Quei matti che sgommano in sella alle loro Vespa (anche sui ghiacci)

«La macchina non ce l’ho, ho solo un furgone che mi serve per caricare la roba quando facciamo le gare. Però in garage ho sedici Vespa. Le ho comprate negli anni, le tengo parcheggiate lì, belle in ordine, alcune le ho prese perché erano un vero affare. Che cos’è per me la Vespa te lo dico subito: quando ci sono sopra sono felice. Quando c’è il sole, tira vento o anche quando piove: ho il mio parabrezza, salgo sulla mia Vespa e vado. La linea della Vespa è la più bella che c’è, è come guardare una bella donna, una donna nuda. È bellissima, penso che non ci sia un design più bello, una linea più fluida, una forma più elegante». L’amore conta. Quando era piccolo, Alessandro Pendezza andava di nascosto a vedere di accendere il Ktm 300, un vecchio rudere di suo papà Fabio, che fa il muratore. Non sempre ci riusciva, ma quando ce la faceva andava di nascosto su per le valli vicino a Clusone, faceva un po’ di cross e poi tornava indietro tutto sporco di fango. Aveva 11 anni, il suo mondo era pieno di motori, bulloni e marmitte. Però quello non era ancora l’amore, quello vero. Come sempre il tempo svela le cose un po’ alla volta.
[Alessandro Pendezza in una foto di Valerio Boni]
«La passione per la Vespa è nata con l’Ape. A papà chiedevo la moto, ma lui niente, non me la comprava. Lo ringrazierò sempre perché mi ha insegnato a stare al mondo. E anche la mia mamma, Lorella, che amministra tutti i nostri guai: lei fa la casalinga e finisce che le portiamo a casa sempre un mucchio di panni sporchi di fango. Finite le medie, sono andato a lavorare e a 15 anni mi sono comprato un’Ape per 70 euro. Era tutta scassata, una roba da pazzi. Però se volevi andare in giro un po’ di traverso, a sgommare, quella era l’ideale. Quell’Ape lì aveva sotto un 100, un motoretto da niente, non andava quasi, una carriola. Dopo due settimane gli avevo già montato su un 130. Ho sempre avuto la passione per i motori, li montavo e li smontavo. Poi un giorno viene un mio amico, Sem, e mi porta una Vespa. Andava a fare una gara di cross, voleva una ritoccatina, da lì è nato tutto». Un colpo di fulmine o un giro di gas, fate voi. Oggi Alessandro va a fare le gare di cross con le sue ragazze dalle linee bellissime, le più fluide che si siano mai viste nella storia dei motori. Ne ha sedici, ma sono tre quelle che ama più di altre, «la Gabriella che uso tutti i giorni per andare al lavoro, l’Annalisa la uso per le gare, e poi c’è Oscar, che è quella potente, da strada, e la uso il sabato e la domenica. Poi c’è la Roby. La Roby l’affitto quando qualcuno vuole provare il fascino di una gara di cross con la Vespa. Conviene, magari provi e non ti piace o capisci che non fa per te».
A inizio febbraio, anche Alessandro era all’Ice Pragelato, una gara di Vespa fatta interamente sul ghiaccio a -18°C. Sono arrivati più di sessanta piloti, qualcuno anche dal Belgio, dalla Francia e dalla Romania. Alessandro è arrivato terzo, ma questo conta meno. In realtà Pendezza è già una leggenda. In Valle lo conoscono tutti e con una chiave inglese fa miracoli. E per tutti è il "Vichingo Bergamasco", perché il suo habitat è il freddo. La gara la fa in pantaloncini e la notte dorme nel furgone. Da solo. Il suo amico Sem l’anno scorso aveva provato a dormire con lui sotto lo stesso cielo: l’influenza, dopo, è durata per giorni. Allora Alessandro ha scoperchiato il furgone e ci ha montato dentro una stufa in ghisa. Da lì (e da altre storie leggendarie) è nato il Monossido Racing Team.
«Per noi che le facciamo, le gare sono una scusa. Diventano una giornata da condividere, una specie di ritrovo. C’è chi sente la competizione, è vero. Ma quella c’è solo quando ti metti il casco. Dopo la gara eravamo lì a mangiare tutti insieme. Avevo fatto bollire le galline, ci siamo divertiti». Quello della Vespa è un amore viscerale. Per Alessandro, ma non solo per lui. C’è un esercito di persone che ama i motori, e c’è una parte che ama soprattutto la Vespa. A Bergamo è nato il Vespacross Italia, che è una nuova disciplina che unisce la passione per la Vespa e per il cross. In pratica delle montagne russe fatte su una lattina truccata. A marzo comincerà un campionato e ovviamente ne vedremo delle belle. Dietro ci sono il lavoro, la competenza e la passione di gente come Sem Righetti, l’amico di Alessandro, quello che gli portò la prima Vespa. Adesso Sem lo contattano da tutte le parti del mondo per condividere tutto quel che riguarda la Vespa. C’è anche una pagina Fb, “Vespacrossitalia”, che ha fatto il boom: oltre 17 mila follower, 12 mila like e tante richieste legate a curiosità, volti, situazioni. Vespa come status symbol, come vocazione, come senso di libertà. Dalla 50 Special che è diventata una canzone alla mitica Farobasso del film Vacanze Romane: tutto è “Vespa I love you”. Fino all’ultima generazione di andrenalinici sportivi, innamorati delle forme ma anche della competizione, della gara, delle sfide contro il tempo e delle imprese goliardiche. Gente che si ritrova su circuiti d’asfalto, sui ghiacci o in mezzo ai campi fangosi per andare un po’ più forte, sempre un po’ più veloce. Questo sì che è amore. «Io la prima gara l’ho fatta nel 2013, da lì non ho più smesso. La mia ragazza Eleonora dice sempre che se l’amassi come amo la Vespa sarebbe il massimo. Stiamo insieme da undici anni, conviviamo. Però io le rispondo alt, un conto è la passione e un’altra è l’amore. Differenziamo bene».