nell’Ateneo di Gainesville

Massimo, il sabbiese che studia i batteri e le api in Florida

Massimo, il sabbiese che studia i batteri e le api in Florida
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Il cinquantacinquenne Massimo Maddaloni, quest’anno, si è concesso per Natale un soggiorno sulle montagne orobiche. Lo ha fatto per riprendere le forze, per riposare in compagnia dei suoi cari, per accantonare gli affari di lavoro fuori dalla porta di casa, almeno per qualche giorno. Come tanti altri bergamaschi, del resto. Ma diversamente da tanti altri bergamaschi, tornare a lavorare significherà per lui prendere un volo solo andata per la Florida, perché è lì che lo aspetta il suo posto di lavoro. «Per l’esattezza lavoro all’Università di Gainesville, al dipartimento Malattie Infettive e Immunologia - spiega Maddaloni, che nel dirlo lascia trasparire tutta la naturalezza conquistata in circa vent’anni di esperienze lavorative raccolte fuori dai confini della patria -. Ho iniziato a realizzare l’ipotesi di vivere all’estero quando mi sono accorto che per me, qui, non c’erano sbocchi, non c’erano strade percorribili».

 

 

Una carriera di tutto rispetto. Una constatazione fondata, nonostante il curriculum di tutto rispetto: Massimo si laurea nel 1985 in Biologia, con indirizzo microbiologico industriale all’Università di Milano. Nel gennaio dell’anno successivo inizia la sua avventura all’Istituto sperimentale per la cerealicoltura di Bergamo, oggi ribattezzata Unità di Ricerca per la Maiscoltura (Cra-Mac). «Il mio lavoro, in quel contesto, consisteva nel clonaggio molecolare dei geni responsabili della qualità delle proteine nel seme di mais». Dopo circa due anni, Massimo pensa però di trasferirsi in Germania, per collaborare con altri studiosi del settore a l l’interno del Max Plank Institut für Züchtungsforschung di Colonia, al Dipartimento di miglioramento genetico e fisiologia della produzione. L’esperienza giunge a conclusione nel 1991, anno in cui sceglie di rincasare e di dedicarsi nuovamente alla cerealicoltura n e l l’ambiente bergamasco.

Il matrimonio e l'America. È proprio qui che approfondisce la conoscenza con Carlotta, che diventerà sua moglie solo qualche tempo dopo, nel 1995. Il legame matrimoniale non mette però a tacere il suo continuo bisogno di cercare nuove sfide e prospettive di lavoro più allettanti, tutt’altro. La moglie Carlotta si trasforma per lui in un’inseparabile compagna di viaggio, con cui può scardinare i tradizionali stereotipi legati alla vita coniugale. Chiudono a più mandate la porta della loro casa di Sabbio, e insieme si stabiliscono temporaneamente negli Stati Uniti. «Nel 1998 ho deciso di accettare una proposta di lavoro come professore associato alla Montana State University, al dipartimento di Microbiologia. Lì ho cominciato a occuparmi di anticorpi monoclonali contro la ricina. Carlotta ha cominciato a lavorare nella stessa Università». I due ricercatori bergamaschi si godono le loro nuove ambizioni oltre oceano, finché alle realizzazioni dei sogni di carriera non si aggiungono anche quelle familiari: il loro nucleo si allarga nel 1999, quando fa il suo ingresso in scena la figlia Eleonora.

 

 

«Sono rimaste con me fino a quando per mia figlia non è arrivato il momento di iniziare le elementari. Così, nel 2004 sono volate in Italia e hanno ripreso le fila delle loro vite a Sabbio. Mia moglie ora è direttrice del Cra-Mac. In sostanza, lei è riuscita a fare carriera lì, al contrario di me, che me ne sono dovuto andare - aggiunge con una risata -. Mentre Eleonora è all’ultimo anno del liceo classico Sarpi. Non so cosa voglia fare, se abbia intenzione di seguire le nostre orme, o cos’altro. Preferirei saltare alla domanda successiva, se possibile (altra risata, ndr)». La famiglia Maddaloni si riunisce due volte all’anno, tre quando gli impegni lo consentono: Massimo infatti dichiara di tornare in Italia per le vacanze di Natale, per quelle estive, e, quando è possibile, per Pasqua. «Ci telefoniamo tutti i giorni, comunque. Siamo riusciti a creare un equilibrio soprattutto grazie a mia moglie. Lei ha organizzato tutto, e se non ci avesse messo l’impegno che ci ha messo, probabilmente non saremmo riusciti a restare uniti».

I progetti attuali. Attualmente il sabbiese della Florida si sta occupando di diversi progetti che suonano complicatissimi per i non addetti ai lavori, che implicano batteri per contrastare le malattie autoimmuni, vaccini e addirittura api. «Se ci fossero le condizioni, tornerei in Italia. Ma non ho conoscenze per permettermelo. Arriverei con un bagaglio tale per cui farebbero fatica a darmi un posto adeguato alla mia esperienza. Senza contare che del nostro Paese, ci sono davvero troppi meccanismi che mi irritano». E così, il ricongiungimento vero e proprio, per il momento, è rimandato: «Quando sarò in pensione, allora tornerò a Sabbio. In fondo, è il luogo che a ogni mio rientro sa trasmettermi il vero significato di casa».

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