis di Mozzo è stato premiato come miglior allenatore bergamasco nei dilettanti
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di Valerio Zeccato

La strada è stata aperta pochi anni fa, nel 2023, con Bergamo e Brescia nominate Capitale italiana della cultura. Fatto questo primo grande passo di «connessione» tutto il resto è apparso più semplice, più realizzabile. E così anche la storica rivalità calcistica tra Bergamo e Brescia è stata superata. Il «convivio» tra le società Rovato e Vertovese, che hanno deciso di unire le proprie forze, ha avuto così strada libera e, guardando i risultati, è stata una scelta più che positiva, illuminante!

Alla guida della nuova squadra nel campionato di Eccellenza è stato chiamato, Marco Bolis, già allenatore della Vertovese. Il bergamasco di Mozzo, nato l’8 ottobre del 1962, è stato indubbiamente l’allenatore dell’anno nei campionati dilettantistici.

Con il Rovato Vertovese in Eccellenza ha firmato la tripletta conquistando la Coppa Italia Regionale e Nazionale e anche la vittoria in campionato con conseguente promozione in Serie D. A Cologno al Serio durante la presentazione del "32° Memorial Mazza" di calcio giovanile, mister Bolis è stato premiato con la Panchina d’Argento, riconoscimento che va al miglior allenatore bergamasco nel calcio dilettanti.

Bolis, ex giocatore cresciuto nelle giovanili del Milan, è arrivato fino alla Serie B giocando con i rossoneri ma soprattutto con la casacca del Monza (6 campionati in B e 4 in Serie C1).

Da allenatore ha infilato tre promozioni dall’Eccellenza in Serie D con i lecchesi del Merate (2005-06) con i bergamaschi del Pontisola (2008-09) e l’ultima con Rovato Vertovese quest’anno; ma anche con la Trevigliese nel 2015-16 ha brindato per il salto dalla Promozione all’Eccellenza.

Bolis, è il prototipo del «calciatore e del calcio di una volta», dove la fantasia si usava in campo e non fuori (...)

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