«Mio padre, che era di Dalmine, ha fatto venti mesi nel lager: merita la medaglia»
Lucia Modesti ricorda l’orrore vissuto dal padre Guerino, deportato in Germania dopo l’8 settembre 1943 e liberato il 29 aprile 1945

di Laura Ceresoli
La data del 29 aprile resterà impressa per sempre nella memoria di Lucia Modesti. Ottant'anni fa, in questo giorno del 1945, suo padre Guerino, nato a Sforzatica di Dalmine nel 1920, ritrovava la libertà dopo venti lunghi mesi nell'orrore di un campo di prigionia tedesco.
Così ora la figlia ha deciso di affidare a una lettera commossa la memoria di quell'inferno, un racconto che è anche un monito sui conflitti di ieri e di oggi. E tra ricordi frammentari e un documento ritrovato, la donna spera in una medaglia d'onore per rendere omaggio al suo compianto papà.
Guerino Modesti fu uno dei tanti giovani italiani la cui vita venne stravolta dalla Seconda guerra mondiale. Partito per il servizio militare in Marina a vent'anni, si ritrovò catapultato nell'orrore bellico dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini, il 10 giugno 1940, e non riuscì più a rientrare in Italia ad abbracciare i suoi cari.
L'8 settembre 1943, giorno dell'Armistizio, segnò per lui l'inizio della fine: la sua nave venne affondata al largo della Jugoslavia. Sopravvissuto al bombardamento, cadde prigioniero dei nazisti e caricato su un treno per la Germania, come molti, verso campi di prigionia, lavoro e morte.
Inizia così la parte più oscura della sua esistenza, quella che Guerino sigillò quasi ermeticamente dentro di sé: «Ricordo che da piccola provai a farmi raccontare quel periodo maledetto che trascorse nel campo, ma furono solo frammenti di ricordi fra lacrime e sofferenze - scrive la figlia Lucia nella sua lettera -. In tutta la sua vita non ripeté più quei tristi momenti, nemmeno ai miei fratelli. La domanda più importante non ero riuscita però a rivolgergliela (...)
Ma perché non glielanno già data da tempo??? Nostalgici? Quelli non sanno nemmeno di cosa parlano possono solo ringraziare Dio di non averla passata!
Bel messaggio rivolto soprattutto a quelli che fanno i nostalgici